L'ANALISI

Juventus nel segno del 4-2-3-1: meglio puntare sull'attacco che sulla difesa. Ma preoccupano gli infortuni

Se la retroguardia continua a subire troppi gol, Allegri aggiunge qualità offensiva trovando più reti segnate. Ma col Chelsea mancheranno Dybala e Morata

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Prima lo Spezia, poi la Sampdoria: secondo 3-2 di fila per la Juventus che risale un po' la china in campionato e si appresta ad ospitare il Chelsea per il secondo match di Champions League rinfrancata dai sei punti in cinque giorni. Ci vuole però tutto l'ottimismo di Allegri, da sempre abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno, per andare oltre gli infortuni di Dybala e Morata e non pensare alla perforabilità difensiva. Ma il 4-2-3-1 visto in corso d'opera lascia intravedere squarci di luce su cui costruire il futuro prossimo, a partire dalla sfida ai campioni d'Europa in carica.

L'infortunio di Rabiot ha di fatto costretto l'allenatore bianconero a rinunciare a un centrocampista di costruzione per aggiungerne uno maggiormente offensivo, passando dal 4-4-2 iniziale a un 4-2-3-1 che ha regalato una sensazione di equilibrio maggiore. Oltretutto il modulo aiuta la Juve a sprigionare quella potenza offensiva che in questo momento della stagione sembra regalare maggiori garanzie rispetto all'assetto difensivo, non a caso costretto a regalare quattro gol tra Spezia e Samp, oltretutto con portieri diversi (e non è un'annotazione a caso, viste le critiche ricevute da Szczesny).

Che il momento difficile non sia del tutto alle spalle, però, lo certificano i problemi fisici di Dybala e Morata. Nel momento in cui la squadra bianconera porta a casa le partite segnando un gol in più piuttosto che prendendone uno in meno, dover rinunciare alle punte titolari sia col Chelsea che nel derby - o almeno questa è la sensazione spiegata da Allegri in attesa degli esiti degli esami sui giocatori - fa male. A parte l'automatica promozione a titolare di Kean, non resta che schierare Bernardeschi da trequartista o ritornare al classico 4-4-2, anche se sarebbe un peccato.

Poi sarà la volta di guardarsi alle spalle, visto che era dal 1988/89 che la Juventus non subiva almeno 10 gol nelle prime sei partite di Serie A. Al fianco di Bonucci si alternano De Ligt o Chiellini, a sinistra saldo Alex Sandro mentre a destra, a seconda di avversario e schieramento, si sono visti Cuadrado e Danilo ma la sostanza non è cambiata. In porta è stato il turno di Perin, che non ha fatto una cattiva prestazione ma non è stato neppure il salvatore della patria acclamato dai detrattori di Szczesny. La realtà è che in questo momento dietro la Juve concede troppo, ed è un problema che va oltre i singoli o il reparto: forse il maggior grattacapo di Allegri in questo momento.

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