NBA

Nba: incredibile Doncic, stende Memphis sulla sirena. Ai Sixers la sfida al vertice con Brooklyn

La tripla fuori equlibrio dello sloveno regala a Dallas il successo per 114-113 sui Grizzlies. Phila batte i Nets 123-117 con 39 di Embiid, Warriors ok con super-Curry da 42 punti

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In una notte Nba da 12 partite la copertina è per Luka Doncic, decisivo con una tripla fuori equilibrio sulla sirena che vale il 114-113 Mavs sui Grizzlies. Primeggiano, negli altri match, Joel Embiid, 39 punti nel 123-117 dei 76ers sui Nets nella sfida al vertice ad Est, e Steph Curry, 42 nel 147-109 degli Warriors sui Thunder. Vincono in casa Nuggets e Raptors, colpi esterni per Bucks, Clippers, Cavs, Magic, Knicks, Pacers e Wizards.

MEMPHIS GRIZZLIES-DALLAS MAVERICKS 113-114

È un’incredibile tripla fuori equilibrio di Luka Doncic allo scadere a regalare a Dallas una vittoria fondamentale per continuare ad alimentare le speranze di qualificazione ai playoff, senza passare dal torneo intermedio che coinvolge le squadre dal settimo al decimo posto. Lo sloveno, che ormai nessuno più considera una sorpresa quando alza il proprio livello di gioco nei momenti decisivi, mette così il sigillo a una prestazione da 29 punti, 9 rimbalzi 5 assist e 2 rubate, benché Dallas arrivi alla volata finale non solo grazie a lui, ma anche con i 21 punti di Kristaps Porzingis. Per i Mavs è la prima vittoria dopo due ko di fila, il sesto posto di Portland è vicinissimo. Memphis deve invece fare i conti con la terza sconfitta nelle ultime quattro uscite, un andamento che va migliorato per difendere la possibilità di giocare il play-in tournament con la più alta testa di serie possibile.

PHILADELPHIA 76ERS-BROOKLYN NETS 123-117

Sono i Sixers, guidati da un pazzesco Joel Embiid, a vincere la sfida fra le due squadre che, prima della palla a due, condividevano il primato ad Est. Il camerunense è di gran lunga il miglior giocatore dell’incontro, con 39 punti e 13 rimbalzi a tabellino, anche se curiosamente il suo plus-minus è di -1. Bene anche Tobias Harris, autore di 26 punti, e Shake Milton, che ne aggiunge 15 dalla panchina. Brooklyn, senza James Harden e Kevin Durant (il primo ancora infortunato, il secondo a riposo nella seconda partita di un back-to-back), scivola fino al -21 nel quarto periodo prima di tentare la rimonta con un Kyrie Irving da 37 punti e 9 assist complessivi e con i 17 dell’ex Landry Shamet, ma Phila resiste nel finale e porta a casa il successo che vale la vetta solitaria della conference.

OKLAHOMA CITY THUNDER-GOLDEN STATE WARRIORS 109-147

Non ci sono più parole per descrivere Steph Curry: dopo i 53 punti contro Denver, il nuovo miglior marcatore assoluto della franchigia californiana si produce in un’altra prova mostruosa, stendendo con 42 punti segnati in tre quarti (25 solo nel terzo) i poveri Thunder, che non hanno contromisure adatte a fermare il numero 30, soprattutto dalla distanza (11/16 da tre a fine partita). Curry può così riposare nell’ultimo periodo, e nel lungo garbage time può rifiatare anche Draymond Green, altro protagonista di serata con una tripla-doppia da 12 punti, 16 assist e 10 rimbalzi. Poco da dire su Oklahoma City: dietro i 22 di Darius Bazley e la doppia-doppia da 18 punti e 12 rimbalzi di Moses Brown c’è letteralmente il vuoto.

DENVER NUGGETS-MIAMI HEAT 123-106

Alla prima partita senza Jamal Murray in campo (l’infortunio al crociato rimediato contro Golden State lo costringerà a rientrare direttamente nella prossima stagione), Denver reagisce con personalità e sconfigge una delle pretendenti al trono dell’altra conference sfruttando un ottimo Michael Porter jr, autore di 25 punti e 10 rimbalzi, e il solito ispirato Nikola Jokic, che mette a referto una tripla-doppia da 17 punti, 11 assist e 10 rimbalzi. Bene anche JaMychal Green (17) e PJ Dozier (15), il cui impatto dalla panchina è utile per creare il solco tra la franchigia del Colorado e quella della Florida, con quest’ultima che si limita ai 21 punti di Bam Adebayo e ai 13 di un poco ispirato Jimmy Butler.

MINNESOTA TIMBERWOLVES-MILWAUKEE BUCKS 105-130

Nonostante l’assenza di Giannis Antetokounmpo continui a prolungarsi per i problemi al ginocchio (è la sesta partita senza il ‘Greek Freak’), Milwaukee ottiene una vittoria discretamente semplice contro una squadra che ormai non ha più nulla da dire alla stagione e non può neanche schierare Karl-Anthony Towns, assente giustificato per motivi personali. A sigillare il successo dei Bucks ci pensano sei uomini in doppia cifra, guidati dai 27 punti di Khris Middleton e dai 18 di Brook Lopez. Dall’altra parte il rookie Anthony Edwards prova a tenere in piedi le speranze dei suoi mettendo a segno 24 punti, ma è troppo poco per pensare di contrastare una squadra che, pur senza il suo faro principale, resta una delle migliori ad Est.

DETROIT PISTONS-LOS ANGELES CLIPPERS 98-100

Coach Tyronn Lue è costretto a fare a meno di Kawhi Leonard (fastidio al piede) e Paul George (‘load management’), le cui assenze vanno ad aggiungersi a quelle di Serge Ibaka e Pat Beverley, e i Clippers rischiano grosso nella trasferta di Detroit, prevalendo solo nel finale grazie all’ex di serata, Reggie Jackson. Due i canestri decisivi del 30enne nato in Italia, a Pordenone (suo papà era un militare Usa di stanza ad Aviano): il primo è la tripla del pareggio a 19” dalla sirena, il secondo è il jumper che vale il successo quando allo scadere mancano 2.3 secondi. Sono 29 i punti di Jackson, che proprio con l’ultimo canestro diventa anche il top scorer di serata, superando i 28 di Jerami Grant, inutilmente il migliore in casa Pistons.

CHARLOTTE HORNETS-CLEVELAND CAVALIERS 90-103

I Cavs vogliono crederci fino alla fine: battendo Charlotte, la squadra allenata da J.B. Bickerstaff si porta a due partite di distanza dal decimo posto, e non è detto che non possa coltivare ambizioni di postseason, soprattutto con un Taurean Prince come quello di stanotte: l’ex di Atlanta e Brooklyn mette a referto 25 punti con 6/8 dalla distanza, decisivi tanto quanto la doppia-doppia da 17 punti e 11 rimbalzi di Kevin Love e i 17 segnati a sua volta da Darius Garland. Gli Hornets, dal canto loro, pagano le rotazioni limitate: non bastano 22 punti di Terry Rozier e 20 di Miles Bridges per evitare il terzo ko di fila, che fa scendere la franchigia della North Carolina a ‘quota 500’, con 27 vittorie e altrettante sconfitte.

TORONTO RAPTORS-SAN ANTONIO SPURS 117-112

Imprevedibili nel bene e nel male, gli Spurs che venivano da due vittorie di fila perdono nella provvisoria casa dei Raptors, la Amalie Arena di Tampa, in Florida, e scivolano così al decimo posto nella Western Conference, mettendo seriamente a rischio il cammino verso la postseason. Non bastano agli uomini di Gregg Popovich i 25 punti di Derrick White, i 23 di Patty Mills e i 29 dell’ex di serata DeMar DeRozan. Dall’altra parte a fare la voce grossa ci sono OG Anunoby, con 22 complessivi, e Pascal Siakam, in doppia-doppia con 20 punti e 12 rimbalzi. Sono proprio loro a realizzare i canestri decisivi di una partita combattuta, che regala a Toronto la speranza di play-in tournament: Chicago, decima ad Est, ha solo una partita vinta in più e una persa in meno.

