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Giuseppe Rossi non ha avuto una carriera semplice, ma se è riuscito a esprimere il grande talento, molto è merito dell'esperienza raccolta al Manchester United. A confermarlo è stato l'ex attaccante italo-americano che in un'intervista a La Gazzetta dello Sport ha raccontato il periodo sotto la guida di Sir Alex Ferguson: "Ho capito in fretta ciò che dovevo fare. Talento ne avevo, dovevo usarlo per conquistare il rispetto e la fiducia di quei mostri. Fisicamente ero indietro, me la dovevo cavare con tecnica e intelligenza. Pensare a una nuova velocità. Prima che arrivasse la palla dovevo sapere già cosa farci. Altrimenti Gary Neville o Nemanja Vidic erano li a darmi la sveglia. Certe legnate… - ha raccontato Rossi -. C’è un aneddoto che fotografa alla perfezione il mio stato mentale di allora. Roy Keane nella sua autobiografia ha raccontato che una volta in allenamento aveva cazziato un giovane italiano perché non gli aveva passato la palla e questo ragazzo aveva risposto con uno sguardo duro, di sfida. 'Se mi avesse detto qualcosa l’avrei colpito. Restò zitto ma il suo sguardo era chiaro, mi mandava a quel paese. Pensai di andare a dargli la mano', ha scritto. Quel ragazzo ero io. E non ricordo assolutamente l’episodio: evidentemente ero in trance agonistica, in allenamento! La mia determinazione a fare carriera era assoluta”