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Paralimpiadi 2018, Luchini sullo snowboard senza una mano: "Qui per la gloria, bisogna vincere" - GUARDA LE FOTO

L'atleta azzurro, che giocava a calcio con i normodotati e a nuoto batteva chi ha due mani, in esclusiva a Sportmediaset.it: "Una medaglia mi ripagherebbe per i tanti sacrifici"

08 Mar 2018 - 08:25

Competitivo, affamato, indomabile. Jacopo Luchini nasce il 10 ottobre 1990 senza la mano sinistra e, sin da quando è piccolo, appare evidente che la grinta del ragazzo è qualcosa di inarrestabile. "La mancanza della mano mi ha sempre portato a cercare un continuo confronto con gli altri, per affermarmi e per fare vedere che non sono inferiore a nessuno - racconta a Sportmediaset.it -. E per me non c'è niente di più bello che dimostrarlo attraverso qualcosa di puro e sano come lo sport". Per capirci: prima dello snowboard, con cui sarà protagonista alle Paralimpiadi che scattano venerdì, l'atleta di Montemurlo (Prato) pratica anche nuoto, calcio e arti marziali. "Io da piccolo facevo gare di nuoto con i normodotati e mi sono levato qualche piccola soddisfazione, sono anche salito sul podio - ricorda -. Ero un ragazzetto, ma già si vedeva che ero portato all'agonismo. Poi tutti i miei amici giocavano a calcio e io non volevo essere da meno, anche perché mi dava più emozioni. Così ho mollato il nuoto e a calcio, che ho praticato fino a 18 anni, facevo stare in panchina chi ha due mani".

Diventato maggiorenne, Luchini - che lo scorso ottobre si è laureato in scienze politiche, ramo assistenza sociale - inizia a divertirsi con lo snowboard insieme agli amici, poi qualcuno si accorge del suo talento e nel 2015 esordisce in Nazionale. Una crescita graduale, che lo porta fino a PyeongChang 2018 dove gareggerà nel boardercross e nel banked slalom: "Con un podio sarei super contento, perché per me sarebbe un grande traguardo - dice con un po' di timidezza -. E' la mia prima Paralimpiade, non sono ancora al top, devo ancora migliorare molto e poi c'è l'americano (Mike Minor, ndr), contro il quale sarà difficile".

Parole, quest'ultime, dette probabilmente con la testa. Con la parte razionale. Perché poco dopo, appena il discorso vira sulla motivazione, Jacopo si incendia e diventa un fiume in piena: "Ce ne sono tanti di perché - attacca -. Salire sul podio, qui, mi ripagherebbe per i tanti sacrifici che ho fatto in questi anni e che sto facendo tuttora. Conquistare l'oro sarebbe la coronazione di tutto quello che ho fatto in questi anni e per cui ho lavorato". Il ragazzo di Montemurlo, in pochi secondi, è come trasformato: "A me non è mai piaciuto perdere, punto sempre ad affermarmi, a essere il più forte. Voglio dimostrare le mie qualità a tutti. E quando le puoi dimostrare al mondo intero, tutto aumenta del 200% e tutto diventa più bello". Poi, con ancora più intensità, il cuore sceglie di chiudere così: "Siamo qui per onorare la nostra bandiera, ma siamo qui anche per la gloria. La medaglia olimpica credo sia la gloria più alta che un atleta di ogni sport e di ogni livello possa raggiungere. Siamo all'evento sportivo più importante del mondo. Quindi, bisogna vincere".

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