VERSO LO STOP

La magia di Dybala e l'ultima recita: il calcio si ferma

Dal Consiglio Federale straordinario attesa la decisione più difficile. Ma serve una sponda dalla Uefa

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Se è stata l'ultima esibizione, la magia ha lasciato tutti a bocca aperta. Nella triste notte dello Stadium, in fondo a giorni di polemiche e scelte un po' confuse, il calcio si congeda con uno Juventus-Inter un po' surreale e la perla di Paulo Dybala che ha messo il la sulla corsa scudetto dei bianconeri e affondato, per la prima volta in maniera netta, l'Inter di Conte. Il 2-0 dei bianconeri sulla grande rivale di sempre potrebbe però essere l'ultimo atto di una stagione che sarà, per forza di cose, turbolenta. Il penultimo, per la verità, perché la giornata di campionato cominciata ieri dovrebbe concludersi regolarmente oggi con il posticipo delle 18.30 tra Sassuolo e Brescia. Dopo toccherà sedersi attorno a un tavolo e decidere. Decidere cosa fare di questo campionato e degli Europei che ci attendono - ci attendevano - a giugno. Oppure della Champions, che ripartirà regolarmente domani con porte chiuse (alternate) annesse. Di questo si parla in queste ore e si parlerà fino al Consiglio Federale straordinario in programma, appunto, domani. Il calcio va fermato? E se sì, scelta dolorosa ma necessaria, in che modo? 

Andiamo con ordine e cominciamo con il chiarire che lo stop della Serie A più che un'ipotesi è quasi una certezza. I giocatori, o almeno buona parte di loro, è scesa in campo ieri malvolentieri tanto che, a Parma, si è rischiato non poco che la gara con la Spal saltasse per uno sciopero in extremis della categoria. Cosa poi sia subentrato e i motivi per cui poi la recita sia andata in scena non è facile comprenderlo, ma c'è una parte di responsabilità-professionalità dei giocatori che ha evitato scelte traumatiche e improvvise e c'è una parte strettamente legale - i contratti in essere con le Tv e le relative, possibili, richieste di danni - che ha consigliato prudenza. 

La prudenza non può però essere unilaterale e in questo si inseriscono i fitti contatti tra le istituzioni del calcio e dello sport italiano, il Governo e la Uefa. Una decisione va presa e dev'essere ampiamente condivisa. Per dire: l'Italia è disposta a fermarsi ma cerca una sponda in altre leghe europee (Premier e Bundesliga ad esempio) per fare in modo che i calendari siano ricalibrati allo stesso modo. Questo per permettere, eventualmente, di concludere i campionati regolarmente tra giugno e chissà quando. Il che, pare ovvio, deve passare per lo slittamento degli Europei. All'autunno? Al 2021? Tutto possibile, ma niente di ancora stabilito.

Alle relazioni diplomatiche si aggiungono i diritti dei giocatori, che non vogliono rischiare di contrarre il virus e, pare, hanno già minacciato i club di cause in caso di malattia. Per questo martedì è fissata la dead-line, con il Coni che ha già chiarito di essere pronto a commissariare il calcio. E' giusto fermarsi? A giudicare da quanto detto e ripetuto dai medici in questi drammatici giorni è doveroso. Trovare il modo è il problema...

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