TENNIS

Berrettini: "Ho pensato di smettere ma ho ritrovato la bellezza del gioco"

In un'intervista a cuore aperto a Walter Veltroni, il noto tennista ha affrontato il tema dei recenti momenti di difficoltà

  • A
  • A
  • A

"Se ho pensato di smettere? Tante volte. Nel 2020 ho avuto un'annata complicata e ricordo di aver fatto il pensiero, che mi aiutava a dormire, di prendere il passaporto, non dire nulla ad anima viva e fuggire dove nessuno avrebbe potuto trovarmi. Mi è capitato di pensarci, nei giorni bui". Così Matteo Berrettini nel corso di una lunga intervista con Walter Veltroni sul Corriere della Sera.

Il campione romano racconta gli ultimi anni difficili e l'uscita da un tunnel che sembrava non finire mai. "Nell'ultimo anno ho vissuto troppi strappi mentali e fisici. Ci sono stati dei momenti in cui la mia testa e il mio corpo non erano allineati, chiedevo troppo all'uno o all'altro. Non poter giocare, in appuntamenti importanti, mi ha fatto conoscere il buio. E il buio - racconta - sembra non avere fine, sembra ti inghiotta perché invece di stare fermo e rifiatare, ti scavi da solo un abisso. Sono stati momenti brutti, che non mi sono piaciuti. Ma sono stati fondamentali per farmi ritrovare le ragioni della gioia di fare quello che ho iniziato da bambino e che ha occupato tutta la mia vita. In quei giorni mi sono sentito spaesato, a disagio. Mi sembrava ingiusto che, per qualcosa che atteneva al mio fisico, dovessi ingurgitare tanta cattiveria. Ho pagato io il prezzo più alto", spiega.

"Io sul campo da tennis non ho segreti, conosco e riconosco ogni singola emozione, ogni gesto, ogni fragilità e ogni potenza. Il mio corpo e il mio cervello non hanno più segreti. Nel tennis, nella solitudine di quello sport che pure è sotto gli occhi di tutti, mi sento come un entomologo di me stesso. Ogni gesto è pensato, vissuto e sofferto. E ho capito una cosa fondamentale: per eccellere, in questo sport, devi in primo luogo riconoscerti", racconta Berrettini che ora sta bene. "Toccando ferro dico bene. Il problema di questo sport è che tutto il sistema muscolare e la mente sono sottoposti a mutamenti costanti: la superficie del campo da gioco, la conseguente velocità, i viaggi con cambiamenti repentini di fuso e di clima", dice. "Il tennis ti insegna a perdere. Anche i migliori, anche nelle migliori stagioni, devono bere il calice della sconfitta. Io odio perdere, ma ho sempre usato la sconfitta per migliorarmi", conclude Berrettini. 

Leggi Anche

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti