PARLA GIUNTOLI

Caso Fagioli, Giuntoli: "Avvisata subito la Procura. Punirlo ma stargli anche vicino"

"Vogliamo riportare la Juve dove merita con un calcio competitivo e sostenibile. Oggi vanno di moda gli algoritmi, ma io mi affido anche alle sensazioni di pancia"

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Cristiano Giuntoli è intervenuto al "Festival di Trento" parlando del suo lavoro, della sua nuova avventura alla Juve e anche della situazione complicata di Nicolò Fagioli alle prese col caso scommesse. "Questo momento lo stiamo vivendo con grande dispiacere - ha spiegato il ds bianconero -. Mi spiace per Fagioli, noi abbiamo da subito avvisato la Procura Federale". "Gli siamo vicini, il nostro compito sarà quello di punirlo ma anche di stargli vicino - ha aggiunto -. Ci vuole grande responsabilità per il futuro e dobbiamo rieducare il sistema". 

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"Il passaggio alla Juve è una grande soddisfazione, una sfida - ha raccontato rispondendo poi a una domanda sui lavori in corso a Torino -. Abbiamo fatto un progetto con la società e il mister rispettando i numeri. Vogliamo fare un calcio competitivo e sostenibile per rispettare anche un popolo che sta battagliando tutti i giorni". "Questo però non vuol dire che ci creiamo dei limiti. Non abbiamo un tempo preciso da rispettare - ha aggiunto -. Vogliamo fare le cose giuste e corrette per riportare la Juve dove merita". 

"In passato non tutti gli acquisti sono andati bene - ha spiegato il dirigente bianconero ripercorrendo la sua carriera da talent scout -. C’è stato più di un flop, purtroppo si capisce solamente nel momento in cui te lo porti a casa. Le dinamiche e le variabili sono tante e svariate e magari un buon calciatore in un contesto non adatto non riesce a rendere". "Dagli errori poi sono nate così positive quindi un grazie devo dirlo anche ai giocatori che ho sbagliato. A me piace parecchio parlare non solo con i calciatori, ma anche con le famiglie - ha proseguito -. Servono tante informazioni per avere un quadro molto chiaro e non solo da un punto di vista tecnico". "Negli ultimi tempi va di moda confrontare gli algoritmi, io giudico prima le emozioni di pancia e poi li incrocio con i numeri - ha aggiunto svelando in parte il suo metodo di lavoro -. Spesso faccio tutto questo la sera in cui sono solo e riesco a produrre". 

"A scuola sono stato sempre bravo. Non avevo tanta voglia di studiare ma avevo grande capacità di apprendimento. Ho iniziato anche l’università per studiare architettura - ha raccontato ancora riavvolgendo il nastro dei ricordi -. Poi però scelsi la strada della passione, quella del calcio, nonostante mia madre non fosse molto d’accordo". "È una strada dove si è consapevoli di essere fra color che son sospesi e non si era né carne né pesce. Però avevo la vocazione da direttore sportivo, mi ero accordo che in un certo senso facevo già gestione fra allenatore, dirigenti e miei compagni di squadra - ha aggiunto -. Facevo anche un po’ di mercato, davo già qualche suggerimento. Sono sempre stato uno aggregante e volevo fare fortemente il dirigente". "A me non piace apparire ma adesso chiaramente è diverso, preferisco lavorare dietro le quinte e pensare sempre al noi - ha proseguito Giuntoli -. La prima esperienza importante fu al Carpi, mi diede fiducia il presidente Stefano Bonacini che mi ha permesso di conoscere il calcio dalle basi: dalla segreteria, ai giardinieri, ai magazzinieri. È stato un percorso straordinario che ci ha portati fino alla Serie A". 

Poi qualche considerazione sul passaggio alla Juve e sull'ambiente che ha trovato a Torino. "Sono rimasto sorpreso dalla grande disponibilità da parte di tutti i componenti del club. Mi hanno accolto come un fratello - ha spiegato  -. I grandi cicli della Juve sono nati con un blocco forte di italiani e noi ne abbiamo tanti: Locatelli, Fagioli, Miretti, Gatti". "Ma dobbiamo ragionare sui mercati esteri e meno battuti per avere equilibrio fra competitività e sostenibilità - ha aggiunto -. Sul mercato arabo la penso in maniera positiva perché sono risorse in più che stanno arrivando. In questo momento voglio vederla così". "Mio papà era fanatico della Juve, sarebbe stato orgoglioso di me - ha concluso il ds bianconero -. Mia madre invece mi dice di stare attento nei confronti di questo club che hanno amato e continuano ad amare". 

 

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