Tim Mayer ha abbandonato la corsa alla presidenza della Federazione internazionale di automobilismo (FIA), accusando quest'ultima di "mancanza di trasparenza" e di dare una "illusione di democrazia". Il 59enne americano ha affermato di non potersi candidare alle elezioni del 12 dicembre perché il regolamento elettorale gli impedisce di formare una squadra di governo che rispetti i criteri di rappresentanza geografica. "Quando le elezioni vengono decise prima che le schede elettorali siano espresse, non è democrazia, è teatro - ha detto Mayer, alla BBC -. E quando i membri non hanno una vera scelta, diventano spettatori, non partecipanti". La candidatura di Mayer si é arenata su un cavillo del regolamento elettorale che, in pratica, impedisce a ogni altro candidato di sfidare il presidente uscente, Mohammed ben Sulayem. I candidati devono presentare una lista di vicepresidenti, selezionati da ciascuna delle sei sedi distaccate. Ma la lista approvata dalla Federazione contiene solo una candidata sudamericana, la brasiliana Fabiana Ecclestone, moglie dell'ex boss della F1 Bernie, già membro del team di Ben Sulayem. Questo impedisce a qualsiasi altro candidato di nominare un vicepresidente per lo sport sudamericano, il che significa che nessun altro può partecipare alle elezioni. Mayer ha contestato il processo con cui solo un candidato sudamericano e due africani potevano essere inseriti nella lista del consiglio mondiale. "Mohammed non è il primo a pensare a modi per limitare le votazioni, ma siamo arrivati al punto in cui solo una persona può essere inserita nelle schede elettorali", ha accusato.