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Nba: Utah e Phoenix non sbagliano, super Curry contro Philadelphia

Sconfitte rispettivamente Lakers e Bucks, serata di grazia per il numero 30 di Golden State. A Denver servono due tempi supplementari

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Notte di Nba vittoriosa per tre delle prime quattro forze della Western Conference impegnate. I Lakers vengono travolti in casa dai Jazz, che riscattano il ko subìto 48 ore prima contro i campioni in carica; serve invece l’overtime sia per i Suns, contro i Bucks, sia per i Nuggets (due supplementari), contro i Grizzlies, per imporsi. Di contro, a Est, perdono due delle prime tre in classifica: oltre al ko di Milwaukee, Steph Curry annienta i Sixers.

afp

LOS ANGELES LAKERS-UTAH JAZZ 97-111

Una vittoria e una sconfitta. E così via. I Lakers proseguono in questa altalena di risultati che va avanti dallo scorso 29 marzo. Non c’è sfida contro gli Utah Jazz. La prima della classe spazza via i campioni in carica in un match dominato dalla squadra ospite, anche senza Donovan Mitchell, grazie ai 22 punti segnati da Jordan Clarkson, ai 21 con 5 triple di Joe Ingles e ai 14 con 10 assist di Mike Conley. Ai padroni di casa restano che i 24 punti di Talen Horton-Tucker, al suo nuovo massimo in carriera, che non consente però di arrotondare in positivo il record gialloviola da quando LeBron James è stato costretto a fermarsi (7-9 al momento). Kyle Kuzma ne aggiunge 17, ma tutti arrivati nei primi tre quarti, mentre Dennis Schröder chiude con 15 punti e 6 assist.

MILWAUKEE BUCKS-PHOENIX SUNS 127-128 OT

Il tiro libero a bersaglio realizzato da Devin Booker a tre decimi di secondo dal termine del primo tempo supplementare è quello che regala ai Suns il successo al termine di una battaglia equilibrata e spettacolare tra due delle migliori squadre Nba. A far discutere è stata la chiamata arbitrale sulla giocata difensiva di PJ Tucker, forse ingenuo ad avvicinarsi troppo a Booker in fase di tiro. Alla fine sono 24 i punti per il n°1 di Phoenix. Deandre Ayton ne aggiunge 20 con 13 rimbalzi, 21 con 5/7 dall’arco per Mikal Bridges, mentre il protagonista della serata è ancora una volta Chris Paul, autore di 22 punti, 7 rimbalzi e soprattutto 13 assist. Proseguono le difficoltà in casa per i Bucks: non bastano i 33 punti di Giannis Antetokounmpo. Bene a livello realizzativo anche Khris Middleton: 26 punti.

DENVER NUGGETS-MEMPHIS GRIZZLIES 139-137 OT

I Nuggets vincono dopo due tempi supplementari in cui accade quasi di tutto. Ja Morant ha fatto sfiorare con una schiacciata spettacolare il successo per Memphis dopo un overtime, ma Will Barton ha poi invece allungato il totale complessivo dei minuti giocata. Alla stoccata finale in casa Denver ha poi pensato invece (neanche a dirlo) Nikola Jokic, che chiude con 47 punti a referto, conditi con 15 rimbalzi, 8 assist, 20/31 al tiro e un paio di triple, tra cui una (decisiva) che rompe definitivamente l’equilibrio nell’ultimo minuto del secondo tempo supplementare. Si aggiungono i 28 punti di Will Barton e i 21 di Michael Porter Jr. Ja Morant chiude con 36 punti e 12 assist. Dalla panchina a dargli una mano è De’Anthony Melton con 25 punti e 6/10 dall’arco, mentre sono 24 quelli realizzati da Grayson Allen.

PHILADELPHIA 76ERS-GOLDEN STATE WARRIORS 96-107

Steph Curry è sempre più in forma dopo l’ennesima prestazione, che permette agli Warriors di battere in trasferta anche Philadelphia, una delle grandi favorite a Est, travolta dal 52-41 di parziale che spezza l’equilibrio del primo tempo, e caduta sotto le 10 triple del numero 30 di Golden State, letale dall’arco e per 11 volte consecutive oltre quota 30 punti segnati. Alla sirena finale sono addirittura 49 punti, con 14/28 dal campo, 10/17 dall’arco, 11/12 ai liberi, 5 assist, in un mese d’aprile in cui viaggia con oltre 40 punti di media. La sua striscia di 11 match con almeno 30 punti segnati è da record alla sua età: superato Kobe Bryant. I Sixers, senza Ben Simmons e Tobias Harris, non riescono a porre rimedio in alcun modo. Joel Embiid è il migliore per i padroni di casa, autore di 28 punti, 13 rimbalzi e 8 assist.

