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Juventus, fuori tutti! La mossa di Pioli e la sfida di Conte

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La Juventus umiliata allo Stadium da un Milan tonico e cinico (rigore di Kessie a parte). L’Atalanta e il Napoli che non mollano. Questa la sintesi del weekend per la caccia ai tre posti Champions alle spalle dell’Inter campione. I due gioielli di Brahim Diaz e Ante Rebic sono da applausi, la prestazione di Cristiano Ronaldo rasenta il ridicolo (come da un po’ di mesi a questa parte). Un po’ come le proteste di Chiellini in occasione del rigore assegnato da Valeri (che in realtà non lo aveva visto ed è stato salvato dal Var)

Getty Images

DIGNITA’ – Se l’Italia fosse un Paese serio (non lo è nella politica, figuriamoci nel calcio…) lo 0-3 della Juve contro il Milan imporrebbe le dimissioni in massa della dirigenza bianconera (dal presidente Agnelli a Paratici passando per Nedved e magari anche Cherubini) e, ovviamente, di Andrea Pirlo. Se non ora, almeno a fine stagione. Visto che una Coppa Italia non può certo cambiare i destini di una stagione fallimentare. Chissà lo stato d’animo del grande capo della Exxor John Elkann, in visita pastorale per assistere allo scempio dello Stadium: una Juve in rosso nel bilancio (soprattutto grazie all’operazione Ronaldo), in rosso in classifica e con prospettive nient’affatto rassicuranti nel breve-medio termine.

MOSSA – L’intuizione di Stefano Pioli di dare una maglia da titolare a Brahim Diaz è stata vincente. Scacco matto alla Signora, usando un paio di luoghi comuni. E così l’allenatore parmigiano, che era tornato nel mirino della critica, respira e puntella la sua panchina in vista del rush finale. La Champions è a portata… di piede. E l’infortunio di Ibrahimovic (l’ennesimo in stagione ma del resto, a quasi 40 anni, c’è poco da stupirsi…) sarebbe bene che inducesse la dirigenza a riflessioni serie sul mercato.  

CAMBIO DI PASSO – Finite le feste scudetto, in casa Inter è tempo di programmare la prossima stagione. Incombe l’austerity ma alla fine è un obbligo per la proprietà presentare al via una squadra competitiva. Lo stesso Antonio Conte, fresco del suo quinto titolo vinto in campionato (4 in A e uno in Premierleague), è obbligato a quel cambio di passo che da tempo gli si chiede in campo internazionale. Perché i suoi numeri “interni”, sensazionali, stridono con quelli in Champions. Da quando ha cominciato il suo ciclo vincente alla Juventus (al netto dunque della mezza stagione nell’Atalanta) sono 263 le gare di campionato alla guida di Juve, Chelsea e Inter: 184 le vittorie, 51 i pareggi e soltanto 28 le sconfitte. Con una media-punti di 2,29. Sono invece 36 le panchine in Champions (sempre con Juve, Chelsea e Inter): 12 successi, 13 pareggi e 11 sconfitte. Con l’imbarazzante media-punti di 1,36 che spiega bene perché Conte non abbia mai passato i Quarti nella coppa europea più importante.

RECORD – Non fanno quasi più notizia le imprese dell’Atalanta. Che stravincendo a Parma tocca quota 72 punti: nelle prossime tre partite ne basteranno 7 (due vittorie e un pareggio) per battere il record di punti della Dea in Serie A stabilito appena la scorsa stagione con 78. Di più. Con la cinquina del Tardini l’attacco nerazzurro consolida il suo primato in fatto di gol: 84. E per il terzo campionato consecutivo l’Atalanta di Gasperini si avvia a diventare la squadra più prolifica: lo scorso anno aveva segnato 98 reti, due stagioni fa 77.

GIGANTE – Non è stata una stagione eccezionale quella di Nahitan Nandez, centrocampista offensivo che ha qualità fuori dal comune. Nel risveglio del Cagliari (13 punti nelle ultime 5 partite e salvezza a un passo) l’uruguagio è stato determinante. Segnando tra l’altro il gol del pareggio a Napoli e servendo due assist strepitosi (a Pavoletti e a Joao Pedro) nella vittoria di Benevento. Nandez ha 24 anni, è alla sua seconda stagione italiana e merita una big. Corre, combatte, ha piedi buoni e grande personalità. Essendo cresciuto nel Penarol e avendo poi vestito per due anni la “camiseta” del Boca Juniors è abituato a indossare maglie “pesanti”. Inter, Juve, Milan, Napoli: sveglia!

RECORD – Va a segno da quattro giornate consecutive, ha realizzato 12 reti nelle ultime 9 partite, ha toccato quota 21 con la doppietta rifilata alla Lazio. Dusan Vlahovic (classe 2000) ha ancora 3 gare a disposizione per provare a battere nuovi record. Più di lui nella Fiorentina hanno segnato solo Toni (31 gol nel 2005-06), Batistuta (26 nel 1994-95 e 23 nel 1999-2000), Hamrin (26 nel 1958-59 e 1959-60), Chiesa (22 nel 2000-01) e Milani (22 nel 1961-62).

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