CORONAVIRUS

Coronavirus, Dunga lancia l'allarme: "In Brasile la gente non mangia"

"Con amici, ex compagni e titolari di supermercati e aziende metteremo a disposizione 10 tonnellate di cibo"

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L'emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova anche il Brasile. E le parole di Carlos Dunga per descrivere la situazione danno perfettamente il senso del momento difficile che sta affrontando il Paese. "In Brasile è tutto più complicato che in Italia perché tante persone fanno lavori giornalieri e non potendo adesso lavorare non hanno da mangiare - ha spiegato -. Sono in difficoltà anche le strutture per anziani e bambini".

Getty Images

In questo momento, dunque, per Dunga lo stop al calcio carioca non è di primaria importanza. "Il calcio dà felicità alle persone ma ora l'obiettivo è salvare vite - ha detto ai microfoni di Radio Toscana l'ex stella della Fiorentina e della nazionale brasiliana -. Fino a che non c'è un controllo preciso della situazione il calcio passa in secondo piano". "Dopo potremo cominciare a pensare anche a come ripartire, anche senza pubblico facendo solo vedere le partite in tv: sarebbe comunque una distrazione per le persone anche se non è la cosa ideale", ha aggiunto. 

Ripartenza che al momento sembra ancora lontana. In Brasile, infatti, ora la priorità è l'emergenza sanitaria. E Dunga sta cercando di fare la sua parte per dare una mano. "C'è il problema delle favelas, dove le case sono piccole abitate magari da dieci persone - ha spiegato -. Ho coinvolto vari amici che sono titolari di supermercati e padroni di aziende e insieme a Tinga e D'Alessandro, ex giocatori dell'Internacional di Porto Alegre, metteremo a disposizione altre 10 tonnellate di cibo". 

"Quando giocavo a Firenze - ha concluso Dunga - il titolare del Bar Marisa mi porto' in ospedale a trovare persone che erano in difficoltà: una volta tornato in Brasile mi sono ricordato di questa cosa e ho deciso di dare una mano anche io".

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