MOTOGP

"A Portimao io e mio fratello eravamo disperati perché siamo andati piano": Rossi,  emozioni mondiali

Il nove volte iridato tra le memorie del suo passato vincente e la caccia ad un finale di carriera degno dei "giorni grandi".

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Quattro soli punti dopo tre Gran Premi, frutto del non proprio irresistibile dodicesimo posto del debutto stagionale di Losail: il 2021 di Valentino Rossi è tutto in salita. Mentre il compagno di squadra ed ex allievo Franco Morbidelli sembra aver imboccato la strada giusta, dopo identico avvio stentato, il Dottore stenta a trovare la cura. Valentino non si arrende, non è ancora pronto ad accontentarsi del ricordo dei giorni di gloria ma sono le riflessioni sul senso della sua eridtà sportiva i punti forti dell'intervista rilasciata alla "Gazzetta dello Sport"

"A me piace l’adrenalina che mi dà vincere, andare sul podio o solo fare una bella gara. Sto bene per qualche giorno. Mi piace quella sensazione lì. So benissimo che alla fine il tempo l’avrà vinta, purtroppo per tutti è così, ma provo con tutte le mie forze a rendergliela il più difficile possibile, ecco. E questo è il solo motivo per cui ancora corro".

A chi lo accusa di avere in qualche modo mancato l'appuntamento con il timing ideale per l'uscita di scena, Valentino risponde con  la certezza - per quanto lo riguarda - che ci sia tutto da perdere nel rinunciare alla propria passione, anche a costo di "rischiare" in un certo senso di più di quanto non si faccia continuando appunto a fare ciò che si avverte ancora come il sale della propria esistenza. A costo, appunto, di ritrovarsi a scattare dalle ultime file e di dover lottare per tutto il GP alla caccia di una manciata di punti. Almeno in questa fase iniziale di un Mondiale la cui prossima tappa - nel primo weekend di maggio - è il Gran Premio di Spagna sulla pista di Jerez: un luogo nel quale Vale ha collezionato vittorie (una in 125, una in 250, sette nella MotoGP, l'ultima nel 2016) e nel quale la sua carriera ha "svoltato", il giorno della "spallata" a Sete Gibernau, nell'ormai lontano 2005. L'occasione, per Rossi, di riavvolgere il nastro dei ricordi, alla ricerca degli altri passaggi chiave - in positivo ed in negativo, di una carriera che quest'anno tocca le ventisei stagioni consecutive.

"Il 2001, perché era l’ultimo Mondiale della 500 e quindi l’ultima possibilità di farcela: una battaglia all’ultimo sangue con Biaggi, stupenda. Poi il 2004, con la vittoria all’esordio a Welkom con la Yamaha. Sportivamente la più bella. E il 2008: per molti ero già finito, vecchio. Invece passando alle Bridgestone ho battuto Stoner... Se potessi cambiare un giorno della mia vita, sarebbe Valencia 2006. Lì ho buttato via un Mondiale che avrei potuto vincere e sarebbero stati 10 comunque, anche dopo il furto del 2015".

Tra i piloti che proveranno a raccoglierne almeno una parte dell'eredità che è convinto di lasciare (quella di aver tracciato una strada, iniziando giovanissimo e ponendosi come esempio per tanti che lo hanno seguito, o almeno provato a farlo), Valentino spera possa esserci anche il fratello Luca Marini che in parte ci è riuscito, approdando alla MotoGP. Intanto, il primo confronto diretto in pista a Portimao ha in qualche modo... lasciato il segno. 

"A fine gara abbiamo pianto. No, non è vero, ma eravamo disperati tutti e due perché siamo andati piano. Ci piacerebbe lottare assieme, come domenica in Portogallo, ma per posizioni importanti".

 

 

 

 

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