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Dal baby Littler al 71enne Lim, tutti pazzi per le freccette

14 Dic 2025 - 20:33

All'Alexandra Palace di Londra, come da tradizione nelle settimane di fine anno, il Mondiale di darts celebra il suo piccolo grande rito collettivo: non solo competizione sportiva, dal montepremi sempre più ricco, ma soprattutto una festa popolare, un carnevale invernale, una liturgia laica in cui la precisione millimetrica delle freccette, lanciate verso un bersaglio distante poco più di 2,3 metri, convive con il rumore assordante di un baccanale innaffiato di birra. I Mondiali di darts sono uno sport, con ambizioni olimpiche, ma anche atmosfera, folklore, travestimento. Sul palco illuminato a giorno, tra luci e musica da arena, i giocatori entrano come pugili o rockstar, accompagnati dalla propria colonna sonora, vestiti con maglie sgargianti extralarge. Il più atteso è il detentore del titolo, l'idolo di casa Luke Littler: talento precoce capace, dodici mesi fa, non ancora diciottenne, di riscrivere la storia diventando il più giovane iridato di sempre. Nell'ultimo anno 'The Nuke', questo il suo soprannome, è diventato uno dei volti sportivi più popolari del Regno Unito, richiestissimo dagli sponsor. A insidiarlo saranno in molti, a partire da Michael van Gerwen, in cerca di riscatto dopo la finale persa un anno fa, e dal campione del mondo 2024 Luke Humphries, tra i favoriti anche nell'edizione attuale. Attenzione anche a Gerwyn Price, Josh Rock e Rob Cross, nomi di peso in un tabellone all'insegna dell'equilibrio e della massima incertezza. Ma intanto guadagnarsi la scena, a dimostrazione che l'età proprio non conta su quella pedana, è Paul Lim, un singaporiano che a 71 anni è diventato il giocatore più anziano nella storia del torneo a vincere una partita. Chiunque riuscirà a imporsi, il vincitore sarà premiato con un milione di sterline, a conferma del successo anche commerciale di una disciplina che attira sempre più interesse mediatico senza snaturare la propria anima popolare. Da una parte la destrezza dei suoi massimi interpreti, tra allenamento ossessivo e nervi d'acciaio; dall'altra il cuore pulsante degli spalti. Migliaia di tifosi mascherati, vestiti da supereroi, animali improbabili, personaggi storici e caricature di se stessi. Cantano, ballano, si prendono in giro. È un pubblico a cui non viene richiesta compostezza, ma partecipazione: non si limita ad applaudire, ma, recitando una parte, diventa parte integrante dello show e, di conseguenza, del suo crescente successo. I darts hanno saputo scrollarsi di dosso l'immagine polverosa da pub di periferia senza però rinnegare le proprie origini. Anzi, le hanno portate in mondovisione, trasformandole in un racconto accessibile, in puro intrattenimento, anche grazie all'immediatezza delle regole: basta guardare e lasciarsi catturare, in un equilibrio stupefacente tra competizione e divertimento, senza perdere leggerezza.