IL RITRATTO

Haaland, il gigante che ha stregato il calcio mondiale

"L'inno della Champions è la sua canzone preferita": l'attaccante norvegese non smette di stupire

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"La mia canzone preferita è l'inno della Champions", parola di Erling Braut Haaland. Lui è il piccolo gigante che ha stregato il calcio mondiale. Uno spilungone di 194 cm di soli 19 anni, la carta d'identità dice 21 luglio 2000 alla voce data di nascita. Lineamenti da ragazzo, il classico norvegese biondo, ma con un carattere da vendere e soprattutto dei piedi fatati. I numeri sono dalla sua parte: 20 gol stagionali in soli 13 presenze con la maglia del Salisburgo. E siamo solo al 23 ottobre.

Il mondo ha iniziato a conoscerlo il 30 maggio scorso quando ai Mondiali U20 segnò con la maglia della sua nazionale nove, 9, gol in una sola partita. Straripante in quell'occasione contro l'Honduras che finì al tappeto 12-0. A fare rumore furono le sue nove prodezze e il Salisburgo iniziò a sfregarsi le mani. Bravi i dirigenti austriaci ad accorgersi del talento norvegese prima di tutti e strapparlo, nell'estate 2018, al Molde per soli 5 milioni di euro. Ora quanto vale? Almeno 50. E i top club europei l'hanno messo nel mirino, c'è anche la Juve.

Adesso suo nome è sulla bocca di tutti perché il suo battesimo in Champions League è stato incredibile: tripletta all'esordio contro il Genk, un gol contro il Liverpool ad Anfield e doppietta al Napoli. Un bottino di 6 gol in tre partite: Cristiano Ronaldo ha raggiunto tale traguardo in 32 partite, Messi alla diciassettesima. Chissà quante volte si sarà addormentato ascoltando la sua canzone preferita. La musichetta della Champions da sogno è diventata realtà. Erling Braut Haaland non è più una meteora, ma è qualcosa di più. 

La classica punta centrale che sa segnare in tutti i modi: di destro, di sinistro, di testa. Freddo anche dal dischetto con quel suo sorriso quasi innocente. Media da campione: 1,4 reti ogni partita per il predestinato. Sì, suo padre Alf-Inge vanta una buona carriera tra Nottingham Forrest, Leed United e Manchester City. In più quando aveva 15 anni è stato allenato da Solskjaer. Avrà imparato da loro i trucchi del mestiere e ora non vuole più fermarsi, magari ripetendo le gesta di una tale Zlatan Ibrahimovic. Il suo idolo. 

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