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La Juventus e la famiglia Agnelli: cent'anni di vittorie, eleganza e fuoriclasse

Il 24 luglio del 1923 Edoardo Agnelli assumeva la presidenza: dopo di lui, i figli Gianni e Umberto, poi il nipote Andrea sono stati alla guida del club

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Cent’anni fa, come fosse oggi, la Juventus si è messa lo smoking. Da allora non ha mai smesso di indossarlo, nemmeno quando intorno cadevano le bombe, nemmeno quando l’obiettivo del bombardamento (figurato) era la Juve stessa. Da un secolo, gli Agnelli si sono legati al bianconero, lo hanno sovrapposto al blasone di famiglia. Hanno trasformato la Juve nella “fidanzata d’Italia”, ne hanno fatto una squadra da record.

Il primo Agnelli a legare il suo nome alla Juve fu Edoardo, il papà dell’Avvocato. Nato il 2 gennaio 1892, figlio di Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat. Grande appassionato di sport, Edoardo Agnelli era entrato nel mondo Juve come vicepresidente nel 1920, ma proprio cent’anni fa, il 24 luglio 1923, divenne presidente, come successore di Gino Olivetti, ex senatore del Regno d’Italia e fondatore della Confindustria.

Ci sono documenti storici molto significativi risalenti a quel giorno. In particolare un articolo della rivista “Hurrà Juventus” che in un italiano un po’ aulico molto in voga durante il ventennio fascista, si sbilanciava in facili previsioni sulla nuova gestione societaria: “Il F.C. Juventus, grato a Lui d'aver voluto accettare la Presidenza della Società, è di questa sua adesione tanto più fiera quanto più si sente degna di averlo a proprio capo. Degna per il lungo passato di lotte e di vittorie che fa di essa la più gloriosa Società calcistica torinese, degna per tutte le energie di intelligenza e di lavoro che seppe esprimere e che fiorirono nel compiuto, magnifico nuovo Campo sportivo. Anche per essa vi è gloria di Sport, gloria di Lavoro. Per questo, intorno al suo giovane, illustre, fattivo Presidente, intorno a Edoardo Agnelli, la famiglia juventina si stringe serena e fidente, certa di marciare con Lui verso un luminoso avvenire". La risposta del nuovo presidente non si fece attendere: “Vi sono grato per aver accolto come un onore la mia presidenza, ma spero di non deludervi se vi confesso che non ho alcuna intenzione di considerarla soltanto onorifica. Dobbiamo impegnarci a far bene, ma ricordandoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio”.

Vittorie, ne arrivarono: tra il 1923 e il 1935 (anno della tragica morte di Edoardo Agnelli) la Juventus conquistò sei scudetti di cui cinque consecutivi, una serie rimasta per oltre settant’anni un record assoluto per il calcio italiano, battuto poi (dopo essere stato uguagliato dall’Inter di Massimo Moratti) dalla stessa Juve guidata da un altro Agnelli, Andrea. Ma soprattutto con l’avvento del primo Agnelli, la Juventus smise di essere una normale squadra di calcio e divenne un’istituzione, venne arricchita con ruoli manageriali derivanti dal mondo dell’industria, si diede un’organizzazione superiore a qualunque squadra dell’epoca. Lo stadio di Corso Marsiglia fu il primo in Italia a dotarsi di illuminazione artificiale, ma soprattutto con Edoardo Agnelli si formò quello che a posteriori sarebbe stato etichettato come “stile Juve”. La gente, soprattutto gli immigrati da altre regioni d’Italia, cominciò a immedesimarsi in quella squadra che vinceva ovunque e che sembrava fatta apposta per rappresentare la loro rivincita.

Edoardo Agnelli se ne andò troppo presto, a 43 anni, in un tragico e sfortunato incidente con l’idrovolante del padre, nel porto di Genova. Dal matrimonio con Virginia Bourbon del Monte erano nati sette figli: Clara, Gianni, Susanna, Maria Sole, Cristiana, Giorgio e Umberto. Due di loro, Gianni (“L’Avvocato”) e Umberto (“Il Dottore”), sarebbero diventati in seguito presidenti della Juventus, vincendo in prima persona (cioè da presidenti in carica) altri cinque scudetti, due l’Avvocato e tre il Dottore.

Per un preciso racconto cronologico di questa straordinaria dinastia va precisato anche che durante il periodo prebellico e bellico, in seguito alla scomparsa di Edoardo Agnelli, la Juventus visse un periodo di transizione. Tra il 1935 e il 1936 il club venne gestito da Enrico Craveri affiancato da Giovanni Mazzonis (quest'ultimo ex giocatore bianconero). Dal 1936 al 1941 la poltrona di presidente toccò e Emilio de la Forest de Divonne, che vinse una Coppa Italia e inaugurò le sezioni di altri due sport all’interno di una polisportiva Juventus: l‘hockey su ghiaccio (all’epoca denominato disco su ghiaccio visto il divieto di uso dei termini stranieri) e il nuoto. Dal 1941 al 1947 il presidente della Juventus fu Piero Dusio, proprietario di una fabbrica di automobili che si chiamava Cisitalia. Pochi sanno che durante quegli anni, la squadra venne denominata “Juventus Cisitalia”.

