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LA CONFESSIONE

Francesco Totti non perdona Luciano Spalletti: "Nel 2016 venne alla Roma per farmi smettere"

L'ex capitano giallorosso ha ripercorso la vicenda che lo ha portato al ritiro: "Era uno Spalletti opposto al 2005"

16 Ott 2025 - 22:35

Nonostante passino gli anni, Francesco Totti rimane sempre sulle proprie convinzioni. I vari tentativi di riappacificazione con Luciano Spalletti non sono serviti a nulla e, ora che la Roma è alla guida della Serie A, torna a tuonare sull'ex commissario tecnico dell'Italia e sulle cause del ritiro dal mondo del calcio giocato.

"Spalletti nel 2016 arrivò alla Roma per farmi smettere, assecondato dalla società. Con lui ogni volta c’erano problemi, nei miei confronti era uno Spalletti opposto rispetto a quello del 2005. Lui forse è convinto che io lo abbia fatto allontanare prendendo al suo posto Ranieri, ma non è vero: la dirigenza convocò me e altri giocatori per chiederci chi volessimo tra Mancini, Ranieri e altri - ha spiegato Totti in una puntata di Prime Sport -. Sul mio addio, fu la società a dirmi che dovevo smettere: un giorno vennero a casa a dirmi che avrei giocato l’ultimo derby. Io non sono stupido, sapevo che prima o poi avrei dovuto smettere ma mi sentivo ancora bene di gambe e di testa. Forse in quell’occasione mi ha deluso più la Roma rispetto a Spalletti, secondo me davo fastidio. Avevo detto che avrei giocato pure gratis, per la Roma avrei dato tutto”.

Proprio l'idea di dare tutto per la Roma ha spinto Totti a rifiutare nel corso degli anni una serie di proposte allettanti, provenienti sia dall'estero che dall'Italia. Una scelta di cuore che forse non è stata completamente ripagata come sottolineato dall'ex capitano giallorosso: "Oltre al Real Madrid ho ricevuto una maxi offerta in Mls negli Stati Uniti, e prima della partita d’addio mi chiamò anche Mihajlovic per andare al Torino. Ma non avrei mai potuto accettare di vestire un’altra maglia, non mi sono pentito. La mia scelta è sempre stata Roma o Roma, da subito ho pensato: qua sono nato e qua muoio. Sarà difficile trovare un altro personaggio che farà quello che ho fatto io con la mia gente e la mia maglia - ha aggiunto Totti -. Quando ho smesso di giocare mi sentivo senza terra sotto i piedi. Per tre settimane ho pianto tutti i giorni. Ero spaventato, sentivo un’atmosfera paurosa, ero freddo con tutti. Rileggevo in bagno la lettera di addio e piangevo, pensavo a come erano volati quei 25 anni. Ero convinto che avrei fatto una partita di addio, ma dopo le emozioni di quel giorno all’Olimpico ho capito che non ci sarebbe potuto essere un altro addio al calcio e alla Roma. Quel giorno per me è stato come un distaccamento tra madre e figlio”.

Il Pupone ha infine parlato anche dello Scudetto del 2001 e quel trionfo che probabilmente non scambierebbe con nulla, nemmeno con il Mondiale conquistato con l'Italia. Un sogno che a distanza di quasi venticinque anni potrebbe ripetersi sotto la guida di Gian Piero Gasperini: "Non ho vinto uno scudetto, ho vinto lo Scudetto con la mia maglia, perché la maglia della Roma è disegnata su di me. Vincere Mondiale e scudetto sono due sogni che ogni giocatore vuole realizzare: per me il primo era lo scudetto con la Roma. Qualcuno dirà che sono pazzo, ma lo metto un gradino sopra - ha concluso Totti -. Ranieri è l’unico che può spiegare ai giocatori il valore di questa maglia, ma da quando è arrivato non l’ho mai sentito. Gasp? Sono sicuro che mi sarei trovato bene con lui. Ora? E chi je la fa…"