ALPINISMO

Barmasse: "Credo ancora si possa scalare la parete Rupal in inverno e con uno stile pulito: leggero e alpino"

Le condizioni meteo avverse costringono l'alpinista ed esploratore di Valtournenche ad abbandonare il tentativo sulla nona vetta del pianeta

di
  • A
  • A
  • A

Hervé Barmasse ha annunciato la fine della spedizione sul Nanga Parbat da lui intrapresa poco prima di metà dicembre 2021 in compagnia del tedesco David Goettler e - limitatamente alla sua fase iniziale - dello statunitense Mike Arnold. Le previsioni meteo nel Kahmir pakistano, nel quale si innalza la nona montagna del pianeta, non lasciano speranze per le settimane a venire. Se conosciamo un po' l'alpinista valdostano - l'esperienza maturata nelle ultime sei settimane servirà da base per un prossimo tentativo sulla gigantesca parete Rupal della "Montagna Nuda".

L'annuncio della... fine dei giochi è arrivato con un messaggio sugli account sociale di Hervé che pubblichiamo sui social  e che... di tutto sa all'infuori di una rinuncia, se non nell'immediato. La successione degli eventi meteorologici che si concateneranno l'uno all'altro nella regione del Kashmir non permette di pensare a "finestre" favorevoli a nuovi tentativi nelle prossime settimane. Dopo la defezione di Arnold, che (da programma) ha preso parte solo alle battute iniziali della spedizione, la stessa è stata portata avanti da Bamasse e Goettler che - non senza difficoltà e nel contesto di temperature estreme - si sono innalzati più volte sulla parete Rupal (la più alta del pianeta), oltretutto dopo aver dovuto spostare il campo base (lambito dalle slavine) e cambiato via di salita. Ma lasciamo appunto la parola ad Hervé:

"Non ho mai rimpianto nessuna esperienza e dì certo non rimpiangerò questa. Quella di aver creduto (e ci credo ancora) che si possa scalare la parete più grande del mondo (la Rupal del Nanga Parbat 8126 m) in inverno e in uno stile pulito, leggero, alpino. Uno stile che rispetta la montagna e di conseguenza l’uomo. Ovvio, non è facile ma il limite, se ne esiste uno, è il bel tempo che non si presenta mai… E non certo le capacità mentali, fisiche e fisiologiche della specie umana e degli alpinisti che possono aspirare a fare qualcosa di meglio che tappezzare di corde fisse montagne che si stanno plastificando come gli oceani.

Con David, nei pochissimi giorni di bel tempo nei quali abbiamo salito più di metà parete con uno zaino di poco più di dieci chilogrammi ci siamo sentiti bene, più di quanto mi potessi aspettare. Ovvio, in inverno fa freddo, c’è tanta neve, ma la scalata grazie a queste sue caratteristiche è ancora più affascinante, bella, avvincente. E per me, l’alpinismo è (e rimarrà sempre) questo: esplorazione e avventura. Ma ora, anche se con rammarico, dobbiamo dire arrivederci al nostro sogno perché le previsioni a lungo termine pronosticano l’arrivo del jetstream con venti da 70 a poco meno di 200 chilometri orari.

E come quasi sempre accade, dopo il vento così forte riprenderanno le copiose nevicate, rendendo inutile l’attesa al campo base. Per questo motivo abbiamo deciso di non posticipare la fine della spedizione ma di mantenere il programma originale e rientrare in Italia per fine mese, così da concentrarci sugli altri obbiettivi di questo 2022. Un particolare grazie a voi tutti che mi avete seguito, incitato e fatto sentire parte dì una grande famiglia, di un clan che ama la montagna e la rispetta. Vi mando un abbraccio dal Pakistan e a breve seguiranno altri post con altre emozioni di quanto vissuto in questi freddi e bellissimi giorni vissuti a cospetto del Nanga Parbat.

Da noi incontrato all'inizio dello scorso mese di dicembre a Stresa - nell'ambito della presentazione della sua ultima fatica letteraria dedicata al Cervino - pur senza svelare ancora la sua destinazione alla quale di sarebbe diretto di lì a pochi giorni - aveva in un certo senso lasciato intendere il senso della sua nuova avventura. Queste erano state le sue parole:

"Sì, l’idea è di partire per il Pakistan un paio di settimane prima di Natale, per andare a dare un’occhiata ad uno dei nostri possibili obiettivi. Ne abbiamo più d’uno. Poi si tratterà di decidere e di focalizzarci su uno solo, che sarà comunque una montagna di ottomila metri. Non sappiamo però ancora quale, nel senso che vogliamo verificare le condizioni della montagna ed in particolare l’innevamento. Siamo un po’ scrupolosi da questo punto di vista e poi in questo momento dire: andiamo lì, faremo così… sappiamo benissimo che magari poi domani chiudono le frontiere e non andiamo più da nessuna parte! Diciamo che il piano è raggiungere il Pakistan e sarà comunque una montagna di ottomila metri".

Parole che anche ora - a distanza di quasi due mesi da quando furono pronunciate ed all'epilogo della spedizione - lasciano intendere che le settimane trascorse in condizioni estreme alla base del Nanga e soprattutto lungo la sua gigantesca parete Rupal non siano destinate a rimanere... senza seguito. Una ricognizione in grande stile quindi (anzi, in stile alpino!) in vista di un tentativo non troppo futuribile, da attuare sulla scorta dell'esperienza maturata in questo primo scorcio di 2022 e magari... comprensivo di un "summit push", di un tentativo di vetta. Senza dimenticare che - Hervé ne ha fatto da tempo una sua bandiera - la qualità dell'avventura e dell'esperienza valgono quanto la vetta stessa e - nel caso - la sostituiscono più che degnamente.

 

Leggi Anche

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti