Champions League e Ramadan: un problema per l'Ajax

Ziyech e Mazraoui osserveranno il digiuno anche se c'è la semifinale col Tottenham

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Tra l'Ajax è l'impresa di arrivare in finale di Champions ci sono due grandi scogli: uno, il Tottenham, già scalfito all'andata vincendo 1-0 a Londra; l'altro, invece, è il Ramadan, il mese di digiuno per i musulmani. Ziyech e Mazraoui, due pezzi importanti dello scacchiere di Ten Hag, hanno scelto di rispettare il precetto islamico e dall'alba al tramonto non potranno ingerire solidi e liquidi. Come loro anche Mané del Liverpool e molti in Serie A.

L'incrocio pericoloso tra sport e religione si ripresenta puntuale a ogni mese di maggio e dopo la versione 2018, che divenne di dominio pubblico nella corsa del Liverpool verso la finale di Champions League poi persa contro il Real Madrid, nel 2019 a essere protagonista e sotto la lente di ingrandimento saranno le prestazioni del sorprendente Ajax. Dal 5 maggio, infatti, è iniziato il mese in cui secondo la religione musulmana si pratica il digiuno, uno dei cinque pilastri dell'Islam, in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto. Dall'alba al tramonto senza ingerire liquidi e/o solidi, 16 ore che inficiano senza dubbio le prestazioni di sportivi come i calciatori.

Un problema in più per l'Ajax che ad Amsterdam dovrà difendere l'1-0 conquistato in casa del Tottenham per regalarsi la finale di Madrid (sempre e comunque in periodo di Ramadan). Gli olandesi semifinalisti hanno incassato la volontà di Ziyech e Mazraoui, entrambi di origini marocchine, di rispettare questo digiuno, ma se per il terzino Ten Hag ha già fatto vedere contro la Juventus di avere soluzioni alternative in Veltman e Tagliafico, più problematico sarà giocare con la fisicità e la lucidità del fantasista a mezzo servizio. Infatti il sole dovrebbe tramonterà solo venti minuti dopo l'inizio della partita che è fissato per le 21, solo allora i due giocatori potrebbero mangiare e dissetarsi.

Stesso discorso nell'altra semifinale per il Liverpool con Salah e Mané. L'egiziano è un musulmano praticante e anche nella finale di Champions del 2018 decise di non avvalersi dell'esenzione concessa da un'alta autorità religiosa agli sportivi di alto livello, ma l'infortunio subito a Newcastle dovrebbe comunque toglierlo dai giochi. Il numero 10 dei Reds invece dovrà decidere cosa fare contro il Barcellona.

Anche in Italia i casi di giocatori musulmani non mancano: la Juventus lascerà la scelta a Pjanic, Emre Can e Khedira; il Milan a Calhanoglu e Bakayoko, entrambi già stati in pellegrinaggio alla Mecca per un altro dei cinque precetti, poi ci sono Asamoah, Ghoulam, Dzeko, El Shaarawy e Under.

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