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Basket, Nba: Lillard batte Houston, vittorie per Gallinari e Belinelli  

Prima tripla doppia in carriera per Dame nel 125-112 ai Rockets. Il Gallo realizza 19 punti nel 120-100 di Oklahoma ai Kings, anche l'azzurro degli Spurs in doppia cifra

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Nella notte Nba è da segnalare la prima tripla doppia in carriera di Damian Lillard. Il numero zero realizza 36 punti, 11 assist e dieci rimbalzi nel 125-112 di Portland agli Houston Rockets, k.o. malgrado i 39 di Russell Westbrook. Vincono gli Oklahoma City Thunder (120-100 a Sacramento con 19 punti di Danilo Gallinari) e i San Antonio Spurs (dieci punti di Marco Belinelli nel 127-120 a Utah). Ok anche Brooklyn, Memphis e Indiana.

PORTLAND TRAIL BLAZERS-HOUSTON ROCKETS 125-112
Pochi giorni fa toccò a Kawhi Leonard. Ora è Damian Lillard a trovare la prima tripla doppia della sua carriera. E come per il numero tre dei Clippers, anche per lo zero dei Trail Blazers la domanda è d'obbligo: “Come mai così tardi? Alla fine è solo questione di tempo. Mi ci sono voluti otto anni, ma tante volte avrei potuto raggiungere questo traguardo. È qualcosa che non ho mai voluto inseguire come obiettivo primario”, spiega Dame dopo una partita in cui ha realizzato 36 punti, 11 assist e dieci rimbalzi, confermandosi come uno dei giocatori più in forma della lega. Dall'altra parte, solo Russell Westbrook gli tiene testa nel tabellino. Anzi, fa meglio alla voce punti (39) e lo eguaglia a quella dei rimbalzi. Per Brodie è la 21esima gara di fila con almeno un “ventello”. James Harden, in forse prima del match, realizza 18 punti e non riesce a fornire il contributo offensivo che sembrava aver leggermente smarrito anche prima dell'infortunio. Portland, già avanti 71-60 all'intervallo, allunga nella ripresa andando anche a +20 prima di gestire in prossimità del garbage time. I Trail Blazers (21-27) sono decimi da soli a Ovest e continuano a dare la caccia alla zona playoff. Ennesimo campanello d'allarme per Houston (29-18), che deve ritrovare al più presto la coppia esplosiva Westbrook-Harden per non crollare anche oltre il sesto posto nella Western Conference.

SACRAMENTO KINGS-OKLAHOMA CITY THUNDER 100-120
Con il 50% dal campo e il 44.1% dall'arco Oklahoma domina Sacramento al Golden 1 Center, al punto che il distacco di 20 punti tra le due squadre è anche bugiardo. I Thunder vincono ogni parziale e già all'intervallo sono avanti 59-48. Nella ripresa toccano per due volte il +29 con una tripla di Dennis Schröder e un canestro da due di un Danilo Gallinari che totalizza 19 punti, quattro rimbalzi e quattro assist, con 7/13 dal campo e una percentuale di tutto rispetto da tre (4/9). L'azzurro è il terzo realizzatore dei suoi dietro a Schröder (24 punti) e un sorprendente Luguentz Dort, 23 punti e 5/6 da tre. I Kings si devono invece accontentare dei 23 di Bogdan Bogdanovic. Okc (29-20) è partita a rilento in stagione ma si dimostra sempre più una squadra temibile in ottica playoff: l'orchestra guidata da CP3 (nove punti al rientro in campo dopo lo stop per la morte di Bryant) tallona sempre più da vicino Houston, sesta nella Western Conference. Per Sacramento il record di 17-30 è quasi una condanna anticipata: i Kings non disputano i playoff dal 2006.

