SDOTTORATE

Buoni e cattivi: Spalletti meglio... di Diego, Ciro (il) Grande anche a secco

Protagonisti positivi e negativi della sesta giornata di Serie A

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Il Napoli vola, il 2-0 al Cagliari vale il 6 su 6 di questo avvio di campionato per la banda Spalletti che sogna e… stacca. Non il Milan (che con il successo di La Spezia rimane in scia a -2) ma l’Inter che, fermata sabato sul pareggio a San Siro dall’Atalanta, scivola a -4. Addirittura diventano 6 i punti di vantaggio sulla Roma quarta in classifica, sconfitta in un derby pirotecnico e agganciata dalla Fiorentina. Che domenica sarà l’avversaria della capolista, in una sfida al Franchi che potrebbe già dire molto sul possibile evolversi di questo torneo.

PARAGONI – Nemmeno i Napoli scudettati (di Ottavio Bianchi e Albertino Bigon; in realtà… di Diego Maradona) erano partiti così a razzo. Nel 1986-87 tre vittorie e tre pareggi (che valevano all’epoca 9 punti, oggi sarebbero 12), nel 1989-90 quattro successi e due pari (quota 10 che oggi sarebbe 14). Solo nel 2017-18 c’era stata una partenza più sprintosa: con Sarri in panchina, 8 vittorie nelle prime 8 giornate. Sapete chi fermò quella macchina azzurra? Alla nona giornata l’Inter (0-0 a San Siro) con in panchina proprio… Luciano Spalletti. Alla fine di quel torneo il Napoli fece il suo record di punti (91) ma perse lo scudetto bruciato in volata dalla Juve che pure gli azzurri avevano battuto allo Stadium alla quint’ultima giornata.

EROE – Ciro (il) grande anche senza entrare direttamente nel tabellino: imposta l’azione del gol sblocca-derby di Milinkovic Savic servendo a Felipe Anderson la palla del cross vincente, scatta in contropiede e assiste alla perfezione Pedro per il punto del raddoppio e nella ripresa in velocità ubriaca Mancini e Rui Patricio servendo da grande altruista a Anderson il pallone del tris biancoceleste. Certo, ha anche avuto un paio di occasionissime per metterci la firma in proprio. Ma al capitano laziale difficile chiedere di più…

RISVEGLIO – La Juventus che contro la Samp inanella la seconda vittoria consecutiva guarda la classifica con un briciolo in più di ottimismo ma gli infortuni di Dybala e Morata non lasciano tranquillo Allegri soprattutto in chiave Champions per la sfida di mercoledì contro il Chelsea. Al di là dell’infermeria, anche in campo la Signora è ancora convalescente. Soprattutto per una tenuta difensiva che continua a preoccupare. Nelle ultime tre gare sono piovuti dentro la porta bianconera cinque palloni ma – a differenza che nelle prime giornate – non a causa di errori sesquipedali di Szczesny che anzi contro il Milan (su Kalulu) e lo Spezia (su Maggiore) ha compiuto veri e propri miracoli. I numeri dicono: 10 gol incassati nelle prime 6 giornate di campionato. I precedenti riportano addirittura alla stagione 1988-89 per trovare una Juve più perforata: quella Juve, allenata da Rino Marchesi, alla stessa altezza aveva subito 11 reti. Non era esattamente uno squadrone e a fine stagione arrivò al quarto posto, a -15 dall’Inter di Trapattoni quando ancora però la vittoria di punti ne dava due e non tre.

PSICOLOGO – Piccolo passo indietro al posticipo del turno infrasettimanale. Ci è molto piaciuto il gesto di Luca Gotti all’indirizzo del suo giocatore Molina. Un buffetto paterno dopo l’erroraccio dell’argentino che aveva appena provocato il gol della Roma (perdendo palla e non opponendosi al meglio alla folata di Calafiori autore dell’assist per Abraham). All’Olimpico, insomma, l’allenatore dell’Udinese ha confermato di essere non solo un bravo tecnico ma anche un fine psicologo.

SPETTACOLO – Nelle prime 59 partite di questa Serie A (la cui sesta giornata si chiuderà con il posticipo del lunedì Venezia-Torino) si sono finora registrati soltanto due 0-0, entrambi alla seconda giornata: Atalanta-Bologna e Sassuolo-Sampdoria. I gol totali sono stati 192 alla media di 3,25 reti a gara. Niente male.

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