Il polacco avrebbe dovuto sostituire il Pipita nel cuore dei napoletani ma per vari motivi è vicino alla cessione
Doveva essere un matrimonio felice, ma all'inizio lo sono tutti. La storia tra Arkadiusz Milik e il Napoli racconta un innamoramento a prima vista, nel 2016, dopo che il polacco aveva deluso le aspettative agli Europei francesi. Poi il primo grave infortunio e la concorrenza di Dries Mertens lo hanno messo leggermente in ombra. Con Carlo Ancelotti sembrava rinato ma nell'ultimo anno è tornato in discussione, al punto che questa estate potrebbe partire. Il polacco non è infatti convinto di restare, malgrado il presidente Aurelio De Laurentiis voglia rinnovargli il contratto, al punto da apporre una clausola rescissoria di 100 milioni di euro per chi intenda assicurarsi le prestazioni del polacco.
Un po' come Higuain, insomma. Solo che la Juventus ha dovuto sborsare 90 milioni per strappare il Pipita al Napoli E, soprattutto, l'argentino veniva da una stagione mostruosa con 36 reti in campionato. Al contrario, Milik non ha confermato quanto di buono prometteva dopo un ottimo 2018-19, anche per la stagione travagliata del suo Napoli. Il bomber era in teoria uno dei migliori sostituti di Higuain: giovane, con voglia di dimostrare, un ottimo piede e un'innata capacità di essere giocatore di raccordo. Perfetto per l'impianto di gioco di Maurizio Sarri, che ha movimenti studiati al millimetro. Non a caso Milik partì alla grande nella sua avventura napoletana: l'ex Ajax realizzò una doppietta all'esordio da titolare, sia in campionato che in Champions League, regalando agli azzurri tre punti importanti contro Milan e Dinamo Kiev. Si ripeté contro Bologna e Benfica, e con sette reti in sei gare giocate dall'inizio entrò nel cuore dei napoletani. La storia è però fatta soprattutto di episodi, fortunati o sfortunati a seconda dei punti di vista: in Polonia-Danimarca dell'ottobre 2016, Milik si ruppe il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Sarri fece di necessità virtù e pescò il jolly: Mertens prima punta, nacque il Napoli spettacolare che nel 2018 avrebbe fatto tremare l'Allianz Stadium con lo stacco di Koulibaly.
In questo biennio, di Milik c'è stata pochissima traccia. Un po' per il rientro dal primo k.o., un po' per le prestazioni stellari di Mertens e soprattutto per il secondo grave infortunio (lo stesso del 2016, stavolta al ginocchio destro), l'attaccante restò ai margini della squadra e poté dare un contributo solo marginale al sogno-scudetto del Napoli. Anzi, un errore davanti a Donnarumma, nel Milan-Napoli della 32esima giornata, gli procurò diverse critiche dai suoi tifosi.
Un episodio simile sarebbe capitato un anno dopo, ad Anfield Road: Milik ha avuto sul suo piede il pallone della qualificazione agli ottavi, ma Alisson lo stregò e il Liverpool conquistò il secondo posto nel girone di ferro che prevedeva anche il Paris Saint-Germain. Era il primo Napoli di Carlo Ancelotti, che coincideva con il terzo anno italiano di Milik: una stagione in cui la sfortuna gli ha dato finalmente tregua, dove il polacco ha realizzato 17 reti in 35 partite di campionato, pur non battendo nessun rigore. Ancora migliore è stato il rapporto tra gol e minuti giocati: fino a gennaio viaggiava alla media di una rete a partita, poi il giocattolo di Ancelotti entrò in crisi e la media realizzativa del polacco si alzò fino alla comunque rispettabile cifra di una rete ogni 157'.
L'anno della definitiva consacrazione avrebbe dovuto essere il 2019-20, ma l'esonero di Ancelotti e la rottura tra giocatori, società e ambiente ha di nuovo tarpato le ali al bomber, la cui carriera subisce un brusco stop ogni volta che sembra spiccare il volo. Milik, che pure ha segnato nove gol in campionato e tre reti in Champions (ma al modesto Genk), si è fatto rubare la scena da un Mertens grigio fino a gennaio. Dalla fine della sessione invernale di mercato, il belga ha totalizzato tre reti, tra cui la perla al Barcellona, mentre Milik è rimasto a bocca asciutta. Ora la questione rinnovo: De Laurentiis vorrebbe trattenerlo, lui non è convinto di restare, soprattutto per la clausola da 100 milioni. Forse crede di non valerli e che poche squadre busseranno alla porta del Napoli, forse è stufo dell'eterno dualismo con Mertens, forse vuole cambiare aria. Il suo attuale contratto scade a giugno 2021 e il Napoli non può rischiare di perdere a zero un patrimonio per cui ha investito oltre 30 milioni nel 2016. Perché i matrimoni possono terminare, ma una separazione indolore è la miglior base per ripartire.