Era sempre luglio, ma il 22, quando Gianni Agnelli, figlio di Edoardo e nipote di Giovanni, prese nel 1947 la presidenza della Juventus. Ed è proprio la figura dell’Avvocato quella più iconica di tutta la dinastia Agnelli. Innamorato dei colori bianconeri, concentrato sempre sugli obiettivi sportivi senza mai trascurare il lato poetico. Croce e delizia dei suoi allenatori, che chiamava alle sei del mattino per farli sentire inquadrati nel ruolo e nella grande famiglia juventina. Nel 1954, l’Avvocato decise di lasciare l’incarico di presidente, rimanendo però indissolubilmente legato alla squadra, al club, al senso di juventinità, sempre pronto a punzecchiare i giocatori bianconeri con le sue battute sagaci e la sua finissima ironia. Soprattutto, l’Avvocato amava i fuoriclasse. Fu sua l’idea di portare a Torino l’italo-argentino Omar Sivori e il gallese John Charles, che con Giampiero Boniperti formarono un vero e proprio trio delle meraviglie.

Aveva appena 21 anni Umberto Agnelli quando assunse la presidenza bianconera, l’8 novembre 1955, dopo un periodo di gestione societaria affidata a un comitato in funzione provvisoria: Enrico Craveri, Luigi Cravetto e Marcello Giustiniani. Per due anni, dal 1959 al 1961, il Dottore fu anche presidente della Federcalcio, inventando la famosa “stella” da cucire sul petto alla conquista del decimo scudetto, stella che venne cucita ovviamente sulle maglie della Juventus (nel 1958 durante la sua presidenza) prima che su quelle di qualunque altra squadra. Nella sua bacheca personale tre scudetti e due Coppe Italia. Nel 1962 decise di lasciare la presidenza ma – esattamente come il fratello maggiore – non si è mai allontanato dal mondo bianconero e dalle sue vicende, divenendo anche presidente onorario dal 1994 fino alla morte, datata 2004.

Nell’elenco dei presidenti della Juventus, il successore di Umberto Agnelli è Vittore Catella, un ufficiale pilota che aveva combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu Gianni Agnelli in persona a insistere perché accettasse l’incarico presidenziale, abbandonando l’attività aviatoria. L’Avvocato gli chiese di rifondare la squadra, che portò a casa uno scudetto e una Coppa Italia prima di lasciare la presidenza a Giampiero Boniperti.

Dal 1971 fu proprio Boniperti, ex campione bianconero, a guidare la società, sempre saldamente nelle mani della famiglia Agnelli. Periodo splendido per la storia bianconera, con una lunga serie di trionfi: nove scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA e una Coppa UEFA. A lui si deve il famoso motto juventino: “Vincere è l’unica cosa che conta”. Nel 1990 chiuse la sua presidenza (ma poi sarebbe tornato due volte a lavorare per il club), lasciando il posto alla “new wave” che aveva in Luca Cordero di Montezemolo il suo uomo di punta e in Vittorio Chiusano la figura del presidente.

Per rivedere un Agnelli alla presidenza sarebbe stato necessario aspettare fino al 2010. Il prescelto è stato Andrea, figlio di Umberto. E questa è storia recente. Sotto la presidenza di Andrea Agnelli (nominato 48 anni dopo papà Umberto) la Juve conquista nove scudetti consecutivi, porta nel nostro campionato un fuoriclasse come Cristiano Ronaldo, sfiora per due volte la Champions League. In totale, diciannove trofei aggiunti alla già ricca bacheca del club. Nel 2022, Andrea Agnelli ha rassegnato le dimissioni dalla presidenza in seguito alle indagini su plusvalenze e manovra stipendi, salutando tutti i dipendenti con una lettera piena di commozione: “Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale. In quel momento bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità a una nuova formazione di ribaltare quella partita.”. Il 18 gennaio 2023 è uscito completamente dalla società bianconera. La presidenza è stata assunta da Gianluca Ferrero ma la proprietà non si stacca dal Dna degli Agnelli: oggi continua a essere controllata dalla Exor, la holding di famiglia, il cui amministratore delegato John Elkann dice (“La Stampa”, 23 luglio 2023): “C’è un doppio filo di continuità che unisce la nostra famiglia alla Juventus dal 24 luglio del 1923 a oggi: un amore viscerale, perché legato a momenti di vita in famiglia e ricordi indelebili”. Sono passati cent’anni, sono stati vinti trofei a decine, ci sono stati brindisi e feste, sono state versate lacrime di rabbia e di disperazione. Ma quei colori, il bianco e il nero, continuano a essere una questione di famiglia.

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