CHE ESPERIENZA

Ronny Mengo: la mia esperienza sulla "navicella" Formula E 

Il nostro giornalista in pista a Valencia: tra i consigli dei piloti e la tuta di "Actarus"

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Già solo il fatto di mettersi la tuta (di Actarus, tra l'altro... avete presente Goldrake? No? Googlate!), dicevamo: già solo il fatto di mettere la tuta, il balaclava, il casco professionale, guanti, scarpette e hans è sempre un'emozione. Poi ti arrampichi sopra l'halo (la protezione sopra il cockpit) scivoli dentro, ti schiacciano la cassa toracica con le cinture (fino a quando non riesci più a fare un respiro lungo) e siamo pronti. È tutto stretto, gambe appaiate e alte, spalle incassate, gomiti vicino al petto, volantino, figata. Nessun rumore, per il momento. Un click al paddle destro dietro il volante con il freno giù (piede sinistro ovviamente), nessun rumore. Lasci il freno, delicato sull'acceleratore, si muove. Si va. 

Esci dal box e realizzi che la percezione delle dimensioni è un problema. Non vedi là in fondo, andrai un po' a caso indovinando dove finisce l'ala, gli specchi sono due rettangolini minimi, la Formula E è "tanta". Esci dalla pit lane e si può andare. Mi viene subito in mente la telefonata della sera prima con Luca Filippi. Gli chiedi due dritte e lui: "Senti la macchina, il non rumore, goditi il miagolìo delle gomme, il fruscio dell'aria, ogni singolo grano d'asfalto". Tutto vero. È una navicella spaziale. Ti sembra di fluttuare a 10 cm da terra. Il sibilo cresce, eccome. Un caccia. Lei sta. Osi e sta. La prima a sinistra tieni tutto giù, flat out, ti avevano detto i piloti, Jev, Da Costa, Werlhein. Sì, però... Il primo passaggio ciao, col cacchio che tengo giù, è una sinistra lunga e bastarda. Il secondo giro invece sì.

Ti forzi, vai contronatura (contro quel briciolo di lucidità che ti dice ok ora frena) e ti butti dentro con il destro maledettamente giù. Ma sì, chi se ne frega. E lei è incollata. Fanno male le braccia a tenere lo sterzo a sinistra mentre la forza G ti porta a destra, ma la tieni, pensi ai piloti che lo fanno per un'ora di fila, pensi a quelli che dicono il motorsport non è fisico, poveri. Poi ci provi sempre di più: staccare sempre più in là, sfruttare i cordoli, ta-ta-ta-ta, dei gradini che ti fanno sballonzolare e sentire il rumore della carrozzeria, del carbonio, il telaio. Tutto in viva voce.

Esci dalle curve, non pesti il gas sennò ti giri di sovrasterzo, accarezzi all'inizio e solo nella seconda parte (quando sei dritto) pesti secco il destro. L'accelerazione è super divertente, ti inchioda allo schienale, quando pensi non ce ne sia più ce n'è ancora. Uiiiiiiiiiiii. Tanto che sei già alla curva successiva, tieni giù, più di quanto faresti, solo all'ultimo lasci l'acceleratore e tiri un calcio al freno. Un calcio sì: il pedale è duro, praticamente non va giù, ha un'escursione minima, devi andarci cattivo, pestare e lei artiglia, si scompone un po', tende a scodinzolare ma ti aspetta, sta lì e ti chiede dove deve andare. Certo la potenzialità e ben più alta rispetto a quanto vado io, però non stiamo a guardare il capello... Lo sterzo è duro, diretto (l'ho già detto? Boh) ma la cosa ti dà fiducia, bene così. Meglio così.

La simbiosi arriva subito. Ti senti una creatura mitologica, metà uomo metà macchina. Ti godi il rettilineo per il sibilo che ti spinge da dietro e il rumore del vento sulla visiera, il resto una bolla, un cuscinetto spaziotemporale. È cattiva e dolce. Flessuosa e incazzata. Ci prendi definitivamente la mano, di solito è qui che fai il danno: non lo faccio! Stringi i denti, sfrutti tutta la pista (ma come fanno con sto barcone nei circuiti cittadini?!), sul dosso cieco nell'ultima parte tieni spalancato, ormai lo sai. Ooooohhhhp. Effetto montagne russe, il fiato che si spezza per un frame e poi torna. Anche se non è un sedile fatto su misura stai dentro bene, non hai movimenti, nessuno scarto: fondamentale. Quando inchiodi stai lì, non ti sposti in avanti di un millimetro. Quanto è bella. Che divertimento. Torni, metti in folle (ultimo tasto a sinistra), ti spingono in retro nel box. Pilota - elettrico - per un giorno. Wow!

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