NBA

Nba: Gallinari guida i Thunder nella vittoria su Philadelphia, cadono gli Spurs di Belinelli

Oklahoma City vince all'overtime con 28 punti del Gallo, San Antonio ko a Orlando. Lakers e Celtics non si fermano più

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Notte magica per Danilo Gallinari in Nba, con l'azzurro protagonista assoluto nella vittoria dei Thunder su Philadelphia all'overtime: finisce 127-119 per Oklahoma City, con 28 punti per il Gallo. Ne mette a referto solo 6 Marco Belinelli, e gli Spurs perdono 111-109 a Orlando all'ultimo respiro. Decima vittoria stagionale per Lakers e Celtics, che non sembrano volersi fermare più e abbattono rispettivamente Sacramento e Golden State.

Getty Images

OKLAHOMA CITY THUNDER-PHILADELPHIA 76ERS 127-119 OT
Danilo Gallinari si prende i titoli del giorno, sfoderando la sua migliore partita di questa stagione in un momento certamente delicato per i suoi Thunder (che erano reduci da tre sconfitte nelle ultime quattro apparizioni in Nba). L'azzurro chiude infatti la sua serata con ben 28 punti, rivelandosi una delle chiavi del successo sui Sixers, che cadono all'overtime dopo aver concluso il quarto periodo prendendo 20 punti (a 12) negli ultimi 5 minuti. Il Gallo ha anche la palla per chiudere nei tempi regolamentari, ma non riesce a sfruttarla. Si rifà quindi con gli interessi con 7 fondamentali punti all'overtime. Oklahoma City ringrazia anche Chris Paul (27 punti) e Shai Gilgeous-Alexander (24), mentre Philadelphia riprende la sua corsa sulle montagne russe dopo aver iniziato la settimana con due vittorie nel frattempo già vanificate. Non basta infatti il ritorno di Joel Embiid dopo i recenti guai al ginocchio (31 punti e 12 rimbalzi per lei), né i 28 di Josh Richardson o un Ben Simmons a sua volta in doppia doppia. I Sixers devono infatti arrendersi dopo un'aspra battaglia, vinta dagli avversari grazie a un mattatore assoluto: Danilo Gallinari.

ORLANDO MAGIC-SAN ANTONIO SPURS 111-109
Continua il periodo nero di San Antonio, che perde la quarta partita consecutiva a Orlando contro un'avversaria in grande crescita dopo un inizio stagionale tutt'altro che semplice. Gli Spurs però ci provano eccome, tanto che nel corso del secondo quarto si portano anche sul +16 all'Amway Center, salvo subire il ritorno dei Magic in cui imperversa Evan Fournier con i suoi 26 punti. Decisivo è però Terrence Ross, che ne mette a referto 20 di cui 10 arrivano però nell'infuocato quarto periodo, quello che decide una contesa rimasta apertissima fino agli ultimi secondi. Per i texani è da sottolineare la prova da 21 punti di DeMar DeRozan, mentre Marco Belinelli ancora una volta parte dalla panchina, centrando un buon plus-minus (+9) grazie ai suoi 6 punti. Non sufficienti però per interrompere l'astinenza di vittorie degli Spurs, ora decimi nella Western Conference e che vedono allontanarsi sempre più un record utile per reinserirsi nel discorso playoff.

LOS ANGELES LAKERS-SACRAMENTO KINGS 99-97
Per chi ha i Kings nel cuore una sfida contro i Lakers non sarà mai banale, anche se dal canestro di Robert Horry che negò a Sacramento le finali Nba sulla sirena sono passati quasi 18 anni. E beffa delle beffe, anche all'epoca il tabellone recitava 99-97, punteggio che questa volta basta ai gialloviola per aggiudicarsi l'ennesimo derby californiano confermandosi forza attualmente inarrestabile a Ovest. Sacramento parte meglio e chiude il primo quarto addirittura sul +10, nonostante l'assenza di De'Aaron Fox. Trascinatore è quindi Buddy Hield che mette a referto 21 punti (di cui 18 dall'arco). Fondamentale anche Bogdan Bogdanovic, ma non decisivo: proprio lui ha l'ultimo possesso, quello che potrebbe regalare ai Kings il controsorpasso, ma si schianta contro un Anthony Davis che diventa protagonista nonostante una partita da 17 punti. In casa Lakers manco a dirlo LeBron James va in doppia doppia ed è top scorer di serata (29 punti e 11 assist), mettendo il suo volto sul decimo successo dei losangelini (primi a riuscirci in Western Conference). Si arresta invece la corsa di Sacramento, che dopo il difficilissimo inizio sperava di rientrare in corsa per i playoff. E ancora una volta contro i Lakers paga un ultimo, fatale possesso.

