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Accadde oggi: Ronald Koeman spezza il sogno europeo della Sampdoria

Il 20 maggio 1992 i blucerchiati sfiorano l'impresa in finale di Coppa Campioni: al Barcellona basta però una punizione di Koeman nei supplementari per spegnere le ambizioni doriane

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Doveva essere la ciliegina sulla torta di un ciclo incredibile, finì per diventare uno dei più grandi rimpianti non solo del club, ma di tutto il calcio italiano. Il 20 maggio 1992, esattamente 28 anni fa, la Sampdoria ebbe l’occasione di salire sul tetto d’Europa disputando la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona: un potente calcio di punizione a pochi minuti dalla fine dei supplementari di Ronald Koeman (al quale è doveroso rivolgere un abbraccio dopo l’operazione al cuore dei giorni scorsi), infranse però il sogno blucerchiato e regalò per la prima volta Coppa dalle grandi orecchie al Barcellona di Johan Crujiff. Da allora la Samp non è più riuscita a tornare su quei livelli: la partita di Wembley fu il canto del cigno di una vera e propria dinastia.
 

Getty Images

Dopo la vittoria dello scudetto nella stagione 1990/91, la Sampdoria del presidente Paolo Mantovani, guidata in campo dall’allenatore Vujadin Boskov e da una generazione di calciatori di altissimo livello, punta tutto sull’Europa: la Coppa dei Campioni 1991/92, ultima edizione prima di cambiare il nome in Champions League, è l’obiettivo che potrebbe lanciare i doriani nell’olimpo delle big. La rosa è molto simile a quella che due anni prima ha conquistato la Coppa delle Coppe in finale con l’Anderlecht, e può vantare campioni del calibro di Gianluca Pagliuca, Pietro Vierchowod e Toninho Cerezo, senza dimenticare le due punte di diamante della squadra, i gemelli del gol Roberto Mancini e Gianluca Vialli, grandi protagonisti dei successi blucerchiati nell'era Boskov. In campionato, quell'anno, le cose vanno così così (la Samp finirà addirittura sesta dopo essere stata nella parte meno nobile della classifica per buona parte del torneo) ma in Europa la Samp è a suo agio e arriva in finale dopo aver messo in fila, nel suo girone di semifinale, Stella Rossa di Belgrado, Anderlecht e Panathinaikos.

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In finalissima c’è il Barcellona di Johan Cruijff, che nel suo girone ha superato invece Sparta Praga, Benfica e Dinamo Kiev. I blaugrana e i blucerchiati si conoscono e si sono già affrontati in una finale europea recente, quella di Coppa delle Coppe 1989, a Berna: allora furono i primi a vincere con un secco 2-0. Con tre stagioni in più nel motore, la Samp che si presenta a Wembley è decisamente più sicura dei propri mezzi e vuole il colpaccio. Boskov schiera Pagliuca in porta, Moreno Mannini, Pietro Vierchowod, Marco Lanna e Srecko Katanec in difesa, Toninho Cerezo, Fausto Pari, Attilio Lombardo e Ivano Bonetti a centrocampo, Roberto Mancini e Gianluca Vialli in attacco. Dall’altra parte Cruijff mette in campo nomi di prestigio come il portiere Andoni Zubizarreta, il difensore Ronald Koeman, il jolly offensivo Michael Laudrup e il futuro Pallone d’oro Hristo Stoichkov. Nell’undici iniziale dei blaugrana, in maglia arancio per l’occasione, c’è anche un giovane Pep Guardiola, 21 anni all’epoca. La partita è uno scontro fra due filosofie di gioco: da una parte il Barcellona controlla il possesso, dall’altra la Samp prova a sfruttare lanci lunghi e ripartenze. Al 90’ nessuna delle due vince il braccio di ferro: i tempi regolamentari terminano sullo 0-0. Il canovaccio della partita nei supplementari diventa imprevedibile, la Samp di avvicina due volte al gol con Vialli, ma il bomber spreca entrambe le occasioni prima di lasciare il posto, al 10’, a Renato Buso. La Samp sembra avere l’inerzia del match a proprio favore, ma Zubizarreta è insuperabile. La beffa arriva al minuto 111: un contrasto fra Giovanni Invernizzi (subentrato a Bonetti durante i tempi regolamentari) ed Eusebio Sacristan viene punito dall’arbitro, il tedesco Schmidhuber, con un calcio di punizione anche troppo severo. I blucerchiati protestano ma il direttore di gara è irremovibile. Sul pallone ci sono Stoichkov, Bakero e Koeman. Il primo finta timidamente il tiro e appoggia verso il secondo, che lo tiene fermo per consentire all’olandese di scaricare un destro al fulmicotone: Pagliuca fa un passo di troppo verso la sua sinistra e si fa prendere un controtempo, è 1-0. Il colpo è troppo forte, la Samp ci prova ma le forze, fisiche e mentali, sono ormai esaurite. Il sogno svanisce al triplice fischio. I giocatori del Barcellona, abbandonate le casacche arancioni a favore del classico blaugrana in occasione delle premiazione, sollevano la coppa per la prima volta nella storia del club, la Samp recrimina per un arbitraggio ritenuto insufficiente e diserta la conferenza stampa post partita.

È la fine di un'epoca: in estate Boskov va alla Roma, Cerezo torna in Brasile al San Paolo, Vialli si trasferisce alla Juventus. La Samp non riuscirà più neanche ad avvicinare i successi raggiunti a cavallo fra gli anni ‘80 e ‘90. Il vero peccato, però, è che l’ultima immagine di quel ciclo irripetibile non sia quella di una vittoria: a pensarlo, sicuramente, non saranno solo i tifosi della Sampdoria ma gran parte degli appassionati di calcio italiano.

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