Dopo la doppietta nel GP del Bahrein, la Scuderia di Maranello è chiamata a giocare a carte scoperte nella sfida con Red Bull (e Mercedes).
di Stefano Gatti© Getty Images
A dodici anni...luce (nel senso che allora a Sakhir si correva alla luce del sole) dall'ultima doppietta rossa in Bahrein e nella prova d'esordio del mondiale, la Ferrari torna appunto a fare uno-due. Leclerc e Sainz come Alonso e Massa insomma. E se il due volte campione del mondo spagnolo è ancora in pista e "lotta con noi", le connessioni con il 2010 si estendono a Lewis Hamilton: ieri come dodici anni fa testimone diretto del podio ferrarista. Terzo come allora ed oggi più di allora motivato a sfidare le Rosse e la Red Bull che una dozzina d'anni fa vinse con Vettel il primo di quattro titoli iridati di fila e che quest'anno punta al bis con Verstappen, anche se alla "prima" i Tori hanno clamorosamente steccato.
Sono tutti già in viaggio per l'Arabia Saudita. Non c'è tempo per festeggiare e ancora meno per capire gli errori commessi, studiare le contromosse, porre rimedio ai passi falsi.
Certo, il tracciato della Corniche di Jeddah poco (anzi nulla) ha a che fare con Sakhir. Un circuito cittadino anomalo: con tutti i muretti e le reti al posto giusto (si fa per dire) ma velocità da impianto permanente. Un bel rebus, un azzardo bello e buono. Per chi ha fatto bottino pieno a Sakhir, per chi ha raccolto certamente più del meritato, per chi ha fatto un buco nell'acqua. La Corniche stessa è stata riveduta e corretta nei suoi punti più critici ma resta un salto nel buio (si corre di nuovo sotto i riflettori), suscettibile di sparigliare subito le carte rispetto all'esordio stagionale.
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Non avremo ancora dati assolutamente certi: per quelli occorrerà aspettare i due appuntamenti del mese di aprile: l'Albert Park di Melbourne (che domenica 10 aprile torna nel Mondiale dopo tre anni e dopo due dalla partenza falsa" del 2020, GP abortito per pandemia) e l'Enzo e Dino Ferrari di Imola che - domenica 24 - segnerà l'inizio della prima fase europea del Mondiale. A proposito di Imola, state pur certi che non sono solo le ragioni del cuore a far spendere sogni di gloria romagnola a Mattia Binotto, come è avvenuto nelle prime dichiarazioni dopo-gara rilasciate dal Team Principal di Maranello nella notte del Bahrein.
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Il quarto appuntamento del Mondiale infatti è - già a ruote ferme (o meglio, di nuovo ferme) - un primo spartiacque iridato: tra chi potrà puntare al Mondiale e chi no. Con un variante non da poco, dalle parti di Maranello, molto più accattivante ed insidiosa rispetto a McLaren e Red Bull. Si perchè se Verstappen è punta unica "per nascita" e difficilmente Russell potrà spostare in tempi così brevi gli equilibri in casa Mercedes, nel garage rosso la gara di casa potrebbe già assegnare ruoli precisi e distinti tra Leclerc e Sainz. Diversamente, crediamo, non si può nemmeno provare a sfidare ed a maggior ragione battere Verstappen oppure Hamilton.
Jeddah, Melbourne e la stessa Imola quindi alla stregua di altrettante "finali" tra il monegasco ed il madrileno, con buona pace del pure importantissimo spirito di squadra. Se la Ferrari è da Mondiale, come tutti speriamo dopo Sakhir, inevitabilmente può esserlo solo puntando molto presto (un mese o giù di lì, appunto) su uno solo dei suoi cavallini. La sensazione (scontata dopo il GP del Bahrein!), è quella "antica" che Charles sia provvisto di un talento superiore, che le "secche" delle ultime due stagioni (il 2020 soprattutto) avevano mortificato e che ora invece il passaggio ad un diverso livello tende ad esaltare. Quando ci si esibisce... dalle parti della perfezione, insomma, la finezza si autoesalta ed emerge incontrovertibilmente (salvo imprevisti esterni, si capisce).
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Dalla sua, Sainz ha forse una corazza più spessa, una volontà altrettanto ferrea, un rigore personale se possibile più severo. Fa bene, Carlos, a stringere subito i tempi per il rinnovo del suo contratto. Fa bene ad essere realista e lungimirante e più ancora ad essere inflessibile con se stesso. Con il lavoro, e con un paio di colpi s disposizione prima di Imola, magari anche con una spinta della buona sorte, lo spagnolo può tentare di riequilibrare il confronto interno, per sua stessa ammissione perso ad ongi livello a Sakhir. Semplificando all'estremo, tra lui e Charles c'era... Verstappen. Mica filosfofia spicciola: Verstappen!
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La scadenza imolese, a nostro avviso, resta. Eccome se resta. In un certo senso, quell'arrivederci ad Imola confidato ieri da Binotto... al mondo, può essere letto come un messaggio molto più privato e mirato. Ed anche se così non fosse, potrebbe o dovrebbe diventare presto una chiara linea-guida del primo scorcio di stagione. A maggior ragione se il livello di eccellenza già toccato dalla F1-75 in Bahrein dovesse essere confermato a Jeddah.
Dodici anni fa, dopo il successo all'esordio con la Ferrari, Alonso vinse altri quattro GP (Massa nemmeno uno: chi vuol intendere, intenda) ed arrivò alla resa dei conti finale di Abu Dhabi in testa alla classifica generale, ma perse la sfida iridata con Vettel (256 punti a 252), sostanzialmente quando rimase a lungo bloccato dietro alla Renault di Petrov. Ma il russo ha lasciato il Mondiale da tempo "immemore" (nel senso che ci siamo serenamente scordati di lui) ed il suo connazionale Mazepin... pure, anche se nel caso del moscovita solo da pochi giorni.
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