NBA

Basket, Nba: cadono Denver, Houston e Philadelphia, solo Utah sorride tra le big

I Nuggets perdono 104-102 a Cleveland, Rockets sorpresi per 108-99 da Charlotte. Golden State batte i Sixers senza Curry, i Jazz passano a Detroit

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Perdono quasi tutte le squadre di alta classifica nella notte di Nba. Il k.o. più inatteso è forse quello di Denver, battuta 104-102 a Cleveland, ma stupisce pure il 118-114 di Golden State su Philadelphia, anche perché arrivato senza l'influenzato Steph Curry. I 30 punti di James Harden non bastano a Houston, protagonista di un avvio-shock a Charlotte: i Rockets, sotto 20-0 nei primi minuti, perdono 108-99. Ok Utah, che passa 111-105 a Detroit.

CLEVELAND CAVALIERS-DENVER NUGGETS 104-102
Una delle sorprese della serata è senza dubbio la sconfitta di Denver sul non irresistibile campo dei Cavaliers. Al Rocket Mortgage Fieldhouse una rimaneggiata Cleveland (senza Drummond, Garland e Porter) trova però una gran serata al tiro (55.3% di squadra) e si fa preferire a rimbalzo (39-33), sorprendendo Denver per la seconda volta in stagione dopo il 111-103 in trasferta di inizio gennaio. È Kevin Love a prendersi la scena con i suoi 27 punti, due dei quali danno il definitivo sorpasso di Cleveland e aprono il break decisivo di 10-0 a quattro minuti dalla sirena finale. Il numero zero tira 9/17 dal campo e aggiunge sei assist e tre rimbalzi alla sua prestazione, mentre toccano il “ventello” anche Collin Sexton (25 punti) e Cedi Osman, una sentenza dall'arco con il suo 5/6. Per Denver il miglior realizzatore è Will Barton con 22 punti, Nikola Jokic fa segnare l'otto in punti, rimbalzi e assist. In classifica, Denver (42-21) ha solo una gara di vantaggio su Utah, quarta a Ovest, mentre Cleveland (18-45) resta il fanalino di coda dell'Est.

DETROIT PISTONS-UTAH JAZZ 105-111
Bojan Bogdanovic realizza 32 punti (con un ottimo 12/18 dal campo) e Utah può raccogliere la quinta vittoria consecutiva, nonostante Detroit recuperi per ben due volte dalla doppia cifra di svantaggio. I Jazz volano infatti sul +22 nel secondo quarto e vanno all'intervallo su un comodo +16 (55-39), venendo però ripresi in apertura di ultima frazione da un break Pistons di 11-2, con Bruce Brown e Christian Wood mattatori. Un nuovo parziale di 18-2 sembra regalare ai Jazz una vittoria sicura, ma sono solo i liberi di Rudy Gobert a sigillare il +5 a 18.5 secondi dalla fine. Oltre a Bogdanovic e al solito Gobert (10+12 rimbalzi), si fa sentire Donovan Mitchell (25 punti e 8/14 dal campo), mentre Wood guida il tabellino dei Pistons con 30 punti. I Jazz (41-22) sono ora una gara e mezza davanti a Houston e occupano il quarto posto nella Western Conference, Detroit (20-44) praticamente fuori dai giochi a Est.

CHARLOTTE HORNETS-HOUSTON ROCKETS 108-99
Se non si realizza nessun canestro per i primi sette minuti, è molto dura mettere una pezza, anche se in squadra ci sono giocatori del calibro di James Harden. Allo Spectrum Center la partenza di Houston è da film horror: 20-0 per Charlotte e Mike D'Antoni guarda i suoi perdere otto palle nei primi 12 possessi. Una tripla di Robert Covington spezza l'incantesimo ma i Rockets chiudono il quarto comunque a -13 (30-17). Non c'è Russell Westbrook, tenuto a riposo, e il solo Harden non basta a rimettere insieme i cocci: il Barba va in tripla doppia realizzando 30 punti, 14 assist e dieci rimbalzi ma tirando 8/22 dal campo (di cui 2/11 da tre) e perdendo dieci palloni, uno solo in meno di tutto il resto della squadra messo insieme. Bene Covington (25 punti, con 9/16 dal campo, tra cui un grande 7/13 dalla lunga distanza) e Jeff Green (20 punti, 10/15 al tiro). Charlotte veleggia sicura verso la vittoria per tutta la partita, mantenendo Houston sempre a più di un possesso di distanza al netto di un blackout a fine primo quarto. Per gli Hornets il miglior realizzatore è Terry Rozier con 24 punti. In classifica, Houston (39-23) rimane quinta a Ovest, Charlotte (22-41) è decima a Est, ma i playoff distano ben sei gare. Contando che ne restano da giocare 19, forse è troppo tardi.

GOLDEN STATE WARRIORS-PHILADELPHIA 76ERS 118-114
Steph Curry viene fermato dall'influenza: di questi tempi, meglio specificare che non si tratta di Coronavirus, come si affrettano a spiegare dalla California. La sua assenza tuttavia non impedisce ai vicecampioni in carica di trovare la vittoria contro Philadelphia, che non può pensare di essere una minaccia seria in chiave-playoff con un rendimento di dieci vittorie e 24 sconfitte fuori casa e dei lunghi blackout difensivi come quelli dell'ultimo quarto. Eric Paschall realizza 23 punti, tra cui due liberi pesantissimi che portano in vantaggio i Warriors (115-114) dopo che Tobias Harris (24 punti, miglior realizzatore degli ospiti) aveva portato avanti Philadelphia con una tripla. Il problema, per i Sixers, è che segna solo Harris negli ultimi quattro minuti: pesano sicuramente le assenze di Embiid, Simmons e Richardson, che saranno sicuramente un fattore in più in post-season. Attualmente la squadra di Brett Brown occupa il sesto posto a Est con un record di 38-26, mentre Golden State (15-49) è sempre ultima a Ovest.

MEMPHIS GRIZZLIES-ATLANTA HAWKS 118-101
Senza storia la gara del FedEx Forum, dove Memphis domina a rimbalzo (58-46) e tira con il 49.4%, mentre Atlanta si ferma al 33,7%. I Grizzlies si portano ben presto in una posizione di grande vantaggio e volano sul +20 dopo un primo quarto spettacolare, chiuso sul 38-18. I padroni di casa poi gestiscono la doppia cifra di vantaggio per tutta la partita e sono guidati nel punteggio da uno scatenato Jonas Valanciunas (27 punti e 17 rimbalzi, 10/13 dal campo). Ottima anche la prestazione di Ja Morant (24 punti e la perfezione da tre punti con 4/4), mentre va in doppia cifra tutto il quintetto iniziale di coach Taylor Jenkins. In casa Atlanta invece si pensa già alla prossima stagione: con Trae Young che ha le polveri bagnate (16 punti, 25% al tiro e brutta prestazione soprattutto da tre), il miglior realizzatore è John Collins con 27 punti. In classifica Memphis (32-32) mantiene saldamente l'ottavo posto a Ovest con tre gare e mezza di vantaggio su Sacramento; Atlanta (19-46) è invece penultima a Est.

PORTLAND TRAIL BLAZERS-SACRAMENTO KINGS 111-123
Quarto successo nelle ultime cinque partite per i Kings, che vincono lo scontro diretto contro Portland e si candidano come avversaria numero uno allo spot-playoff di Memphis, l'ultimo buono a Ovest. Molto squilibrata la gara del Moda Center, con Sacramento (28-35) che fa la voce grossa sin dal primo quarto, chiuso sul 40-24. La squadra di coach Luke Walton va al riposo con un rassicurante 77-54 e nella ripresa può pensare solo a gestire il prevedibile ritorno dei padroni di casa, che tuttavia restano sempre con una doppia cifra di svantaggio e arrivano a -12 solo nel garbage time finale. Ottima la prova di Sacramento nei singoli (27 di Bogdan Bogdanovic, 22 di Buddy Hield in uscita dalla panchina) e come collettivo: da notare soprattutto il 53.8% di squadra dall'arco, grazie a ben 21 triple realizzate (pareggiato il record di franchigia). Il tabù del Moda Center, che durava dal dicembre 2012, è dunque spezzato, anche perché  Portland (28-37) trova solo 12 punti (con 4/15 dal campo) da Damian Lillard. I migliori realizzatori dei Trail Blazers sono CJ McCollum (protagonista insieme ad Alex Len anche di uno scontro con tanto di mani addosso) e Hassan Whiteside con 19 punti, con il centro che aggiunge 11 rimbalzi. 
 

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