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ALPINISMO

La “prima” italiana di Nirmal Purja, a Cortina d’Ampezzo per raccontare la sua storia ad altissima quota

C’è anche un po’ d’Italia nella prima invernale del carismatico alpinista e dei suoi nove compagni nepalesi sulla seconda montagna del pianeta.

di Stefano Gatti
15 Ago 2021 - 14:21

Team leader del gruppo di dieci alpinisti nepalesi che sette mesi fa hanno messo tutti contemporaneamente piede in vetta al K2 in prima invernale assoluta, Nirmal “Nims” Purja sarà a Cortina d’Ampezzo giovedì 27 agosto per raccontare, nel corso di un incontro aperto al pubblico, la straordinaria impresa che ha impresso una svolta storica all’alpinismo d’alta quota e di spedizione, nella quale c’è anche un "tocco" tricolore.

L’evento, in programma a Cortina venerdì 27 agosto alle ore 18.15 in Piazza Angelo Dibona, rappresenta un’imperdibile occasione di conoscere meglio il fortissimo alpinista nepalese. Oltre a raccontare dettagli inediti della sua impresa più recente, nel corso dell’attesissimo “talk” il 38enne Purja ripercorrerà l’impresa culminata sabato 16 gennaio scorso nel momento saliente della sua carriera, iniziata nel 2012 e che - due anni fa - ha visto l’ex membro delle unità Gurkha (un reparto d’élite delle Forze Amate britanniche) scalare tutte le quattordici montagne che superano gli 8000 metri di quota nel tempo record di 189 giorni. Un’impresa realizzata nell’ambito del “Project Possible 14x7”, della durata appunto di sei mesi e sei giorni: dal 23 aprile (vetta dell’Annapurna) al 29 ottobre (vetta dello Shisha Pangma), eclissando il primato precedente appartenente al sudcoreano Kim Chang-Ho, che nel 2013 aveva completato la sua “collezione” in sette anni, 10 mesi e 6 giorni. Anche se naturalmente tempi, modalità, mezzi e contesto delle due performances erano completamente differenti.

Come detto, ci sarà sicuramente spazio per ripercorrere con Nirmal la successione degli eventi (e magari qualche retroscena) che sabato 16 gennaio scorso sono appunto culminati nel - per certi versi clamoroso - contemporaneo approdo dei dieci summiteers asiatici sui pochi metri quadrati di neve del gigante pakistano, solo poche ore prima che (nel corso del primo tentativo di ripetizione) lo spagnolo Sergi Mingote precipitasse dalla parete della montagna, sulla quale - tre settimane più tardi, venerdì 5 febbraio - avrebbero perso la vita nel giro di poche ore in due incidenti separati il bulgaro Atanas Skatov e poi (legati in cordata) il pakistano Mohammed Ali Sadpara, l’islandese John Snorri ed il cileno Juan Pablo Mohr, dispersi fino al recente ritrovamento dei loro cadaveri da parte di una spedizione di ricerca guidata da Sajiid, il giovane figlio di Ali Sadpara, avvenuto lunedì 26 luglio scorso, appena al di sopra del Collo di Bottiglia (il passaggio obbligato sul quale incombe perennemente la minaccia di di un gigantesco seracco di ghiaccio), uno dei punti più difficili della montagna. Ed in attesa della valutazione di modalità e rischi dell'eventuale operazione recupero degli sfortunati alpinisti.

La scelta di ambientare questo evento speciale proprio a Cortina (Comune che ha offerto il proprio patrocinio all’iniziativa) è legata a precise ragioni culturali, che hanno a che fare con la storia del K2 e più in generale con quella dell’alpinismo di spedizione sulle montagne più alte della Terra. La Regina delle Dolomiti diede infatti i natali ormai quasi un secolo fa (dicembre del 1925) a Lino Lacedelli - uno dei più grandi alpinisti italiani di sempre - scomparso nel novembre di dodici anni fa. Proprio quel Lacedelli che, insieme al valtellinese Achille Compagnoni, formò il team di vetta della spedizione nazionale italiana che il 31 luglio del 1954 mise a segno la prima ascensione assoluta conquista del K2, da allora la “montagna degli italiani”.

Il fil rouge che lega l’impresa tricolore di sessantasette anni nel Karakorum fa al recente exploit di Purja e dei suoi dieci connazionali si estende significativamente alla fiducia accordata dallo stesso Nirmal alla tecnologia italiana. A portare il grande alpinista nepalese nella conca ampezzana dominata dal gruppo dolomitico delle Tofane è SCARPA, azienda italiana fondata nel 1938 ed oggi leader nella produzione di calzature da montagna e per le attività outdoor, che lo ha accompagnato nella storica impresa dei nepalesi sulla seconda vetta del pianeta: per arrivare in cima al K2 infatti Nimsdai ha utilizzato il Phantom 8000 HD, uno scarpone completamente made in Italy, estremamente tecnico e studiato appositamente per l’alta quota, tra i prodotti di punta del brand di Asolo (Treviso).

“Le grandi spedizioni alpinistiche fanno parte della nostra storia - sottolinea il Presidente di SCARPA Sandro Parisotto - ed il K2, con i suoi 8609 metri, rappresenta una delle cime più leggendarie. Passione, amore per la montagna e lavoro di squadra sono i valori che la nostra azienda porta avanti da sempre, condividendoli con i più importanti scalatori. Aver contribuito all’epica impresa di Nirmal Purja e del suo team è fonte di immensa soddisfazione per SCARPA e siamo altrettanto felici che questo straordinario atleta possa ora portare la sua testimonianza a Cortina”.

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