Dietrofront dell'ex pilota e top manager statunitense davanti alle aumentate richieste economiche del proprietario della Sauber.
di Stefano Gatti
La trattativa tra Michael Andretti e la compagnia svedese Islero Investments proprietaria della Sauber - approdata la scorsa settimana ad una stretta decisiva ed apparentemente positiva - si è invece verosimilmente arenata di fronte all'aumento delle richieste economiche del titolare della Sauber Finn Rausing, praticamente raddoppiate rispetto agli iniziali trecento milioni di dollari: cifra iperbolica davanti alla quale il 59enne figlio di Mario Andretti avrebbe gettato la spugna.
Sembra proprio che anche nel 2022 (e con due GP nordamericani in calendario - Miami si aggiunge ad Austin) , l'unico team a stelle e strisce del Mondiale sarà quello - a capitali russi - di Gene Haas per il quale guidano attualmente Mick Schumcher e Nikita Mazepin, già confermati per la prossima stagione. Insomma, un "treno" - quello dell'interesse crescente del mercato nordamericano per la Formula Uno - sul quale Michael Andretti non riesce a saltare. Per il momento almeno, allo stato attuale delle cose.
Proprietario della Sauber, che gestisce l'attività di Alfa Romeo in Formula Uno, Finn Rausing ha richiesto ad Andretti un'ulteriore esborso di 50 milioni di dollari all'anno (anticipati!) per cinque anni, come garanzia di poter far fronte alla gestione in pista del team (rispettando il Budget Cap) nel caso Alfa Romeo non riuscisse a garantire le sponsorizzazioni necessarie. Di fatto, un raddoppio dell'impegno economico (300 milioni) precedentemente richiesto ad Andretti per rilevare le quote di maggioranza (l'ottanta per cento) di Islero Investments
Al netto di eventuali ed improbabili colpi di scena, la fine della candidatura americana (e dei sogni mondiale del giovanissimo Colton Herta, pupillo di Andretti) sposta di nuovo il focus del team sulla pista cinese, quella che consentirebbe automaticamente a Guanyou Zhou di affiancare Valtteri Bottas nel 2022. Con buona pace di Antonio Giovinazzi che non sembra poter trarre alcun giovamento dal cambio di rotta e di prospettiva. Ma questo lo si era già capito dalla freddezza con la quale il pilota italiano viene trattato da un paio di GP (come minimo) a questa parte, a dispetto delle discrete performances recenti di Antonio, specialmente in qualifica