Nba: gli Spurs sorprendono Bucks e Antetokounmpo, Gallinari e Thunder ko

San Antonio batte Milwaukee, ko dopo cinque vittorie. A Ovest bene anche Denver e Dallas, cade invece Oklahoma City

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Dopo cinque vittorie consecutive, cadono i formidabili Milwaukee Bucks. Lo fanno a San Antonio, dove gli Spurs vincono 126-104 nonostante Marco Belinelli trascorra l'intera partita in panchina e Antetokounmpo metta a referto 24 punti e 12 rimbalzi. Perdono invece gli Oklahoma City Thunder, con Gallinari che segna 18 punti inutili contro Philadelphia (120-113 per i 76ers). Pelicans ko con i Jazz (126-128, Melli out), vincono Denver e Dallas.

SAN ANTONIO SPURS-MILWAUKEE BUCKS 126-104

C'era un tempo in cui i San Antonio Spurs sembravano aver perso completamente la bussola, e quel tempo risale appena allo scorso autunno. Nel frattempo però quella vecchia volpe di Gregg Popovich ha trovato il modo di riaggiustare le cose, e settimana dopo settimana i risultati si vedono in maniera via via sempre più evidente. Lo scoprono a loro spese i formidabili Bucks, che dopo cinque vittorie di fila si fermano all'AT&T Center contro una squadra che appena 48 ore prima avevano battuto in quel del Wisconsin. E questo risultato, in parte sorprendente in parte no, ha diverse chiavi di lettura: la continuità dai tre punti dei texani (sono 19 le triple a segno), la difficoltà di Milwaukee ad andare a canestro (la percentuale parla di un 40% dal campo), un Giannis Antetokounmpo come sempre incisivo ma stavolta non decisivo (trova sì la doppia doppia, ma "solo" con 24 punti e 12 rimbalzi). Ma la verità è che San Antonio sta recuperando certezze da tempo smarrite, anche perché DeMar DeRozan stampa altri 25 punti e 17 ne arrivano da parte di Rudy Gay e LaMarcus Aldridge. Chi non partecipa alla festa è però Marco Belinelli, unico giocatore nella panchina degli Spurs a non mettere piede in campo, mentre i suoi compagni mettono i chiodi sull'ottavo posto nella classifica di Conference. Quello che garantisce dei playoff che solo qualche settimana fa sembravano utopia e poco più.

PHILADELPHIA 76ERS-OKLAHOMA CITY THUNDER 120-113

I Sixers si mettono alle spalle l'ultimo complicatissimo periodo e ripartono di slancio dopo quattro sconfitte di fila (che non hanno però messo a rischio una tranquilla posizione in zona playoff). A cadere al Wells Fargo Center sono i Thunder, reduci invece da un periodo positivo che li ha a propria volta inseriti autorevolmente nel novero delle prime otto nella Western Conference. E infatti anche a Philadelphia la sfida è tutt'altro che scontata, tanto che il grande equilibrio viene risolto solo nel finale con un parziale di 9-0 decisivo per il successo dei 76ers. Che si stringono attorno a tanti uomini, da Josh Richardson che mette a referto 23 punti a Ben Simmons che trova una doppia doppia da 17 punti e 15 rimbalzi, passando per Joel Embiid che subisce un infortunio alla mano ma resta in campo e chiude a quota 18 punti, 9 rimbalzi e 8 assist. In casa Oklahoma City a fare la parte del leone è Steven Adams (24+15 rimbalzi), ma danno il loro contributo anche Chris Paul e Danilo Gallinari, entrambi a quota 18 punti. Che però non bastano ai Thunder, finiti ko dopo cinque vittorie di fila.

NEW ORLEANS PELICANS-UTAH JAZZ 126-128

Continua anche il ruolino di marcia di Utah, divenuto inarrestabile nelle ultime settimane che parlano di sei vittorie consecutive. Sbancare lo Smoothie King Center di New Orleans però non è facile, tanto che la partita si decide negli ultimi secondi e ci sono anche contestazioni per una controversa decisione degli arbitri sul possesso di Brandon Ingram che chiude la partita. Si punta a ottenere un fallo che invece non viene ravvisato, fermando la prestazione dell'ex Lakers a quota 35 punti (migliore dei suoi, che vantano anche i 23 di JJ Redick e i 21 di Lonzo Ball, laddove ancora una volta Nicolò Melli trascorre l'intero match in panchina). I Jazz rispondono però con i 35 di Bojan Bogdanovic: un vero martello a canestro, dato che per il resto la sua serata parla di 0 rimbalzi, 0 assist, 0 stoppate, 0 recuperi. Ma tanto basta alla franchigia di Salt Lake City, autorevolmente quinta a Ovest e già abbastanza tranquilla sulle proprie possibilità di centrare la post season.

DALLAS MAVERICKS-CHICAGO BULLS 118-110

Se Dallas ha ripreso a sognare di tornare per davvero sulla mappa del grande basket, per la prima volta da quel lontano 2011 in cui con Nowitzki, Marion e Kidd si portò a casa uno storico titolo, il merito è in buona parte suo. E Luka Doncic non sembra ancora sazio, prendendo per mano i Mavericks e guidandoli a una non semplice vittoria contro Chicago grazie a una sensazionale tripla doppia. Lo sloveno sforna infatti una prova da 38 punti, 11 rimbalzi e 10 assist, ma soprattutto è lui a mettere a segno 17 punti su 19 nella seconda metà del terzo quarto, quando i texani scappano dai Bulls che fino a quel momento avevano tenuto loro testa. Anche perché Zach LaVine trova 20 punti e ancora meglio fa Lauri Markkanen con 26+9 rimbalzi. Dallas deve oltretutto fare i conti anche con la quarta assenza di fila di Kristaps Porzingis, ma contro un Doncic del genere c'è poco da fare. E i Mavs rimangono sesti e tranquilli in piena zona playoff in quel della Western Conference.

