FORMULA 1

Leclerc sul podio in rimonta, Sainz subito ko dalla pole: da Austin un suggerimento per il 2023

Per sfidare il due volte iridato Verstappen, nel 2023 Ferrari (e Mercedes) hanno una sola strada da seguire

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Leclerc sul podio in rimonta, Sainz subito ko dalla pole: da Austin un suggerimento per il 2023 - foto 1
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Il Gran Premio degli Stati Untiti ha emesso l'ultima sentenza: Red Bull (anche) campione del Mondo Costruttori e - da qui in avanti - solo più caccia ai premi di consolazione. L'evidenza dei fatti e l'andamento del quartultimo atto del Mondiale indicano però una via da seguire a tutti i costi (quelli del famigerato Budget Cap!) per chi - Ferrari e Mercedes, nel breve termine - ha l'ambizione ed in un certo senso il dovere di alzare il livello della sfida.

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Red Bull campione nel giorno più difficile: 656 punti contro i 469 della Ferrari, pericolosamente avviata a toccare quota duecento lunghezze: di vantaggio o di ritardo, a seconda dei punti di vista. Lo spunto è quello del Mondiale Costruttori, appunto. La destinazione finale del ragionamento è invece quello riservato ai piloti. Ben più attraente, suggestivo ed indicativo. Non stiamo cercando di essere originali ad ogni costo. La scoperta dell'acqua calda, invece. Ed è proprio per questo che pare più che mai urgente ed inevitabile seguire una via tracciata così chiaramente dalla storia della Formula Uno contemporanea ma anche solo moderna.

Ferrari, ovviamente. Di questo si tratta. Prendiamo per comodità l'albo d'oro del Mondiale degli ultimi dodici anni: quattro titoli iridati di fila per Sebastian Vettel prima del settennato Mercedes: sei titoli per Lewis Hamilton interrotti solo dall'exploit isolato di Nico Rosberg. Ci sta, è la classica eccezione che conferma la regola. Sì ma quale regola? Quella che - mettendoci dentro naturalmente anche l'uno-due recentissimo di Max Verstappen - vuole il titolo preda di squadre che al loro interno hanno eletto una prima guida senza discussioni. È la storia della Formula Uno, il suo eterno dilemma. Caliamolo nel presente e - senza la presunzione della precisione assoluta, ci mancherebbe - vi troviamo una possibile e parziale spiegazione dell'assenza dei piloti della Ferrari dall'albo d'oro del Mondiale dopo Kimi Raikkonen, anno di grazia 2007. Quello della spy story.

Leclerc sul podio in rimonta, Sainz subito ko dalla pole: da Austin un suggerimento per il 2023 - foto 2
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La stagione che si avvicina ai titoli di coda ha messo in evidenza la (necessaria) parità di trattamento tra Charles Leclerc e Carlos Sainz. Certo, il suo titolo-bis Verstappen lo ha vinto anche grazie al salto di qualità che la Red Bull ha messo in pista dopo l'avvio-choc ferrarista: dal punto di vista dello sviluppo, della strategia e della gestione: quella degli pneumatici, perché quella dei due piloti non è mai stata tema di discussione. Il tempo delle scelte però a Maranello non è mai arrivato. Non si è mai puntato chiaramente su Leclerc, vincitore di due dei primi tre GP, in Bahrein ed a Melbourne, tanto che ancora a Silverstone (in piena estate), Sainz ha potuto puntare dritto alla sua prima vittoria. Lo ripetiamo: per quella che è stata l'inerzia del Mondiale, SuperMax avrebbe comunque marciato a tappe forzate ma l'esercizio di queste righe vale come traccia per il futuro.

Per puntare al titolo serve farlo concentrando tutti gli sforzi su un candidato unico, da scegliere subito, sulla base dei risultati della stagione precedente. Ad Austin, Sainz è scattato - male - dalla pole e, pur trovandosi affrontandola in seconda posizione, è stato piuttosto incredibilmente l'unica vittima della "tonnara" di curva uno. Da parte sua, Leclerc ha rimontato a suon di sorpassi di difficoltà crescente ed ha portato a casa un podio che lo rimette davanti a Perez nella caccia al secondo posto finale (i premi di consolazione di cui sopra). Leclerc 267, Perez 265 e Sainz lontano: a quota 202, con la visuale "disturbata" pure dalla sagoma della Mercedes di George Russell (proprio lui!) che lo precede a quota 218.

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I tempi di Senna e Prost sono lontani e lo sono ancora di più quello di Mansell e Piquet. Allora si potevano lasciare due supercampioni liberi di darsele di santa ragione ogni due settimane al volante della stessa supermacchina. Oggi purtroppo no, serve scegliere: in fondo, lo ha fatto la Ferrari stessa, in tempi vincenti e felici:per tutti gli uomini in rosso, tranne che per Rubens Barrichello e per Eddie Irvine, sacrificati all'estro ed alla posizione dominante di Michael Schumacher.

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