BASKET NBA

Nba: LeBron James nella storia ma i Lakers perdono, volano Utah e Oklahoma City  

A Philadelphia i gialloviola vanno ko nella notte da primato della loro stella, Thunder al quinto successo anche senza Gallinari

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Notte storica per la Nba e in particolare per LeBron James, che a Philadelphia supera il record di Kobe Bryant e diventa il terzo giocatore ad aver segnato più punti da quando esiste il campionato di basket più famoso del mondo. Questo non basta però ai suoi Lakers, sconfitti 108-91 dai Sixers. Danilo Gallinari è assente per infortunio, ma i Thunder continuano a vincere (104-113 sul campo di Minnesota). Volano i Jazz: 112-107 su Dallas.

PHILADELPHIA 76ERS-LOS ANGELES LAKERS 108-91

LeBron James riscrive ancora una volta la storia del basket, ma nel farlo sceglie una notte che per lui rimarrà indimenticabile, molto meno per i suoi Lakers. In un Wells Fargo Center perfettamente consapevole del fatto che l'evento potrebbe verificarsi ora e lì, colui che è stato "The Chosen One" per poi tramutarsi in "King James" risponde presente: di punti ne servivano 17, ne arrivano 29. Succede nel terzo quarto, quando il tabellone del palazzetto di Philadelphia segna che mancano 6 minuti e 56 alla fine del parziale. Questo è il momento in cui la storia si scrive: LeBron supera un certo Kobe Bryant, si porta a 33.644 punti segnati in Nba e diventa il terzo marcatore più prolifico della storia. Numeri da urlo, che però non si accompagnano a un successo di squadra: i Lakers infatti cadono, per la decima volta in ben 46 partite, permettendo agli Utah Jazz di accorciare in una classifica che in Western Conference rimane comunque più che tranquillizzante. E questo, visto dall'altro lato della partita, significa che i Sixers (guidati dai 29 punti di Tobias Harris e i 28 con 10 assist di Ben Simmons) raccolgono un risultato fondamentale in vista di un piazzamento di livello nella post season a Est. Le luci dei riflettori, però, se le era prese ancora una volta il grande LeBron.

MINNESOTA TIMBERWOLVES-OKLAHOMA CITY THUNDER 104-113

Chi a Ovest invece ha iniziato a volare e non sembra volersi fermare più è Oklahoma City, che al Target Center di Minneapolis si prende la quinta vittoria di fila ed è giorno dopo giorno, settimana dopo settimana sempre più certa che nei playoff ci sarà. Al nuovo successo non partecipa Danilo Gallinari, rimasto acciaccato dopo la vincente trasferta di Atlanta e tenuto conseguentemente a riposo. Grande protagonista diventa quindi Chris Paul, che mette a referto 25 punti con 10 assist, mentre Dennis Schroder parte dalla panchina e regala addirittura 26 punti ai rampanti Thunder. In casa Timberwolves le qualità e i problemi sono i soliti di sempre: Karl-Anthony Towns di punti ne trova ben 37, che però ancora una volta non bastano a regalare il successo al popolo del Minnesota. E la squadra ora è diventata malinconicamente penultima nella Western Conference.

UTAH JAZZ-DALLAS MAVERICKS 112-107

Praticamente opposto il cammino degli Utah Jazz, che invece vincono la quarta di fila e confermano perché nella Western Conference sono autorevolmente secondi. Perché a cadere a Salt Lake City non è certo una squadra comoda, bensì i Mavericks che a Ovest sono terza forza (con il quinto posto dei cugini di Houston nel mirino). In una partita piena di stelle e potenziali sfide da urlo è quindi Rudy Gobert a ricavarsi un posto d'onore, grazie a una partita da 22 punti, 17 rimbalzi e un 8/8 dal campo immacolato. Ma sono tutti i Jazz a essere una macchina pressoché perfetta, dato che Donovan Mitchell trova 25 punti e 8 rimbalzi, mentre Bojan Bogdanovic si "ferma" (se così si può dire) a 23. E Dallas? Luka Doncic fa il suo, dato che 25 punti li porta comunque a casa, ma è il collettivo dei texani a uscire a pezzi dal confronto con i colleghi di Utah. Anche perché la percentuale al tiro è bassina (43,3%) e Porzingis si ferma a 15 punti a referto. Troppo poco contro questi Jazz.

DETROIT PISTONS-BROOKLYN NETS 111-121 OT

Servono 53 punti ai Nets per espugnare la Little Caesars Arena di Detroit, ponendo un freno all'emorragia di vittorie (non ne arrivava una da cinque partite) che ne ha reso le certezze di playoff meno granitiche, e in questo modo ristabilisce le distanze dai Chicago Bulls noni in Eastern Conference. Protagonista in negativo e poi in positivo è Kyrie Irving, autore del tiro sbagliato sulla sirena che provoca l'overtime ma capace di timbrare ben 45 punti che diventano decisivi per la vittoria newyorkese. Decisivo anche Jarrett Allen, in doppia doppia con 20 punti e 15 rimbalzi, mentre i Pistons si aggrappano a un Derrick Rose che certamente non può fare tutto da solo: per lui arrivano altri 27 punti, Andre Drummond ne aggiunge 20 (con un numero pazzesco di rimbalzi, ben 21) ma Detroit continua a non sorridere. I playoff erano e rimangono lontani, nel cuore di una stagione già da tempo senza obiettivi per la franchigia del Michigan.

CLEVELAND CAVALIERS-CHICAGO BULLS 106-118

Chi invece un obiettivo è stato in grado di ricostruirselo settimana dopo settimana nonostante un inizio di stagione da profondo rosso sono i Bulls: il mirino sui Nets è stato fissato da tempo, ma dopo la lunga rincorsa ora Chicago ha il fiato piuttosto corto. Era però importante mettersi alle spalle l'inopinata sconfitta casalinga con i derelitti Sacramento Kings, e l'occasione giusta è la trasferta di Cleveland. Qui Zach LaVine torna a essere decisivo grazie a una mostruosa prestazione da 44 punti, 10 rimbalzi e 8 assist. Sempre più stella di questi Bulls vicini alla resurrezione, è lui a prendere in mano la squadra che viene inizialmente sorpresa da Cleveland ma vince la partita in un terzo quarto da 40-19. I ragazzi dell'Ohio, malinconicamente penultimi a Est, ci provano: Kevin Love trova una doppia doppia da 20 punti e 11 rimbalzi, Collin Sexton e Cedi Osman di punti ne aggiungono 18. Ma l'amore cittadino per il basket è ai minimi storici. Specie nella notte in cui l'amatodiato LeBron viene nuovamente celebrato come uno dei più grandi di sempre.
 

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