L'altoatesino lassù con nomi del calibro di Coppi, Pantani, Mennea, Jacobs, Pellegrini
di Edoardo GrassiNello sport esistono vittorie che diventano imprese, ma non basta ancora per entrare nella storia perché il trionfo dev'essere planetario, possibilmente sofferto e magari unico. Quello della prima volta. E il trionfo di Jannik Sinner a Wimbledon rientra in pieno nella categoria.
Un gioiello che lo sport italiano può indossare con orgoglio mettendolo accanto ad altri momenti di gloria, che ci riportano al quarto d'ora magico di Tokyo 2020 scandito dai successi di Gianmarco Tamberi nel salto in alto e di Marcell Jacobs sui 100 metri. Ma guai a dimenticarsi dell'epocale 19''72 di Pietro Mennea nel 1979, il record dei 200 metri resistito in cima al mondo per 17 anni. Ed è sempre bello pedalare con Fausto Coppi e Marco Pantani, i due italiani arrivati all'accoppiata giro-tour, nuotare con Federica Pellegrini, diventata divina a Pechino olimpica sui 200 stile libero con oro e primato, sciare con Alberto Tomba, autore della doppietta a cinque cerchi slalom-gigante a Calgary 1988 e alzare la coppa del mondo con Fabio Cannavaro, erede nel 2006 da capitano dei precedenti tre trionfi mondiali del calcio italiano. E poi la prima Coppa Davis vinta in Cile nel 1976 dal quartetto Panatta-Bertolucci-Barazzutti-Zugarelli prima che la leggenda, nel tennis, la scrivesse Jannik Sinner