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L'ADDIO

Caro Theo, nessun rimpianto: c'è modo e modo di essere milanisti

A 27 anni puoi scegliere se essere un campione o monetizzare. Ogni scelta è lecita, ma...

di Alessandro Franchetti
10 Lug 2025 - 20:29
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In fondo la vita è fatta di scelte e allora niente di male se ad anni 27 un ottimo calciatore decide che il calcio, in fondo, non è più il suo mestiere. Theo Bernard François Hernández fa parte di questa schiera. Avrebbe potuto giocare in mezza Europa da protagonista, ha preferito inverni temperati a Saudi, dove i soldi non mancano e il campionato, beh, ha il livello che ha. Se proprio dobbiamo essere sinceri, la scelta è comprensibile il giusto, perché in fondo si tratta sempre di saper guardare un metro oltre il proprio naso: soldi subito, tanti, tantissimi, invece di una carriera in cui gli stessi soldi guadagnarseli negli anni. Theo, onestamente, avrebbe preferito un ritorno in Spagna, sponda Atletico Madrid. Ma in mancanza di alternative ha deciso per la più semplice, magari banalmente perché temporanea: Al Hilal, per una ventina di milioni a stagione, in attesa di un ritorno nel calcio che conta. Forse, perché va messo in preventivo. Forse.  

Già, perché il punto non è che Theo abbia scelto l'Arabia ma, piuttosto, perché Theo pensa, spera, immagina, di rientrare dall'Arabia in Europa, un giorno, chissà quando e chissà perché. E' inutile girarci attorno: lì si va a prepensionarsi e non inganni la prestazione della formazione di Inzaghi contro il Manchester City. Potranno mettere tutti i milioni che vorranno, ma il loro calcio non sarà mai sufficientemente competititvo. E finisce che noi ci guardiamo Milinkovic o Kessie, Theo e chissà quanti altri pensando che potrebbero dar valore al calcio vero e hanno preferito, al contrario, mettere valore nei loro conti in banca. Scelta, che, ripetiamo e sottolineiamo, è assolutamente lecita.

Nel mondo Milan, però, c'è ancora chi questa decisione del francese non la capisce. Perché il brandello di identità che dovrebbe aver maturato avrebbe dovuto essere il naturale punto di partenza per un futuro lungo e comune. Il che, in due parole, significa che trattare il rinnovo, un rinnovo ragionevole, avrebbe potuto essere possibile. Nel segno del Milan, di un'eredità ricevuta direttamente da Paolo Maldini, mica uno qualunque, di un amore da restituire a un popolo che Theo Hernandez, nei pregi e nei difetti - che c'erano - lo ha amato davvero. Invece oggi la notizia è il sorriso dietro a una foto con una maglia azzurra numero 19 e un arabo che, perdonateci, non sappiamo chi sia. Quindi bon voyage, Theo, et bonne chance. Già, buona fortuna, senza rimpianti.

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