CHICAGO BULLS-ORLANDO MAGIC 106-115

A proposito di Bulls, non è certo un caso che la franchigia dell’Illinois rischi di far riavvicinare in classifica squadre che sembravano fuori dal discorso legato al decimo posto, come Cleveland o Toronto. Chicago, infatti, cade malamente contro Orlando, nonostante 30 punti di Zach LaVine e la doppia-doppia da 29 punti e 11 rimbalzi di Nikola Vucevic, alla prima da ex. Oltre ai loro due punti di riferimento, però, i Bulls hanno poco da offrire, mentre i Magic mandano a referto sei giocatori in doppia cifra, guidati dai 22 punti di un sorprendente James Ennis e dalla doppia-doppia di un altro ex di serata, Wendell Carter jr (19 punti e 12 rimbalzi). È solo la 18a vittoria in 55 partite giocate, ma è anche un avviso per tutti: Orlando non vuole sentir parlare di ‘tanking’ ed è pronta a mettere sgambetti importanti.

NEW ORLEANS PELICANS-NEW YORK KNICKS 106-116

Quarta vittoria consecutiva, prima in trasferta, per i Knicks, che continuano spediti la loro corsa verso i playoff, con l’obiettivo dichiarato di arrivare fra le prime sei ad Est e accedere così direttamente al primo turno. Due gli uomini decisivi nella sfida dello Smoothie King Center: il primo è Julius Randle, che nell’arena che lo ha accolto nella stagione 2018/19 firma 32 punti con 5/8 dalla distanza; il secondo è invece Alec Burks, che entra dalla panchina e mette a segno 21 punti fondamentali nell’economia della partita. I Pelicans provano fino alla fine a rimanere attaccati al punteggio, sfruttando 28 punti di Brandon Ingram e 25 di Zion Williamson, ma dopo tre successi consecutivi arriva un pesante ko che li tiene lontani dal decimo posto.

HOUSTON ROCKETS-INDIANA PACERS 124-132

Servono tre giocatori oltre quota 20, ai Pacers, per avere la meglio su una Houston combattiva, che però non riesce ad evitare il ko numero 41 (su 55 partite giocate) di una stagione da dimenticare. A primeggiare a livello di punti, per Indiana, è Caris LeVert, che ne segna 27, mentre Malcolm Brogdon e Domantas Sabonis flirtano con la tripla-doppia: il primo firma 23 punti, 14 rimbalzi e 9 assist, il figlio di Arvydas chiude invece a quota 22 aggiungendo 10 rimbalzi e 7 passaggi decisivi. I Rockets hanno il merito di restare in partita fino alla fine, grazie ai 31 punti di John Wall e ai 25 di Christian Wood (13 rimbalzi per lui) e Kelly Olynyk (10 i palloni raccolti sotto le plance dall’ex Miami), ma non basta: vince Indiana, al quarto successo nelle ultime cinque.

SACRAMENTO KINGS-WASHINGTON WIZARDS 111-123

Ormai in piena caduta libera (è l’ottava sconfitta consecutiva), Sacramento cede anche agli Wizards, che chiudono con il successo numero quattro la serie di sei partite in trasferta iniziata lo scorso 7 aprile. Individuare i protagonisti della vittoria è affare piuttosto semplice, soprattutto quando si tratta di Washington: Bradley Beal è il miglior marcatore dei suoi con 31 punti, Russell Westbrook si produce nell’ormai consueta tripla-doppia da 25 punti, 15 rimbalzi e 11 assist. Entrambi lasciano ben pochi margini ai Kings, tra i quali si salva il solo De’Aaron Fox, autore di una ‘prova tuttofare’ da 33 punti, 5 rimbalzi, 6 assist e 6 palle rubate. Non basta, però, per restare in partita fino alla fine, né per regalare il sorriso a una franchigia che si prepara alla quindicesima stagione consecutiva senza partecipare ai playoff.

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