HOUSTON ROCKETS-INDIANA PACERS 111-102
Se i Lakers continuano a correre senza dare l'apparente impressione di volersi concendere soste di alcun tipo, alle loro spalle c'è qualcuno pronto ad approfittare di eventuali passi falsi dei losangelini. Sono i Rockets, secondi nella Western Conference e con in corso un filotto di vittorie addirittura più lungo rispetto a quello dei californiani. Vittima del Toyota Center stavolta è Indiana, che a sua volta veniva da un periodo in cui sembrava in grado solo di vincere ma che non fa i conti con il solito, immenso James Harden. Il Barba si regala un'altra partita sontuosa arrivando a quota 44 punti e caricandosi sulle spalle una Houston che nel corso del secondo quarto si era ritrovata anche sul -9. Merito di una versione dei Pacers tutt'altro che opaca, come dimostrato da un Domantas Sabonis in doppia doppia (18 punti e 13 rimbalzi) e che accelera proprio quando Harden rifiata in panchina. Per Houston diventa quindi importante anche l'apporto degli "altri", a partire da Ben McLemore (21 punti) e un Russell Westbrook che si sblocca dopo aver trascorso il primo quarto a secco e arriva a quota 17.

GOLDEN STATE WARRIORS-BOSTON CELTICS 100-105
La sensazione è sempre più evidente man mano che la stagione entra nel vivo: arrestare i Celtics quest'anno sarà un'impresa complicata per chiunque. Boston conserva il miglior record dell'intera Nba (10-1) andandosi a prendere al Chase Center di San Francisco una vittoria non banale contro una versione ritrovata di Golden State, quantomeno sul fronte della prestazione e soprattutto della convinzione. Gli Warriors partono a mille, portandosi addirittura sul +15 già nel primo quarto e dopo aver subito il sorpasso Celtics provano a non uscire dalla partita. La prova encomiabile dei californiani si schianta però contro la triade Jayson Tatum - Jaylen Brown - Kemba Walker (rispettivamente 24, 22 e 20 punti) che alla fine portano per mano gli ospiti alla decima vittoria stagionale. Per Golden State rimangono gli applausi e i rimpianti, oltre a una malasorte che non sembra distrarsi mai (D'Angelo Russell si ferma nel corso del terzo quarto per un problema a un pollice, quando già aveva segnato 12 punti): i numeri dicono che con 2 vittorie e 11 ko i peggiori della Nba continuano a essere proprio gli Warriors. Ma contro la lanciatissima Boston non si è visto affatto.

MINNESOTA TIMBERWOLVES-WASHINGTON WIZARDS 116-137
Gli Wizards avevano bisogno di una vittoria come dell'ossigeno e la trovano su un campo tutt'altro che facile, come il Target Center di Minneapolis. E a rendere ancora più importante la prova di Washington è il punteggio finale, con un +21 sulla sirena che almeno per una notte sembra cancellare tutti i problemi dei capitolini, il cui record stagionale rimane comunque tutt'altro che consolante (3-7). Gran parte dei meriti sono di un sontuoso Bradley Beal, che si porta a casa qualcosa come 44 punti oltre a 10 assist. Da applausi anche un Moritz Wagner da 30 punti e 15 rimbalzi, mentre in casa Minnesota a ballare ad alti livelli c'è il solo Karl-Anthony Towns (36 punti, di cui 19 nel secondo quarto). Fatale l'assenza di Andrew Wiggins per i padroni di casa, cui non basta una prova da 20 punti di Covington.

MEMPHIS GRIZZLIES-UTAH JAZZ 107-106
Colpaccio di Memphis, che al FedExForum abbatte una squadra come i Jazz che finora ne avevano perse solo tre ed erano reduci da un importante filotto di vittorie consecutive. Certo non il modo migliore per dare il bentornato a Mike Conley, ora con i colori di Utah e alla prima da ex contro la squadra per cui ha disputato ben 12 stagioni. E dire che gli ospiti vedono Rudy Gobert segnare 23 punti conditi da 17 rimbalzi, mentre Donovan Mitchell arriva addirittura a quota 29. Non basta, però, dato che l'eroe del giorno diventa Ja Morant con i suoi 25 punti e soprattutto il canestro della vittoria a un minuto e mezzo dalla sirena. E i Grizzlies riprendono il loro cammino, anche grazie ai 20 punti realizzati da Dillon Brooks.

CHARLOTTE HORNETS-DETROIT PISTONS 109-106
Vince letteralmente all'ultimo secondo Charlotte, che fa sua una sfida apertissima contro i Pistons grazie alla bomba da tre punti di Malik Monk, che ci prova sulla sirena e viene premiato. Il premio più dolce è però per gli Hornets, che in questo modo superano Cleveland e diventano l'ultima squadra della Eastern Conference ad essere attualmente in posizione utile per disputare i playoff. Monk si regala comunque una partita da 19 punti complessivi, non male tenuto conto della partenza dalla panchina. Devonte Graham va in doppia doppia (18 punti e 10 rimbalzi), mentre Detroit vede Derrick Rose (che chiude a 16) sprecare la palla della potenziale vittoria. E per i Pistons le buone partite di Andre Drummond (16 con 20 rimbalzi), il rientrante Blake Griffin (19) e soprattutto Langston Galloway (32 partendo dalla panchina), alla fine non servono a nulla.
 

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