FORMULA 1

"Una coltellata al cuore degli appassionati": raso al suolo lo Chalet dell'Eau Rouge, testimone di un pezzo di storia

La demolizione è funzionale all'amliamento degli spazi di fuga all'uscita del tratti più selettivo del tracciato belga... e non solo.

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Chissà se qualche pilota l'ha mai preso come punto di riferimento per affrontare al meglio la temibile compressione dell'Eau Rouge e rilanciarsi sul lungo rettifilo nel quale immette. Non potrà comunque più accadere perché lo storico Chalet posto all'esterno di quella sezione del tracciato di Spa-Francorchamps e prossimo al culmine della salita del Raidillon è stato recentemente demolito per ampliare la via di fuga in uno dei tratti più sfidanti" dell'intero Mondiale di Formula Uno e non solo.

Dallo Chalet dell'Eau Rouge chi ha avuto la fortuna di avervi accesso in occasione di una corsa automobilistica (ed in passato anche motociclistica)  ha potuto assistere alle evoluzioni dei grandi campioni delle quattro ed appunto anche delle due ruote ma anche ad incidenti che in alcuni casi hanno anche avuto esiti fatali: basti citare la morte di Stefan Bellof con la Porsche 956 ufficiale nella 1000 chilometri di Spa-Francorchamps del 1985 oppure quella - molto più recente - di Anthoine Hubert in Formula 2 nel 2019,  in un incidente dal quale lo statunitense Juan Manuel Correa ha impiegato un anno e mezzo per riprendersi e tornare a correre. Oppure quello gravissimo nel quale tre anni fa si fratturò entrambi gli arti inferiori Pietro Fittipaldi che era impegnato nelle prove della Sei Ore WEC riservata ai prototipi.

L'abbattimento dello Chalet - che qualcuno ha definito "una coltellata al cuore per i veri appassionati" - è quindi giustificato da ragioni di sicurezza legate alle prestazioni sempre più estreme raggiunte in special modo dalla Formula Uno m anche dalla realizzazione di una nuova tribuna dotata di cosiddette sale VIP. È ancora vivo il ricordo dell'incidente di Lando Norris con la McLaren alla fine di agosto, ultimo di una serie che - senza spingersi troppo in là nel tempo - per quanto riguarda le monoposto da Gran Premio comprende anche Jacques Villeneuve, Ricardo Zonta, Mika Salo e Alex Zanardi, nelle prove libere del GP del Belgio del 1993.

Il pilota italiano colpì violentemente le barriere proprio in prossimità dello scollinamento del Raidillon sul quale lo Chalet si affaccia: la sua Lotus praticamente "esplose" nell'impatto per poi rimbalzare all'interno del tracciato. Nel tentativo di evitare la McLaren gemella di Michael Andretti (che aveva inchiodato in traiettoria per evitare i detriti rimasti in pista), Ayrton Senna andò in testacoda e si arrestò ad un paio di metri dal relitto della Lotus. Il brasiliano abbandonò la sua monoposto e corse a dare una mano ai soccorritori, inginocchiandosi a fianco dei quello che rimaneva della monoposto e parlando ad Alex. Aveva fatto lo stesso un anno prima sullo stesso circuito con Erik Comas nel velocissimo tratto che riporta verso la zona dei box (dopo Blanchimont), forse addirittura salvandogli la vita.

L'abbattimento dello Chalet non cancella questi ricordi, li consegna invece - e definitivamente - alla storia delle corse.

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