NBA

Nba: senza Antetokounmpo i Bucks perdono ancora, successi per Gallinari e Melli

Milwaukee sconfitta a Phoenix dove manca il greco per infortunio, i Thunder vincono a Boston all'ultimo possesso, New Orleans incanta sul campo di Minnesota

  • A
  • A
  • A

Cadono ancora i Milwaukee Bucks, che si presentano a Phoenix senza Antetokounmpo e vengono sconfitti 140-131: è il terzo ko in cinque giorni. A Boston vincono invece 104-105 all'ultimo possesso i Thunder di Danilo Gallinari (che contribuisce con 18 punti), mentre Nicolò Melli ne realizza 11 nel 107-120 dei suoi Pelicans sul campo di Minnesota. Solo panchina per Marco Belinelli nel 132-129 con cui gli Spurs perdono all'overtime a Cleveland.

PHOENIX SUNS-MILWAUKEE BUCKS 140-131

Ormai lo si può dire in maniera ufficiale: qualcosa a Milwaukee si è rotto. Vero è che i Bucks conservano il miglior record dell'intera Nba, ma di 11 sconfitte spalmate su ben 64 partite stagionali, tre sono arrivate negli ultimi 5 giorni. Sintomo di qualcosa che non sta funzionando. E dire che a Phoenix, contro un'avversaria lontana dai playoff e che raramente ha incantato quest'anno (è alla seconda vittoria di fila, arrivata però dopo un nuovo filotto negativo), le cose potevano anche andare diversamente. Prendendo in esame i singoli tabellini dei quattro quarti di match, infatti, si può vedere che Milwaukee ne passa in vantaggio tre. Peccato che sia completamente sbagliato il primo, chiuso con un -19 non più recuperabile. C'è del resto da fare i conti con un'assenza non da poco, quella di Giannis Antetokounmpo (distorsione al ginocchio per lui). A sopperire all'assenza del Greek Freak ci prova Khris Middleton, che chiude con 39 punti a referto che non bastano di fronte alla tripla doppia di Ricky Rubio (25 punti, 13 rimbalzi e 13 assist), i 24 punti di Aron Baynes, i 21 di Mikal Bridges e soprattutto i 36 di Devin Booker, di cui 20 nell'irripetibile primo quarto dei Suns.

LOS ANGELES LAKERS-LOS ANGELES CLIPPERS 112-103

I primi due derby stagionali erano andati ai Clippers, ma i Lakers al terzo tentativo abbattono i cugini arrestando anche il loro filotto di sei partite consecutive. Non bastano i 31 punti di Paul George e i 27 di Kawhi Leonard a fronte della solita monumentale prestazione del duo LeBron James/Anthony Davis, con il primo che arriva a 28 e viene per una volta superato dal compagno che tocca invece quota 30. E per i gialloviola sono ormai quattro le vittorie consecutive, di cui questa è certamente la più significativa anche perché ottenuta contro i cugini con cui è ancora in palio (almeno sulla carta) il predominio della Western Conference. E i Clippers provano a calare il tris, portandosi anche sul +9 nel corso del secondo parziale. Il secondo tempo vede però la prepotente rimonta dei Lakers, che si riportano avanti e nel quarto parziale non si fanno più riprendere.

BOSTON CELTICS-OKLAHOMA CITY THUNDER 104-105

Oklahoma City sorpassa i Celtics al TD Garden all'ultimo possesso e l'operazione sorpasso su Houston è portata a termine: i Thunder sono ora infatti quinti in Western Conference (approfittando del periodo quantomeno complesso dei texani), una posizione che in vista dei playoff potrebbe pesare tantissimo. Decisiva la palla rubata a Kemba Walker e poi trasformata in canestro da Dennis Schröder, ultimo sigillo di una partita iniziata in panchina e finita con ben 27 punti all'attivo. Proprio lui è uno dei grandi protagonisti di una OKC giunta a tre vittorie di fila e che a Ovest si sta tramutando in una realtà da non sottovalutare. Anche perché c'è un Chris Paul tirato a lucido e che con 28 punti diventa il top scorer della notte di Boston, con i padroni di casa che vanificano un vantaggio che all'intervallo parlava di un +18 per la franchigia biancoverde. E alla festa partecipa anche Danilo Gallinari, a sua volta decisivo con 18 punti che rendono inutili i 24 di Gordon Hayward e i 19 del duo Tatum-Smart. Per i Celtics è il quarto ko consecutivo in casa: non succedeva dal 2015.

