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A un giorno dal fischio d'inizio del Campionato del Mondo di rugby in Inghilterra, l'attenzione si accende su una prospettiva inedita e potente dello sport: quella raccontata dal progetto "Rugby, L'Ottavo Continente", un'iniziativa che celebra il rugby giocato dalle donne non solo come disciplina sportiva, ma come un vero e proprio veicolo di empowerment femminile, mettendo in luce per la prima volta la storia di come sono nati i movimenti femminili e le storie di donne pioniere che hanno superato ogni pregiudizio per scendere in campo.
Il progetto, ideato da Erika Morri, ha raccolto in quattro anni le testimonianze di oltre 100 donne in 60 Paesi, dall'Uganda all'Ucraina, dall'Iran alla Nuova Zelanda. Attraverso queste interviste, il team ha esplorato le origini del rugby femminile a livello internazionale, svelando come questo sport, un tempo ritenuto esclusivamente maschile, sia diventato un motore di cambiamento sociale.
In particolare da tutte le testimonianze raccolte si evince come il rugby sia diventato una "palestra" per la crescita personale (e da qui i passi e la convinzione per costruire i settori femminili), dove le atlete sviluppano una visione di sé rafforzata, che si traduce poi in un miglioramento delle competenze emotive, sociali e affettive: un Ottavo Continente dunque abitato da donne delle Fiji, dell’Egitto, della Nuova Zelanda, della Turchia, dell’Ucraina fino ad arrivare alla Norvegia e di decine di altri Paesi che raccontano in prima persona come il rugby sia entrato nella loro vita, aprendo orizzonti, sfidando stereotipi, creando comunità, ovviamente passando anche dall'Italia. Alcune hanno iniziato per caso, altre hanno lottato per avere un pallone, altre ancora hanno usato il rugby per ricostruire loro stesse dopo momenti difficili. C’è chi parla di “famiglia scelta”, chi racconta che “grazie al rugby ho capito che anche il mio corpo ha un posto nel mondo”, chi sottolinea come “giocare ha ridato senso alla mia vita, ha fatto di me una leader, una sorella, un punto di riferimento per altre ragazze”. Ma tutte hanno in comune il fatto che il campo – da gioco e di vita – le ha cambiate. E seppur con le loro differenze tutte queste storie raccolte sottolineano valori universali come l'autodeterminazione, la sorellanza e la forza di ignorare il giudizio.
Le dinamiche di squadra, che richiedono solidarietà, cooperazione e strategia, permettono infatti di acquisire non solo competenze sportive, ma anche strumenti emotivi e sociali che impattano positivamente su tutti gli aspetti di vita:”Rugby, l'Ottavo Continente”, metafora dello sport stesso, rappresenta così un luogo senza frontiere, dove la diversità è celebrata e ogni donna ha il potere di agire per cambiare la propria vita e la propria comunità e dove lo sport unisce i mondi collegando la storia di 60 Paesi con un filo che parla la stessa lingua.
Le interviste complete, che verranno svelate una alla volta, ogni giorno, dal 22 agosto (social e sito), promettono di offrire uno sguardo profondo e ispiratore su come il rugby abbia trasformato la vita di queste donne e le abbia spinte a mettere le basi della storia del rugby femminile nel proprio Paese, costruendo una storia alternativa e inclusiva. A supporto di questa tesi, il progetto ha anche il sostegno di una ricerca scientifica condotta dall'Università di Bologna, i cui risultati saranno presto disponibili in un libro all’interno della collana editoriale “I FUTURI DELLA DIDATTICA” edito da Armando Editore a fine settembre. Questa pubblicazione consolida ulteriormente la visione del "Rugby, l'Ottavo Continente" come risorsa educativa e culturale di grande valore.
In un'era in cui l'attenzione mediatica si concentra sempre di più sullo sport femminile, il lavoro di Erika Morri, aiutata dal suo team, si rivela di un'attualità straordinaria. La sua visione, intrapresa anni fa con determinazione inarrestabile, ha anticipato la crescente importanza del ruolo delle donne nel mondo sportivo e sociale.
Infine ci piace ricordare che “Rugby, l'Ottavo Continente” si inserisce anche nel cammino degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, promuovendo concretamente l’uguaglianza di genere (goal 5), la salute e il benessere (goal 3),l’istruzione di qualità (goal 4) e la pace, giustizia e istituzioni solide (goal 16), utilizzando il rugby come veicolo di cambiamento culturale.
Perché se non sai da dove vieni, non saprai fino a dove potrai arrivare. E le storie che hanno dato vita all’Ottavo Continente stanno per tracciare nuove rotte. Restate sintonizzati.