Procedure insolite e un accanimento anomalo sul marciatroe altoatesino
Schierati e divisi: i media italiani -a volte anche testate dello stesso gruppo editoriale- hanno posizioni molto diverse sul caso Schwazer. C'è chi ipotizza un disturbo bipolare della personalità del marciatore altoatesino, dando per scontata la trasparenza della procedura antidoping utilizzata nei suoi confronti. C’è chi invece ha seri dubbi su quest’ultima.
Se infatti, come trapela dalla Iaaf, la Federazione internazionale di atletica, il ricontrollo della provetta incriminata di urina è avvenuto per un automatismo del sistema informatico antidoping, perché allora -si chiedono costoro- a differenza di ogni altro campione d’urina testato in pochi minuti al momento del prelievo quello del marciatore viene invece lavorato per tre giorni? E perché viene di nuovo analizzato quattro mesi dopo senza la presenza di un prelievo fatto in competizione da incrociare?
Ad aprile infatti Schwazer non era ancora tornato a gareggiare. Dunque il minimo che si può dire è che la procedura sia stata oggettivamente anomala.
Tanto accanimento poi autorizza sospetti se la Iaaf è la stessa che delega il controllo antidoping della gara dell'altoatesino a Roma proprio al medico indagato dalla Procura di Bolzano per il caso Schwazer. Insomma sia in caso di innocenza che di colpevolezza la Iaaf deve comunque spiegare perché Alex sia stato trattato in modo anomalo rispetto alla procedura standard. Senza chiarimenti ogni sospetto è autorizzato, specie per una Iaaf già pesantemente screditata in questi mesi da corruzioni e scandali anche sull'antidoping.