MINNESOTA TIMBERWOLVES-NEW ORLEANS PELICANS 107-120

Andare a Minneapolis, ultimamente, è un toccasana un po' per tutti e lo stesso vale per i Pelicans, reduci da un periodo certamente non facile e ora invece nuovamente noni a Ovest (a pari merito con Sacramento) e con le speranze di riagganciarsi al treno playoff rinfocolate dalla seconda vittoria consecutiva. Teatro della sfida un Target Center che comunque ha voglia di basket e riempie completamente gli spalti, di fronte ai quali Zion Williamson colleziona 23 punti e dà anche spettacolo con le sue schiacciate, Nicolò Melli contribuisce con 11 punti e soprattutto Jrue Holiday stabilisce il nuovo primato stagionale personale arrivando a quota 37. Dall'altra parte c'è D'Angelo Russell, che però non va oltre 19 punti (meglio di lui Malik Beasley a quota 21) e sembra sempre più lontano dal regalare ai T'Wolves quello che serve loro, che poi è il motivo che lo ha condotto in Minnesota: trovare un leader.

CLEVELAND CAVALIERS-SAN ANTONIO SPURS 132-129 OT

Una sconfitta all'overtime a Cleveland, sul campo di una squadra che nulla più ha da chiedere alla sua stagione e che solo in questo modo abbandona un posto da fanalino di coda della Eastern Conference. Questo il teatro della partita che di fatto sembra salutare in maniera forse definitiva gli Spurs che da più di vent'anni avevano sempre partecipato ai playoff della Nba. E che ormai sono praticamente certi che non lo faranno quest'anno. Il solo DeMar DeRozan prova a tenere alto il nome di San Antonio con i suoi 25 punti, ma la verità è che la squadra non gira più e trova in Andre Drummond il nuovo spauracchio di un anno da dimenticare: suoi i 28 punti che regalano un sorriso ai Cavaliers, sua anche la tripla del definitivo sorpasso all'overtime, cui si era arrivati anche grazie al contributo di un Collin Sexton filo conduttore della stagione (Drummond l'aveva iniziata a Detroit) e che chiude a 26. Malinconicamente in panchina per l'intera partita, invece, un Marco Belinelli sempre più corpo estraneo a una squadra che comunque anche senza di lui sta andando tutt'altro che bene.

HOUSTON ROCKETS-ORLANDO MAGIC 106-126

Houston, abbiamo un problema. La frase, tipica dei film ambientati da queste parti e legati alla Nasa, può essere ora facilmente trasposta alla locale squadra di basket. Le sconfitte consecutive sono infatti divenute ora quattro, il che vuol dire che la posizione in Western Conference è ora la sesta. Decisamente poco tenuto conto dei numeri di inizio stagione, cui non riesce più a dare seguito un James Harden che dal canto suo arriva a 23 punti, ma con un 6/19 dal campo non da lui. Leggermente meglio va a Russell Westbrook (24 punti, 33esima partita di fila sopra quota 20), ma non basta. Anche perché al Toyota Center Orlando fa il bello e il cattivo tempo per i primi due quarti di partita e si porta all'intervallo lungo sul +25, ma soprattutto martella a canestro con un numero impressionante di giocatori. Primo della lista è DJ Augustin (peraltro partito dalla panchina) a quota 24 punti, con Aaron Gordon che arriva a 19, Markelle Fultz a 18 e il trio Vucevic, Carter-Williams e Ross a 16. Così i Magic mettono nel mirino Brooklyn a Est, ma è soprattutto in casa Houston che bisogna iniziare a parlare di vero e proprio allarme.

DALLAS MAVERICKS-INDIANA PACERS 109-112

Se Houston piange, Dallas non ride. Anche l'altra texana da playoff (abbiamo capito che per quest'anno a San Antonio c'è poco da fare) torna a perdere dopo due vittorie di fila e lo fa ricevendo una delle macchine dal motore più costante dell'intera Nba: i Pacers. L'American Airlines Center assiste a una nuova prova sontuosa del solito Luka Doncic, ma Indiana non si lascia spaventare e nel finale si riprende quel vantaggio che a lungo aveva conservato nell'arco della partita e grazie ai 6 punti di fila di Victor Oladipo va a vincere confermandosi in scioltezza quinta forza della Eastern Conference. Da segnalare per gli ospiti anche la doppia doppia di Domantas Sabonis (20 punti e 17 rimbalzi), mentre in casa Mavericks contribuisce alla causa Tim Hardaway Jr (30 punti) in una notte in cui assente ingiustificato è Kristaps Porzingis: solo 9 i punti all'attivo per lui.

