Italia, De Rossi: "Ho temuto di non essere qui: fisicamente sto molto bene"

Il centrocampista: "Rispetto per il 10 a Motta: se lo merita"

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"Mai lavorato così tanto: speriamo di vederne i frutti, in fondo la Juve faceva la differenza anche sul piano fisico". Così Daniele De Rossi da ritiro della Nazionale: "Per la prima volta ho temuto di non essere convocato: a parte il fastidio al tendine, atleticamente sto molto bene. Sento molto il senso di appartenza, non lascerò mai l'Italia. So che non partiamo favoriti ma possiamo battere chiunque. Conte? E' un grande motivatore".

Quale ruolo preferisci, in quele pensi di poterti esprimere meglio?
"Ho fatto tutti i moduli, dall'alto della mia esperienza. La conoscenza di diversi moduli e diverse maniere per affrontarlo è un grande aiuto".

Quanto ti manca avere un compagno come Pirlo al tuo fianco?
"Mi manca come giocatore e compagno di squadra. Rispetto la sua scelta, che ha fatto consapevole delle conseguenze. Io in America? Non lo so ma mi piacerebbe un'esperienza lì. Se dovessi lasciare la Roma non mi vedrei certo al Milan, Inter o Juve. Preferirei essere emozionalmente lontano alla Roma. Comunque il prossimo anno sarò ancora alla Roma, poi ci penseremo".

Tante polemiche sul numero 10 dato a Motta. Cosa ne pensi?

Sulla scelta del numero 10: "I numeri di maglia sono importanti quando sei un po' più giovane. Cose frivole che ti sembrano importanti. Scaramanzie ne ho avute anche io, quando c'era da prendere il 10 ho accettato ma l'ho fatto controvoglia. Il 10 non l'ha scelto Thiago ma ha accettato perché ragiona come ragiono io. Non credo gli importasse più di tanto, è un ragazzo che non crea problemi. C'è gente che si diverte, fa ironia sul suo numero di maglia paragonandolo ad altri numeri 10 del passato. A queste parole invito a fare due palleggi insieme a lui, poi ne parliamo. Per quello che ha fatto e vinto Motta merita rispetto ed è un maestro degno del numero 10, se lo può permettere. Chi fa certe battute su di lui dovrebbe prima sciacquarsi la bocca".

Quanto pretende Conte da voi e quanto vi dà? Insomma, è un vantaggio avere un ct tanto pressante?
"E' un vantaggio assoluto, sempre, avere un allenatore che cura tanto il lato tattico, il sapere dove sta il tuo compagno. Avere un allenatore che ti insegna la tattica, a percepire dove stanno i compagni ti aiuta ad aiutare ed essere aiutato. Per me è un vantaggio che deve essere sfruttato. La posizione può cambiare, ma quelle sono sfaccettature più o meno importanti, che possono più o meno cambiare il tuo modo di giocare. L'impostazione molto attenta alla tattica personalmente mi fa star bene. Il lavoro che facciamo qui è durissimo, forse il più duro comparandolo a quello con gli altri allenatori. La Juventus oltre le dote tecniche aveva doti atletiche superiori alle altre e spero che questo sia una cosa che potremo sfruttare agli Europei. Conte tocca le corde giuste, sa come motivarti. Non partiamo come favoriti e ne siamo consapevoli ma siamo orgogliosi e potenzialmente possiamo battere chiunque".

Hai una scadenza sulla tua permanenza in Nazionale?
"L'obiettivo era raggiungere la convocazione ma non era quello principale. Senza spocchia per me è normale essere convocato e ora il mio obiettivo è fare un grande Europeo. Non ho una scadenza in Nazionale, lo deciderà semmai il prossimo ct. C'è chi dice addio alla Nazionale per orgoglio, per evitare di essere tagliato prima. Comunque se non dovessi più essere convocato non mi vergognerei, io lascio ogni porta aperta e sarò sempre presente anche in emergenza. Non si dà l'addio alla Nazionale a meno di problemi fisici. Una volta ero sicuro della convocazione. questa volta è diverso anche per gli infortuni che ho avuto e sapevo di essere un punto di domanda per il commissario tecnico, per cui ho dovuto approcciarmi in modo diverso. E sapevo che sarebbe stata decisiva anche la partitella del giovedì per dimostrare di stare bene".

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