SAN ANTONIO SPURS-UTAH JAZZ 127-120
Con due liberi di DeMar DeRozan a 3'28” dalla fine del primo quarto, San Antonio si prende la leadership della partita e non la molla più per il resto della partita, benché il margine sui Jazz non dia mai certezze e sia spesso sotto la doppia cifra. Si tratta di una notte speciale per il californiano ex Toronto, che realizza 38 punti, suo massimo in stagione, e regala agli Spurs (21-26) la prima vittoria dopo tre sconfitte consecutive. Sono 21 i suoi punti nella ripresa, e stavolta non gli trema la mano dalla lunetta nei secondi finali, come accaduto contro Chicago. Buona la prova di Marco Belinelli, autore di dieci punti con un 4/7 dal campo, di cui 2/5 da tre. Per Utah (32-15) non bastano i 31 di Donovan Mitchell: i Jazz sono ora raggiunti da Denver al terzo posto a Ovest

INDIANA PACERS-CHICAGO BULLS 115-106
Victor Oladipo torna in campo a un anno dal gravissimo infortunio al ginocchio destro e lo fa realizzando la tripla che regala ai Pacers (31-17) l'overtime contro Chicago a conclusione di un parziale di 7-0. Partita sempre tirata tra le due squadre, che tirano entrambe alla grande in generale (52.9% Chicago, 51.7% Indiana) ma non sono in giornata da tre (Indiana 25.9%, Chicago 18.2%). Oladipo, autore di nove punti e applaudito anche dagli avversari, comincia il suo match con il sorriso e finisce piangendo, ma stavolta le lacrime sono figlie di emozioni positive: “La tripla dell'overtime? Ho solo tirato. È la Mamba mentality. Quel canestro era per Kobe Bryant e tutte le persone che sono morte in quell'elicottero”, dirà nell'intervista post-partita con la voce rotta. I punti della sicurezza in un supplementare dominato arrivano da Malcolm Brogdon, autore in questi cinque minuti di sette dei suoi 15 punti. Ai Bulls (19-31) non bastano i 21 punti di Chandler Hutchison e la 16esima partita di fila con almeno 20 punti a referto di Zach LaVine.

NEW YORK KNICKS-MEMPHIS GRIZZLIES 106-127
Dillon Brooks realizza 27 punti, Ja Morant ne aggiunge 18 (con dieci assist) e Memphis trova la quarta vittoria consecutiva. Un dominio assoluto al Madison Square Garden, che rischia di essere macchiato dalla clamorosa rissa finale tra Elfrid Payton e Jae Crowder: il secondo, sul +18 Grizzlies e dunque senza bisogno di forzare il pressing, ruba palla dalla rimessa Knicks e va al tiro da tre, facendo infuriare Payton, che gli rifila uno spintone mandandolo tra i seggiolini del pubblico (fortunatamente vuoti). Crowder ovviamente reagisce e ne nasce una zuffa sedata con non poca fatica da entrambe le parti. Con questo successo Memphis torna ad avere un record quantomeno alla pari dopo 13 mesi (24-24), i Knicks (13-36) restano penultimi a Est con una gara avanti ad Atlanta.

BROOKLYN NETS-DETROIT PISTONS 125-115
“Non potevo pensare a giocare. La morte di Kobe mi ha spezzato il cuore e non mi sono ancora ripreso, ma sto facendo del mio meglio”. Kyrie Irving spiega così la sua decisione di non giocare il derby di New York con i Knicks, in programma subito dopo l'incidente che ha tolto la vita a Bryant, a sua figlia Gianna e altre sette persone. Per il match contro Detroit, il Barclays Center ha due posti occupati da mazzi di fiori gialli e viola, i colori dei Lakers, e trasmette un emozionante tributo prima della partita. Irving, tra le pochissime superstar (con Chris Paul) a decidere di non giocare in segno di rispetto del Black Mamba, non resiste e piange. Il suo ritorno in campo è sancito da 20 punti, otto in meno di Spencer Dinwiddie (topscorer del match), che per Kobe ha cambiato il numero di maglia dall'8 al 26. È proprio Dinwiddie a realizzare dieci punti, tra cui due triple, che trasformano il +4 in apertura di ultimo quarto in un irrecuperabile 111-97 con cui Brooklyn (20-26) manda i titoli di coda sulla partita. Per Detroit (17-32) il miglior realizzatore è Reggie Jackson, autore di 23 punti in uscita dalla panchina.

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