obiettivo del MILAN

Danjuma, gol e assist che arrivano da lontanissimo 

Infanzia complicatissima e una mamma come salvavita, ma Unai Emery lo esalta così: "Ha delle caratteristiche simili a Mbappè"

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Chi ha conosciuto la sofferenza, quella vera, spesso ha qualcosa in più. In questa categoria rientra sicuramente Arnaut Danjuma Groeneveld, di professione attaccante esterno, obiettivo concreto del Milan. Viene da mesi complicati con la maglia del Tottenham, ma al Villarreal nell’anno e mezzo precedente ha dimostrato di essere un giocatore di grandissima qualità, con una storia che lo rende impermeabile a tutto.

Lagos è stata definita “una città senza pace”. Anche nei momenti di calma apparente, la capitale commerciale (quella amministrativa è Abuja) della Nigeria, vive una situazione di costante tensione sociale, violenze di genere, guerre tra bande. È già complicato esserci nato, come è il caso di Arnaut, registrato all’anagrafe il 31 gennaio 1997 dal padre olandese Cees Groeneveld e dalla madre nigeriana Hauwa Danjuma. Quattro anni dopo, la famiglia si è trasferita in Olanda, ma anziché migliorare le condizioni di vita del piccolo Arnaut, questo trasferimento inizialmente si è rivelato devastante per la famiglia.

Capita. Fa parte della vita. Però in quel momento sembra un disastro. Forse Arnaut era troppo piccolo per rendersi conto di quanto stava succedendo. Poco dopo l’arrivo in Olanda, Cees Groeneveld se n’è andato, lasciando la moglie in mezzo a una strada con tre figli. Senza un soldo. Mamma Hauwa tentava di tutto per tirare avanti, ma spesso non aveva un tetto sopra la testa, per fortuna le era rimasta un’automobile scassata e proprio su quella faceva in modo di dormire insieme alla prole. Qualche volta, amici compassionevoli ospitavano tutti e quattro per qualche giorno, ma non era sempre festa. A quel ricordo, Arnaut è molto legato, tanto da avere scelto il cognome materno Danjuma anziché quello paterno. A un certo punto, Arnaut venne dato a una famiglia con la formula dell’affido.

Se mamma Hauwa è stata il primo salvavita, a un certo punto è arrivato il calcio, quello definitivo. A 11 anni è entrato nel settore giovanile del Psv Eindhoven dopo un passaggio per un piccolo club, il Top Oss, ma anche qui non tutto scorreva per il meglio. La famiglia affidataria era assolutamente contraria all’attività sportiva del ragazzino. E allora a quel punto ricomparve il padre biologico, da chissà dove. Si offrì di accompagnare il figlio a tutti gli allenamenti. Si presentava sotto casa all’ora indicata, portava Arnaut al campo di allenamento e poi lo riconsegnava ai genitori adottivi. Cinque anni di corse e rincorse, con il grande sogno di fare carriera come calciatore. Un sogno che a sedici anni sembrava essere già finito: al momento di decidere quali ragazzi del settore giovanile avrebbero firmato un contratto da professionista, Arnaut era fuori. Grazie e addio.

Nell’estate del 2016, Arnaut era un diciottenne semidisperato e disoccupato. Ma non voleva arrendersi all’evidenza. Così, tra una conoscenza e l’altra, riuscì a strappare un contratto da pochi euro con il Nec Nimega, destinato a giocare nella squadra B. Ma il 10 settembre 2016 arrivò l’esordio in prima squadra, pochi minuti nella sconfitta interna per 0-4 proprio contro il Psv Eindhoven. Da lì alla fine della stagione però le presenze sarebbero diventate 16, con un gol all’ultima giornata contro l’Heerenveen. L’anno dopo era titolare: 13 gol e 17 assist in Eredivisie, pronto per sfide più importanti.

A questo punto il sogno di diventare calciatore si era parzialmente avverato. Da lì in poi, è andata sempre meglio. Nel 2018 il passaggio al Bruges per 2,8 milioni di euro. Con la maglia nerazzurra dei belgi, ecco il primo gol in Champions League contro l’Atletico Madrid, bello ma inutile: finisce 3-1 per gli spagnoli. Una stagione, 15 gol in campionato, poi arrivò il momento di monetizzare il suo talento: eccolo nel 2019 passare al Bournemouth per 16 milioni di euro, con un contratto decisamente pesante. Ottima la prima parte della stagione in Premier, stagione non conclusa a causa di un noiosissimo infortunio al tallone. L’anno successivo in Championship (nel frattempo il Bournemouth era retrocesso), 17 gol ma niente promozione.

Il meglio di sé, Danjuma l’ha dato con la maglia del Villarreal, guadagnandosi il soprannome di “Danjumagia”, proprio per quella sua capacità di stupire tutti non solo su un campo di calcio ma anche in tutte le espressioni della sua vita. Il club spagnolo l’ha acquistato nell’agosto del 2021 per 23,5 milioni di euro, facendogli firmare un contratto quinquennale. Con il “submarino amarillo” è andato subito tutto bene, primo gol il 29 agosto contro l’Atletico Madrid, 6 gol in Champions League tra cui tre (uno all’andata e due al ritorno) contro l’Atalanta. Benino anche la prima parte della stagione seguente, con 6 gol in 17 partite: totale nell’anno e mezzo di Villarreal, 51 presenze e 2 gol.

Nella Nazionale olandese ha esordito il 13 ottobre 2018 contro la Germania e tre giorni dopo ha segnato il primo gol contro il Belgio, poi è sparito per tre anni ed è stato rimandato in campo con la maglia “orange” nell’ottobre del 2021. Pur non essendo stato preso in considerazione per il Mondiale del Qatar, all’inizio della stagione scorsa ha ricominciato ad attrarre le attenzioni della Premier League, Nello scorso gennaio è partito dalla Spagna per andare a firmare con l’Everton, ma arrivato in Inghilterra si è ritrovato a un certo punto a Londra nella sede del Tottenham, che l’ha preso in prestito con diritto di riscatto (poi non esercitato). Ottimo esordio (gol contro il Preston North End in FA Cup) poi praticamente nulla.

Eppure il ragazzo vale. Basta leggere quello che ha detto di lui Unai Emery, suo allenatore al Villarreal: “Ha alcune caratteristiche simili a quelle di Mbappè e io posso dirlo perché ho allenato anche il francese. È un giocatore potente, con una gran forza fisica, bravissimo nell’uno contro uno, che ama partire dalla fascia. Proprio qui c’è la similitudine con Mbappè. Quando ho iniziato a lavorare con Kylian, partiva dalla fascia e si accentrava. Danjuma è così”. È proprio su questo che dovrà lavorare il Milan: trasformare il ragazzo da “vice Leao” a jolly da utilizzare su tutto il fronte d’attacco. Se ha lottato per cambiare il suo destino, può lottare anche per cambiare ruolo.

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