Cinque vittorie nelle prime cinque giornate non vuol dire scudetto. Ma il tecnico nerazzurro vuole rompere l'ennesimo tabù
di Matteo Dotto© Getty Images
Il week-end è milanese, la testa della classifica nerazzurra, le polemiche stanno a Napoli, la crisi è Capitale con Roma (5) + Lazio (4) che fanno un totale di 9 punti che varrebbero solo un ipotetico e deludente sesto posto.
SPRINT – In spagnolo lo chiamano “puntaje ideal”, non serve la traduzione e si avvicina molto al nostro “punteggio pieno”. Il pieno-ideal della terza Inter targata Inzaghi è il bottino di 15 punti raccolto in queste prime 5 giornate di campionato. Da quando allena i nerazzurri, Simone non lo aveva mai centrato: 9 punti lo scorso campionato, 13 nel 2021-22. L’ultima striscia di 5 successi consecutivi a inizio torneo dell’Inter porta la firma di Antonio Conte nel 2019-20: in realtà quella Inter ne inanellò sei, andando a vincere a Marassi in casa Samp prima di perdere a San Siro contro la Juve. Cinquina anche per Mancini nel 2015-16 che cadde alla sesta in casa contro la Fiorentina di Paulo Sousa (1-4 con tripletta di Kalinic). Il record assoluto di partenze sprint della Beneamata è detenuto da Helenio Herrera che cominciò il campionato 1966-67 con un settebello di vittorie (serie poi interrotta alla ottava giornata con lo 0-0 imposto dalla Roma a San Siro). Curiosità “inquietante” per chi ha il cuore nerazzurro. Sia nel 2019-20 con Conte che nel 2015-16 con Mancini che nel 1966-67 con il Mago, l’Inter poi alla fine non vinse il campionato. E tutte le tre volte a festeggiare fu… la Juventus (rispettivamente con in panchina Sarri, Allegri e Heriberto Herrera). Rompere questo tabù può dunque essere l’ennesima sfida per Simone Inzaghi…
CAMBI – Polemiche (sugli spalti, negli spogliatoi, ieri, oggi e nei prossimi giorni) per i cambi “pesanti” di Rudi Garcia che a Bologna sullo 0-0 toglie nei minuti finali le sue stelle Kvara e Osimhen (e anche Lobotka…), gli eroi dello scudetto spallettiano. Se per il georgiano è ormai una consuetudine (delle sue 5 presenze in questa stagione su 6 partite totali tra Champions e campionato nessuna è stata per gli interi 90 minuti), stupisce la sostituzione del bomber nigeriano che aveva fin qui completato tre gare in A e l’unica in Champions con un solo cambio a Frosinone (ma quasi per una standing ovation). A -7 dalla vetta, la sfida infrasettimanale di mercoledì con l’Udinese diventa così già lo snodo decisivo di una stagione cominciata in salita. Eppure il Napoli visto a Bologna è stato forse il migliore della gestione Garcia: il palo di Osimhen nel primo tempo e il rigore fallito dal nigeriano nella ripresa accrescono il rimpianto per la vittoria sfumata. Di una squadra in crisi di risultati in campionato (solo 8 punti in queste prime 5 giornate) ma che è pur sempre l’unica italiana delle quattro di Champions ad aver vinto nel primo turno della fase a gironi.
INADEGUATO – Non tanto e non solo per il fantozziano autogol del 4-2 in Sassuolo-Juventus, ma Federico Gatti in assoluto non è giocatore “da Juve”. Certo, la sua sarebbe anche una "bella favola" considerato che il difensore cinque anni fa giocava in Eccellenza e quattro anni fa in D sempre con il Verbania e che tre anni fa era ancora in C con la Pro Patria. Ma la tecnica è più che approssimativa, le letture tattiche difensive spesso pasticciate, il fallo frequente (sette i cartellini gialli da quando è alla Juve): insomma, non siamo di fronte al nuovo Nesta o al nuovo Cannavaro. Poi, sì, Gatti ha un grande strapotere fisico (che lo ha portato anche a segnare due gol nella scorsa edizione della Europa League) ma non basta per giocare in una grande e neppure, a nostro avviso, per indossare la maglia della Nazionale (2 finora i suoi gettoni in azzurro). Certo, due difensori sopravvalutati come Bonucci e Chiellini sono andati in tripla cifra mettendo insieme rispettivamente 121 e 117 presenze in Nazionale. Ma questo è un altro discorso…