FORMULA 1

GP del Messico, per Verstappen ed Hamilton due successi a testa ed una sfida da resa dei conti

Dodici punti separano il leader della classifica generale ed il sette volte iridato alla vigilia del diciottesimo appuntamento iridato.

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Hamilton primo nel 2016 e nel 2019, Verstappen autore della doppietta 2017-2018: il Gran Premio del Messico è cosa loro, almeno nelle edizioni più recenti di una tappa che torna in calendario dopo la cancellazione 2020 e - oltre ad un ruolo possibilmente decisivo nella sfida per il titolo tra l'olandese ed il Re Nero - concede qualche chance di brillare anche alla Ferrari, seconda e quarta con due anni fa con Vettel e Leclerc dopo aver monopolizzato la prima fila!

Pole position e prima fila per il monegasco ed il tedesco (grazie alla penalizzazione di Verstappen),  secondo e quarta piazza appunto al traguardo, con Sebastian secondo nella scia di Lewis Hamilton e Charles Leclerc quarto alle spalle dell'altra "Stella" (allora d'argento) Valtteri Bottas, dopo gara di testa compromessa da un pit stop piuttosto "lento", problema che - a distanza di un paio d'anni - a Maranello costa ancora qualche mal pancia di troppo ed un po' di malumore represso a fatica da parte di Sainz, recentemente bersagliato dalla problematica. Da risolvre a tutti i costi, volendo tentare il colpaccio messicano a distanza da trentuno anni (!) dall'ultimo successo Ferrari firmato da Alain Prost, senza ovviamente dimenticare che il Mondial è tornato a Città del Messico nel 2015 (vittoria di Nico Rosberg con la Mercedes) dopo una pausa di ben ventidue anni: dal 193 al 2014. Unico altro precedente "rosso" con Jacky Ick nel 1970, alla vigilia di un altro "stop" durato dal 1971 al 1985... E già che ci siamo, giusto anche ricordare l'univo successo di un pilota italiano nel GP del Messico: quello di Riccardo Patrese con la Williams-Renault esattamente vent'anni fa...

Il Gran Premio del Messico è però soprattutto il quintultimo appuntamento (o meglio round, vista la tendenza allo scontro a muso duro da Monza in avanti) tra Hamilton e Verstappen. Anche perché in un certo senso i due primattori del Mondiale tornano sulla scena di uno dei primi "episodi" della loro rivalità: un contatto poche centinaia di metri dopo il via che non impedì ad entrambi di continuare ma costrinse il britannico a sudare più del previsto per contenere il ritorno finale di Vettel e costrinse l'olandese (autore della pole ma retrocesso di tre posizioni per averla messa a segno in regime di bandiere gialle) ad accontentarsi della sesta piazza finale alle spalle del compagno di squadra Albon. Senza peraltro necessità di scambio di posizioni, visto che nel 2019 (a proposito di compagni di squadra) l'unico "avversario" di Hamilton sulla strada del suo sesto titolo titolo era Bottas che - con il suo terzo posto - riuscì... nell'impresa di rinviare la festa di Lewis!

Tutta un'altra storia quest'anno, naturalmente. La caccia del'eptacampione from Stevenage si è parecchio complicata nel recente GP degli USA, causa superperformance texana del suo giovane rivale olandese. Se ad Austin Verstappen ha raddoppiato il proprio vantaggio (ora di dodici punti: 287,5 a 275,5), Lewis è tutt'altro che disposto a lasciare. Alle rispettive ambizioni serve però una prestazione ad altissimo livello e con tutti i rischi connessi all'operazione, soprattutto pensando ai precedenti: quelli recenti ma anche le ruotate di due anni fa proprio ai duemiladuecento metri di quota della megalopoli massicana.

 

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