Il 28enne savonese ha raccontato l'esperienza alla competizione mondiale che l'ha visto fermarsi ai quarti di finale
di Marco Cangelli© Red Bull Content Pool
La Red Bull BC One World Final 2025 ha segnato un passo in avanti importante per la break dance italiana. A distanza di anni, un atleta tricolore è riuscito ad avvicinarsi al gotha del movimento mondiale centrando un risultato di prestigio. Un traguardo raggiunto da Stefano Beltrame, noto a tutti come B-Boy Pesto, che si è fermato ai quarti di finale nel torneo vinto dal giapponese B-Boy Issin. Il 28enne savonese non ha intenzione di fermarsi qui e ha già nel mirino palcoscenici ancor più prestigiosi.
Ci racconta l'esperienza alla Red Bull BC One World Final ?
È stata un'esperienza bellissima e simbolica perché si tratta della terza volta che conquisto la finale mondiale. Nel 2019 sono andato in India e nel 2021in Polonia, ma questo appuntamento è simbolico perché, dopo tanti anni, sono rientrato in forma senza problemi, accedendo al tabellone dei migliori sedici al mondo e raggiungere perfino la top 8. È un risultato storico per l'Italia visto che non succedeva da circa quindici anni. Quindi sono molto contento, anche perché il Giappone è un paese fantastico e con un livello incredibile nella break dance, per cui spero di tornare presto a svolgere competizioni di questo livello.
Qual è il gap con le altre nazioni di vertice?
C'è un gap tecnico abbastanza profondo, anche se stiamo recuperando. In generale in Italia ci sono un paio di ragazzi che hanno quel tipo di impostazione, un po' più tecnica, e ciò ci consente di avvicinarci ai livelli migliori. In generale però siamo ancora indietro, anche se in Italia abbiamo comunque un potere espressivo molto più forte di tante nazioni e questo ci consente di bilanciare un po' quella mancanza di tecnica. Io direi che non siamo così indietro, poi ovviamente nelle competizioni, specialmente nella Red Bull BC One, l'aspetto tecnico fa tanto, anche più dell'espressività, anche se la danza è la danza quindi non siamo così lontani e lo stiamo dimostrando con i risultati.
Cosa rappresenta per lei la break dance?
È una forma espressiva che mi ha aiutato tantissimo nella vita privata, anche per far maturare una serie di valori che adesso fanno parte della mia vita in modo molto organico e che ho conosciuto grazie a questa disciplina. Si tratta infatti di uno sport sociale, comunitario, espressivo, creativo e che porta con sé la sensibilità, l'ascolto verso gli altri e il modo di esprimersi con loro. La break mi ha consentito di conoscere moltissime persone, dagli amici ai colleghi, così come ho potuto viaggiare moltissimo e sentirmi libero; inoltre è il mezzo migliore per realizzarmi ogni giorno come essere umano.
Guardando al futuro, sogna di partecipare alle Olimpiadi Estive di Los Angeles 2028?
La presenza della break dance a Los Angeles è ancora in dubbio, però so che molto probabilmente sarà presente a Brisbane 2032. Avrà trentacinque anni, ma spero possa essere il mio ultimo viaggio competitivo di alto livello. In realtà sto già parlando con il mio staff al riguardo, anche se manca ancora molto e bisogna guardare prima ai progetti a breve termine.