La traversa del giovane Vanja e i portieri "mostri del gol"

Ieri sera la prodezza del 20enne Milinkovic-Savic, secondo portiere del Torino. Nella storia recente del calcio, gli strepitosi numeri di Ceni, Chilavert e Higuita. L'allucinazione di Rampulla

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Vanja Milinkovic-Savic ha 20 anni. E' fratello (minore) di Sergej, centrocampista della Lazio. Gioca nel Torino, perché al Toro l'ha voluto Sinisa Mihajlovic come secondo portiere. E ieri sera gli ha concesso l'onore del debutto in maglia granata nella gara di Coppa Italia che il Toro ha vinto, 2-0 col Carpi. Come se l'è cavata Vanja? Non male. Magari un errore (di gioventù) a un certo punto della partita, ma niente di grave né di irreparabile. E' giovane. E saprà farsi strada.

Fin qui, tutto normale. Meno "normale" il finale di partita quando Vanja è andato a battere un calcio di punizione diretto dal limite. Molta sorpresa che è diventata un oh... di meraviglia quando il pallone, imparabile per Serraiocco, portiere del Carpi, ha sbattuto contro la traversa tornando in campo. "Vanja -ha raccontato Mihajlovic- sa calciare molto bene, tiro forte e preciso. Gli avrei fatto calciare quella punizione anche in altro momento della partita. Non c'è nulla di strano". Del resto Sinisa, in materia, è un maestro. Nulla di strano, dice Miha. Ma un portiere in Italia che calcia le punizioni è un evento che fa sensazione. Se poi quel tiro fosse diventato gol, ne faremmo chissà cosa.
L'effetto del quasi-gol di un portiere, in Italia, quanto vale? Vale la notizia di un'ora, di un giorno, la curiosità di un'immagine, con la promessa (di Vanja) che la prossima sarà gol per davvero. E svanendo dinanzi agli effetti sudamericani che in tema "portiere che fa gol" raccontano di autentici mostri di bravura, con numeri fenomenali, anzi di più: irreali.

Rogerio Ceni, brasiliano oggi 44enne, è il primo in assoluto: giocando 1227 partite da portiere ha segnato 129 gol: la metà su rigore, l'altra metà su punizione, una decina su azione, riscrivendo l'immagine dei sogni dei ragazzi brasiliani che vogliono (tutti) giocare a calcio e fare gol, (tutti) in attacco, a centrocampo, magari anche no in difesa e mai in porta, delegando questo ruolo "al meno bravo col pallone fra i piedi". Etichetta del tempo che fu e che Ceni ha spazzato via facendo un'ottima carriera da numero uno (nel San Paolo, con 16 gare in Nazionale e il Mondiale 2002 vinto come terzo portiere) e raggiungendo l'inarrivabile traguardo dei 129 gol. Oggi, Ceni è un apprezzato allenatore.

Sotto di lui, José Felix Chilavert, 52 anni: paraguaiano. La carriera tutta in Sudamerica, con 5 stagioni europee spese al Real Saragozza e allo Strasburgo, ha segnato 54 gol, 8 dei quali con la maglia della Nazionale, per tre-quarti su rigore, poi punizioni e 2 su azione. Chilavert ha avuto contatti diretti col calcio italiano: Era il portiere del Velez Sarsfield che nel '94 strappò al Milan di Fabio Capello la Coppa Intercontinentale nella finale di Tokyo. Ed era il numero uno del Paraguay quando Cesare Maldini assunse la carica di ct. (2001-02). "Quando arrivò Maldini -ha raccontato Chilavert-, mi guardò è mi disse: hai qualcosa contro gli allenatori stranieri? No, gli risposi. Lui mi disse: bene, ora stai in porta, niente punizioni, né rigori". Commentatore televisivo, dicono che Chilavert (si è ritirato nel 2004) ambisca al ruolo di ct del Paraguay e che mediti anche una carriera politica.

René Higuita (51 anni, colombiano), fra i portieri goleador, è un caso a parte. Per gli eccessi che consumava i campo e fuori. Mirabili stravaganze da numero uno, come il formidabile (e unico) "colpo dello scorpione", si faceva superare dal pallone dietro la schiena e poi in acrobazia lo colpiva in tuffo con le suole delle scarpe. Eccessi da goleador, con 41 gol. E qualche disavventura fuori dal campo, l'uso di cocaina e un arresto con sette mesi di carcere. Era il portiere della Colombia ai Mondiali italiani del 1990 e il 6 settembre 1995 fu protagonista di quella che è considerata "la parata più spettacolare di sempre" con lo "scorpione" messo in mostra a Wembley (perché no? Occorre anche il palcoscenico migliore), amichevole Inghilterra-Colombia, e un tiro-cross di Redknapp che "aspettavo da sempre, la traiettoria ideale perché potessi far vedere di che cosa ero capace".

E gli italiani? Niente da dire? Bah, la vocazione non è granché, ma le prodezze non mancano, seppur minime. Il più celebre dei numeri uno, protagonista del calcio di metà '900, è Lucidio Sentimenti, quarto dei cinque fratelli tutti calciatori (famosi). Segnò 5 gol, su rigore, uno di questi gol difendendo la porta della Juventus nella quale giocò dal 1942 al '49, altri 3 nella Lazio, uno al Modena. A 91 anni, nel 2011, la Juve gli dedicò una stella nello Stadium, entrò in campo applaudito da 41 mila presenti. Lucidio se n'è andato a 94.
Altre prodezze: i 3 gol (rigore) di Antonio Rigamonti (oggi 68 anni) che nel Como di Pippo Marchioro fu promosso rigorista e poi andò al Milan dove vinse, come vice-Albertosi, lo scudetto della stella. C'è un gol di Marco Amelia, nella lista. E di Taibi.
E poi, senza forse, il più celebre dei gol, perché è stato il primo a essere segnato da un portiere italiano su azione di gioco e non da calcio fermo. Il gol di Michelangelo Rampulla, allora alla Cremonese, il 23 febbraio 1992 in Atalanta-Cremonese 1-1. Rampulla siglò la prodezza al '92. "Quel giorno, la mia vita cambiò. Fare gol non era nei miei pensieri, una volta calciai un rigore parato in due tempi e mi dissi: mai più. Ma quel giorno a Bergamo avevo come una visione dell'ultimo minuto, quasi un'allucinazione. Stavamo perdendo, mi ero visto così: segnare il gol del pareggio in rovesciata. Filai verso la porta avversaria, calcio d'angolo, colpo di testa. Gol. Pazzesco. Mi ha cambiato la vita: interviste, riflettori. A fine stagione arrivò anche la chiamata della Juventus, ci restai dieci anni". Merito di quella visione...

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