"All'Inter anche l'anno prossimo"

Il tecnico nerazzurro alla vigilia della sfida con il Verona: "Ci dispiacerà per sempre se non centreremo la Champions"

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Hellas e Milan nel giro di 4 giorni sono nodi cruciali nella corsa al quarto posto dell'Inter. Luciano Spalletti prova a non pensare al derby ("non c'è modo migliore per arrivarci che vincere con il Verona") e saluta l'amico Sabatini: "Mi spiace tantissimo, è un samurai del calcio". Sul suo futuro nessun dubbio: "L'anno prossimo allenerò l'Inter". Poi un messaggio ai suoi ragazzi: ""Ci dispiacerà per sempre se non centreremo la Champions".

E' più importante la gara col Verona rispetto al derby?
"Ci vuole una vittoria per prepararsi bene, è il miglior allenamento mentale. Non che questa gara sia un allenamento, ma non c'è modo migliore per arrivare al derby che vincere questa gara. Anche perché quella viene dopo, sennò si rischia di fare confusione. Io sono abituato a fare una cosa per volta. "Volevo fare i complimenti a Vecchi per la vittoria del Viareggio, perché è riuscito a vincere un torneo difficilissimo. Ha trovato in finale uno dei migliori settori giovanili, poi è stato bravissimo perché aveva per 9-11esimi una squadra diversa". Riesce a trasferire quello che serve ai giocatori per avere personalità, usando anche giocatori come Vergani che hanno due anni in meno degli altri".

Sull'addio di Sabatini.
"Le dimissioni di Sabatini hanno fatto rumore, visto i valori della persone e dell'uomo. Mi è dispiaciuto tantissimo perché lo conosco bene e mi spiace tanto dal punto di vista personale. Detto questo voglio dire che le sue dimissioni non lasciano nulla né nel bene e né nel male. L'Inter viene prima di tutto. Sabatini è un samurai del calcio, perché è uno che ha la sintesi e che dà veramente battaglia per incidere davanti alla battaglia".

Quarto posto mezzo miracolo o obiettivo minimo come sostiene la società?
"Io devo riuscire a far dare il massimo ai calciatori e raggiungere la posizione più importante che ci possa essere. Starà al gioco delle considerazioni e delle parti. C'è però una domanda da porsi: se stiamo raccogliendo abbastanza di quel che abbiamo a disposizione. Secondo me ci sono ancora possibilità. Non so come andrà a finire, ma può essere che mi possa dare problemi su come rimettermi in pari. Abbiamo tanto a disposizione, la squadra lo ha fatto vedere. Oggi c'era Ligabue ad Appiano, lui dice che gli anni passano per non ripassare più. Lo stesso i campionati. E qui c'è la possibilità di raggiungere un obiettivo importantissimo ed è per questo che anche domani ci sono 60mila persone allo stadio. Il desiderio di farli contenti deve essere fortissimo e farci dare la soluzione a qualsiasi piccolo problema individuale per fare i risultati che mancano".

Si aspetta di poter ripartire da Cancelo e Rafinha l'anno prossimo?
"E' una cosa che vedremo strada facendo, come faremo con i giocatori forti che abbiamo dato via perché qui non siamo riusciti a dargli la giusta rotta. Li valuteremo, ci sono molte cose che ci piacciono di questi calciatori. Mancano ancora un po' di partite e tutto può succedere".

Verrà confermata la stessa formazione o le scelte saranno improntante anche al derby?
"Saranno improntate a domani perché è una gara difficile. Un conto è volere assolutamente una cosa e un'altra è aspettare che la vita faccia il suo gioco senza andare a determinarla con forza, perché in questo sport quando si vogliono raggiungere risultati importanti serve un po' di rabbia. O si nasce con la qualità di voler determinare qualcosa, o si diventa così, come quelli che sono tosti per potersi confrontare con chi vuole sostituirti in quel traguardo. Se ci alziamo e siamo già stanchi è un problema. Se abbiamo il fuoco dentro per determinare quel che passiamo di giorno in giorno diventa una storia differente".

I grandi club difficilmente tengono un tecnico in scadenza. State parlando di rinnovo? Accetterebbe ancora la politica dell'austerity?
"Io non sono in scadenza, sono venuti i dirigenti per fare il programma estivo. Io sarò l'allenatore dell'Inter anche l'anno prossimo, sono problemi vostri. I contratti servono a far venir fuori un po' di clamore ma vengono disfatti in un attimo. Non contano niente. Io faccio il contratto per non mettere in difficoltà me stesso e la società, perché diventa più facile se le cose non hanno un ritmo corretto per i punti da portare a casa".

Che segnale arriva dalle dimissioni di Sabatini?
"Lo abbiamo già detto e ha risposto lui. Io non voglio entrar ein un confronto su quella che è una riunione individuale tra la proprietà e lui, in cui avranno messo i motivi sul tavolo. Sarebbe sbagliato da parte mia. Mi sembra che lui gli abbia detti, quindi ne sto fuori".

Rafinha sembra un giocatore sempre più integrato. Sta imparando anche l'italiano. Sono segnali positivi in vista del rinnovo?
"Anche questi. Quando gli ho chiesto se gli piace l'Inter, o Milano, mi ha sempre risposto di sì".

Prima ha parlato di giocatori che seguite con attenzione tra quelli che sono fuori. Mi può fare qualche nome?
"Uno è Kondogbia. Se il Valencia non esercita il diritto di riscatto... Dipende da loro. Gli altri sono andati via da poco, Nagatomo sta facendo bene, Joao Mario ha fatto partite interessanti. Gabigol ha fatto qualche gol, come avete evidenziato bene".

Sabatini le ha augurato un gran quinquennio e lo scudetto. Moratti ha detto che l'Inter si è impoverita senza Sabatini. Cosa ne pensa?
"A me l'Inter e Milano piacciono, sono un po' come Rafinha. Ci lavoro volentieri. Vengo presto, non essendo già stanco, perché voglio cercare di determinare. Io so una cosa, che se non raggiungeremo questo obiettivo quelli fatti come me (e mi sembra di vederne diversi qui dentro) ce lo porteremo dietro per sempre. Dovremo abituare anche i giocatori a pensare lo stesso. Con la maturazione questo ricordo potrà dare molto fastidio. Rispetto a Sabatini, ho con lui un bellissimo rapporto e lo manterrò, perché è intelligente e capace. Gli anni di contratto sono belli: se fai cinque anni di contratto, fai un cumulo di roba. Il messaggio per me e i calciatori è che ci dispiacerà per sempre se non raggiungeremo l'obiettivo".

Un pensiero su Emiliano Mondonico.
"E' facile perché era una persona squisita, molto diretto, sintetico. Riusciva a mandare dei messaggi che tutti riuscivano a capire in maniera veloce. Ha fatto bene con squadre normali, lanciando giovani importantissimi che hanno fatto fare un salto di qualità al calcio italiano. Mi accodo a chi affettuosamente è vicino al dolore della famiglia, sperando che rinascano altri di personaggi così".

Non prendere gol da tre gare a San Siro può "alleggerire" la vostra testa o creare più pressione?

"Secondo me bisogna togliere il dubbio se San Siro può crearci difficoltà. E' casa nostra, chi entra deve chiederci permesso. Dobbiamo far vedere che conosciamo casa nostra e lo portiamo noi per il campo. I 60mila di domani devono essere un aiuto, sennò bisogna andare a giocare in una squadra con meno sentimento. Lo specchio ti dà quel che ci metti davanti, il nostro dice 60mila. Sennò non ci vai davanti allo specchio".

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