SACRAMENTO KINGS-TORONTO RAPTORS 113-118

A Sacramento non vedono un playoff dall'ormai lontanissimo 2006, unica franchigia dell'intera Nba a non aver mai centrato la post-season in tutti gli anni '10 che ci siamo da poco messi alle spalle. Un periodo quasi sempre concluso a ridosso dell'ambito ottavo posto, spesso perso dopo logoranti inseguimenti durati per mesi e mesi. Un po' come sta succedendo anche in questa stagione, in cui per un motivo o per l'altro ogni volta che la svolta sembra a portata di mano, qualcosa si rompe. Sintomatica la partita che i Kings, che delle ultime nove ne avevano vinte ben sette, disputano sul parquet amico contro Toronto. I campioni in carica della Nba partono forte nel primo quarto, portandosi anche sul +12, quindi vengono rimontati, volano di nuovo nel terzo periodo e resistono al ritorno dei padroni di casa in un accesissimo finale. La vittoria dei Raptors porta l'importante firma di Kyle Lowry, che di 30 punti ne trova ben 13 proprio nel quarto periodo, lo stesso in cui Pascal Siakam arriva a 11 (in una partita in cui il totale è di 23). Protagonista assoluto anche Norman Powell, che arriva a 31, mentre in casa Kings De'Aaron Fox fa tutto il possibile e timbra 28 punti, sbagliando però la tripla del sorpasso a 22 secondi dalla fine. Una scena in cui a Sacramento sono ormai abituati, da quasi 15 anni.

WASHINGTON WIZARDS-MIAMI HEAT 89-100

Erano reduci da quattro sconfitte di fila in trasferta, un filotto che certamente andava interrotto quanto prima per una squadra con ambizioni importanti anche in ottica post season. Missione compiuta per Miami, che sbanca Washington nonostante l'assenza di Jimmy Butler, ma con un Bam Adebayo che illumina la scena con la sua doppia doppia da 27 punti e 14 rimbalzi. In casa Wizards perfino Bradley Beal sbaglia serata e rimane a quota 23 punti, prima partita dopo 21 di fila in cui superava a i 25). Ma se Shabazz Napier arriva a quota 27, Duncan Robinson con i suoi 23 si carica sulle spalle gli Heat nel momento più importante del match, quello in cui gli ospiti recuperano dal momentaneo -8 e dopo un parziale di 25-3 mettono di fatto la partita in ghiaccio.

BROOKLYN NETS-CHICAGO BULLS 110-107

Brooklyn dà il benvenuto al "coach ad interim" Jacque Vaughn e lo fa battendo i Bulls in una sfida non facile, in cui decisivo si rivela Spencer Dinwiddie con i suoi 24 punti a referto. Quanto basta per conservare ancora un prezioso settimo posto in Eastern Conference nei confronti della rimontante Orlando (tutti vogliono evitare Milwaukee, almeno nel primo capitolo della post-season). Anche Caris LeVert e Joe Harris con i loro 23 a testa contribuiscono al successo, mentre in casa Chicago il solo Lauri Markkanen va in doppia cifra raggiungendo quota 16 punti. Con Zach LaVine assente per infortunio sperare nei playoff è ormai sempre più un'utopia.

NEW YORK KNICKS-DETROIT PISTONS 96-84

Si segna poco al Madison Square Garden, ma poco importa dato che i Knicks tornano al successo e regalano una gioia al pubblico di casa. New York esulta anche grazie a un'ottima prestazione nell'ultimo quarto, in cui spicca un Julius Randle che chiuderà a quota 22 punti e 12 rimbalzi. Protagonista anche Elfrid Payton (16 punti per lui), mentre continua il momento no dei Pistons: nelle ultime dodici partite sono arrivati ben 11 ko, un filotto che Christian Wood non riesce a interrompere nonostante i suoi 22 punti a referto.
 

Leggi Anche

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 comments