ATLANTA HAWKS-DENVER NUGGETS 115-123

Continua il periodo altalenante dei Nuggets, che dopo aver inopinatamente perso a Washington non sbagliano ad Atlanta e riprendono il loro cammino da seconda della Western Conference, all'inseguimento dei finora irraggiungibili Lakers. Una discreta fetta di merito è di Nikola Jokic, che mette a segno ben 47 punti che rappresentano il suo nuovo massimo in carriera. Al successo di Denver contribuisce però anche un ottimo Will Barton da 28 punti, meno di quelli trovati per gli Hawks dal solito Trae Young. Per lui il tabellino è firmato 29 volte, ennesima prova da applausi in una stagione disgraziata per la squadra: Atlanta arriva a undici sconfitte nelle ultime tredici gare e il record da inizio stagione è impietoso. Perché l'8-29 racconta in maniera chiara che nell'attuale Nba nessuno ha fatto peggio.

WASHINGTON WIZARDS-BOSTON CELTICS 99-94

Sparagnini quanto determinati, arrabbiati quanto apparentemente fragili e vicini a un crollo che invece non arriva. Sono i nuovi Wizards, che dopo i disastri mostrati per mese in ogni angolo della nazione centrano la seconda vittoria di fila, la terza nelle ultime cinque, e quasi senza accorgersene si siedono in un dodicesimo posto di Conference impensabile anche solo verso Natale. Washington si gode la sua nuova realtà e soprattutto un Ish Smith ormai idolo di una Capital One Arena che si stropiccia gli occhi e quando li riapre vede che i Celtics sono stati sconfitti. La seconda forza della Eastern Conference cade al cospetto di una franchigia a lungo tra le più deboli del campionato, ma che ancora una volta si stringe a uno Smith da 27 punti (di cui 14 nel quarto parziale). Boston quasi non ci crede, e l'assenza di Kemba Walker non basta a spiegare quanto avvenuto sul parquet della Capitale. Anche perché Jaylen Brown trova 23 punti, Jayson Tatum arriva a 17 e Gordon Hayward a 10+10. Sta di fatto che i Celtics perdono, regalando un sogno ad occhi aperti a una Washington che quasi non ci crede. Ma che inizia anche a prenderci gusto.

ORLANDO MAGIC-BROOKLYN NETS 101-89

Chi invece sta faticando non poco, a Est, sono i Nets: a Orlando arriva infatti il sesto ko consecutivo, le cui spiegazioni sono diverse a partire dalle tante assenze per infortunio. Ma anche chi c'è fatica non poco, come dimostra la vena scarsissima in attacco dove nessuno va oltre i 16 punti a testa di Spencer Dinwiddie e Joe Harris. Ad approfittarne sono i Magic, che nemmeno si sforzano troppo, ma trovano una vittoria potenzialmente molto pesante in quella zona in cui nella Eastern Conference si decideranno le posizioni di rincalzo per i playoff. Il più incisivo è il rampante Markelle Fultz, che trova 25 punti e arriva al suo nuovo massimo in carriera. E la sua prestazione è importante anche a livello di personalità, come dimostrato nei 7 timbri in occasione del parziale da 15-1 che Orlando centra nel quarto periodo, quello che pone le basi per il successo su questa versione di Brooklyn vicina a un crollo psicofisico.

CHARLOTTE HORNETS-INDIANA PACERS 104-115

Riprende il cammino di Indiana, che si rialza dopo due sconfitte consecutive e rimane a una sola vittoria di distanza da Philadelphia e il quinto posto della Eastern Conference. Importante anche vincere a Charlotte, impedendo così agli Hornets di trovare un successo che avrebbe potuto scompaginare qualche carta a Est. Prova importante per Domantas Sabonis, in doppia doppia grazie a 18 punti e 12 rimbalzi, ma a essere decisivo è soprattutto un TJ Warren che di punti ne mette a segno 36, di cui 30 nel secondo tempo in cui il pendolo della partita inizia a oscillare in maniera chiara verso i Pacers. Charlotte prova a rispondere e rimane a lungo in partita, anche perché Terry Rozier trova 28 punti e Devonte Graham gli risponde con 22. I ragazzi del North Carolina però cadono dopo due vittorie consecutive e ora nella loro difficile rincorsa ai playoff devono sostanzialmente ricominciare da capo. 

SACRAMENTO KINGS-GOLDEN STATE WARRIORS 111-98

Difficile trovare due squadre a Ovest conciate peggio di Sacramento e Golden State, con i primi reduci da settimane di profondo rosso (che da un posizionamento playoff hanno portato la squadra a ridosso del fondo classifica) e i secondi che devono solo ringraziare Atlanta o sarebbero il materasso dell'intera Nba. Così al Golden 1 Center c'è voglia di riscossa, e a trovarla sono i Kings che vincono la seconda partita nelle ultime tre (ma anche nelle ultime 11), dando un senso nuovo al loro gelido inverno. Decisivi sono i soliti uomini: Buddy Hield e De'Aaron Fox con 21 punti a testa, ma la vittoria arriva anche grazie ai 18 di Harrison Barnes e Trevor Ariza. Chi se la passa davvero male sono gli Warriors, che si ritrovano a dover spiegare a loro stessi un mortificante 0/17 dalla lunga distanza, che non vanno oltre i 16 punti di Glenn Robinson e perdono anche il loro coach Steve Kerr cacciato dagli arbitri.
 

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