BOSTON CELTICS-CHICAGO BULLS 96-102

Senza Zach LaVine, Chicago si aggrappa a Nikola Vucevic, autore di 29 punti e 9 rimbalzi, per battere Boston (che vede interrompersi la striscia di sei vittorie consecutive) e rilanciare le proprie ambizioni playoff. Al resto pensano i 19 e 7 assist messi a referto da Coby White, che permettono ai Bulls di recuperare le 12 lunghezze di svantaggio del secondo quarto. È il secondo successo di fila per gli ospiti. Per i padroni di casa, invece, alla fine sono 23 punti con 10/15 al tiro di Jaylen Brown, unico giocatore realmente prolifico in casa Celtics al fianco in un Jayson Tatum appannato e impreciso, che chiude però con la prima tripla doppia della sua carriera: 14 punti, 13 rimbalzi e 10 assist, anche se a pesare è il misero 3/17 dal campo. I Celtics sono sempre quinti nella Eastern Conference.

MIAMI HEAT-HOUSTON ROCKETS 113-91

Jimmy Butler, Bam Adebayo e Tyler Herro sono assenti, ma Miami si sbarazza lo stesso di Houston grazie al 35-19 di parziale nel terzo quarto. I Rockets chiudono comunque con il quintetto in doppia cifra, guidato dai 18 punti a testa di Christian Wood e Kevin Porter Jr., ma si rivela troppo poco per impensierire una squadra che va a caccia degli Atlanta Hawks e del quarto posto a Est. Il volto del successo degli Heat è Kendrick Nunn, il quale chiude con il nuovo massimo in stagione da 30 punti, 7 rimbalzi e 8 assist a referto, condito con un ottimo 12/20 al tiro e un letale 6/12 dall’arco. Di bersagli dalla lunga distanza ne arrivano anche 5 da parte di Duncan Robinson, il primo giocatore nella storia di Miami a superare le 200 triple segnate in più stagioni consecutive e il 21° nella storia Nba a farcela.

INDIANA PACERS-SAN ANTONIO SPURS 94-109

Importante successo in trasferta a Indianapolis per San Antonio (il cui avvio di match è ottimo) approfittando dei 16 punti segnati nel solo primo quarto da Derrick White (25 in totale) e cavalcando un Jakob Poeltl da 16 punti e 7 rimbalzi sotto canestro per condannare i Pacers al terzo ko consecutivo. Gli Spurs rimangono così in linea di galleggiamento, tenendo a debita distanza i Pelicans al loro 11esimo posto a Ovest. A pesare (e condannare) Indiana sono le assenze sotto canestro, a partire da Domantas Sabonis (problemi alla schiena), a cui si aggiungono anche Myles Turner (a rischio il resto della stagione per un guaio al piede), TJ Warren e Goga Bitadze (uscito per un infortunio alla caviglia). Indiana non va oltre i 18 punti a testa realizzati da Malcolm Brogdon e Caris LeVert.

WASHINGTON WIZARDS-OKLAHOMA CITY THUNDER 119-107

Quinto successo consecutivo per Washington, ormai a ridosso dei Bulls al decimo posto a Est (che vale il play-in). Merito dei 30 punti a referto di Bradley Beal e dei canestri dall’arco di Davis Bertans, diventato da pochissimo papà, festeggiando il suo ritorno in campo con 21 punti e 6/12 dalla lunga distanza in uscita dalla panchina. Russell Westbrook mette a referto la sua 26esima tripla doppia stagione ed è autore della ‘bomba’ che riporta sul +9 Washington a 4 minuti dal termine. A Oklahoma invece, alla 15esima partita di fila senza l’infortunato Shai Gilgeous-Alexander (14 delle quali perse), non bastano i 26 punti nuovo massimo in carriera di Darius Bazley. Si rivede in campo Aleksej Pokusevksi, che segna soltanto 8 punti.

DETROIT PISTONS-CLEVELAND CAVALIERS 109-105

Il canestro lungo la linea di fondo in penetrazione da parte di Frank Jackson (20 punti per lui) spezza l’equilibrio nell’ultimo minuto, permettendo a Detroit di vincere un match in cui era stata avanti anche di 23 lunghezze nel primo quarto. Tutto il quintetto dei Pistons supera la doppia cifra per punti, con Saddiq Bey che ne segna 20 con 6/11 con i piedi oltre l’arco e 5 rimbalzi. Cleveland invece incassa la quinta sconfitta nelle ultime sei gare: Collin Sexton è il migliore realizzatore con 28 punti, 12/20 al tiro, 7 rimbalzi e 4 assist, a cui si aggiungono i 23 punti di Darius Garland con 6 assist e un paio di triple a bersaglio. I Cavs perdono forse la possibilità di rincorrere un posto al play-in per giocarsi l’accesso ai playoff a Est.

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