"Dispiace perdere ragazzi che davano un apporto significativo alla maglia azzurra. E' un effetto della globalizzazione, uno degli aspetti negativi". Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, aveva definito così, non senza una certa amarezza, il trasferimento in Saudi League di Mateo Retegui, una scelta più che legittima dell'attaccante azzurro ma che crea qualche preoccupazione in chiave nazionale. Tanto più se dovesse imitarlo un altro dei punti fermi dell'attacco dell'Italia, Moise Kean, più che tentato dall'idea di accettare l'offerta dell'Al Hilal. Gli ingaggi proposti dalle squadre arabe non possono essere nemmeno avvicinati dai club di serie A. Oltre all'aspetto economico, ad invogliare tanti giocatori c'è anche l'idea di un ambiente che non attira più solo campioni sul viale del tramonto ma anche talenti in piena attività e tecnici dì livello, come dimostra proprio l'Al Hilal che ha affidato la panchina a Simone Inzaghi e ha appena ingaggiato Theo Hernandez. Vista dall'Italia, e con gli occhi del numero uno di un movimento che trema all'idea di un altro possibile flop mondiale, questa deriva non può far piacere. Resta infatti il timore che nel complesso il livello della Saudi League non sia abbastanza allenante dal punto di vista tecnico e del ritmo, come invece sono i 'big five' europei, finora naturali approdi dei giocatori più brillanti. "Retegui è un calciatore per noi fondamentale che si allontana, come purtroppo è avvenuto per altri. Speriamo di custodirlo nella maniera migliore possibile", ha affermato proprio Gravina, confermando che la sensazione è quella di poter perdere di vista giocatori importanti proprio in un momento particolarmente delicato. E ora aleggia anche il rischio Kean, il cui approdo in Arabia sarebbe un bel colpo di immagine per la Saudi League ma anche un grattacapo per il nuovo ct, Gennaro Gattuso, avrà ben poco tempo per assemblare la formazione per le prossime partite di qualificazione ai Mondiali e ancora meno per tentare esperimenti. Al momento, quindi, sia Retegui, sia eventualmente Kean, restano punti fermi del progetto azzurro, ma in chiave 2026 servirà ampliare la rosa dei convocati, specie per il reparto offensivo. I papabili non sono molti, da Lucca a Scamacca, da Raspadori fino all'emergente Pio Esposito. Ironia della sorte, sono tornati o stanno tornando in serie A grandi ex attaccanti azzurri, come Ciro Immobile o Lorenzo Insigne, il quale non ha nascosto di voler "tornare ad indossare l'azzurro". Forse non è però esattamente questo il ricambio generazionale cui si deve ambire per rilanciare la nazionale.