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L'INTERVISTA

De Siervo: "Milan-Como a Perth, ci siamo quasi. Quello di Allegri e Rabiot è un piccolo problema"

L'amministratore delegato della Lega Serie A: "Se si vuole diventare una Lega internazionale si deve avere il coraggio di fare scelte impopolari"

di Marco Mugnaioli
28 Ott 2025 - 10:12

Milan-Como in Australia (prevista per il prossimo 7/8 febbraio a Perth) continua a far discutere e l'amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ne ha parlato in una lunga intervista a “Cronache di spogliatoio” per provare a spegnere le polemiche innescate anche dalle parole di Mike Maignan e Adrien Rabiot, che non hanno nascosto le proprie perplessità proprio come hanno fatto i due allenatori, Massimiliano Allegri e Cesc Fabregas.

“Se chiedi a un atleta se vuole fare 20 ore di aereo per giocare una partita di calcio del proprio campionato, dirà evidentemente che è una follia - ha detto De Siervo - Se lo chiedi a un allenatore che si gioca lo scudetto o l'accesso in Champions League, anche lui proverà a resistere. Se lo chiedi alla gente, nessuno vuole rinunciare alla possibilità di andare allo stadio. Però qui si tratta di capire se vogliamo l'uovo oggi o la gallina domani. Chi sviluppa una property sportiva ha l'obbligo di pensare a 5-10 anni e dobbiamo fare né più né meno quello che hanno fatto da sempre le grandi leghe americane. Se si vuole diventare una Lega internazionale si deve avere il coraggio di fare scelte impopolari che non partano dall'ascolto della pancia dei tifosi o dei giocatori che hanno un interesse a piccolo o medio termine”.

"CI SIAMO QUASI, LA FIFA NON PUÒ IMPEDIRLO"
“Una gara di Serie A su 380 è un sacrificio piccolo. Stiamo parlando dello 0,26% delle nostre gare che si disputerebbe dall'altra parte del mondo. Per disputare una partita all'estero servono, allo stato attuale, 7 autorizzazioni diverse. La Lega Serie A, in questo momento, all'interno di un percorso stabilito dalle regole attuali, ha raggiunto 5/7 delle autorizzazioni. Si sono dichiarate d'accordo le due squadre: il Milan e il Como. In Italia si sono dichiarate d'accordo 20 squadre su 20, non come in Spagna, in cui c'è stata una dinamica di contrapposizione interna. Qui tutti sono stati d'accordo, ha votato il Consiglio federale della FIGC e abbiamo ottenuto anche l'ok della confederazione europea, ovvero della UEFA. Abbiamo ottenuto anche l'ok della Federazione australiana e siamo in attesa del responso di quella che è la Confederazione asiatica, che dovrebbe esprimersi a giorni. Dopodiché l'ultima autorizzazione necessaria è quella della FIFA di Gianni Infantino, che dovrà per ultima, in qualche modo, determinare la questione. Dal punto di vista tecnico, da un'analisi profonda, non esistono motivazioni per impedire lo svolgimento di questa gara, perché se si leggono con attenzione i risultati anche della sentenza della Superlega, evidentemente gli organismi del calcio, in particolare nel caso dell'Italia, la FIFA e la UEFA hanno una serie di diritti, ma anche di doveri, nel senso che non possono impedire che si svolgano determinati aspetti che non sono vietati. In questo senso questa partita, che oggi tutti vivono come un elemento di rottura rispetto al sistema, probabilmente tra cinque anni verrà vissuta come un pallido ricordo, perché questa cosa sarà stata sdoganata”. 

 "ALLEGRI E RABIOT? PROBLEMI PICCOLI"
"Io credo che nessuno volesse farci giocare questa partita, né la FIFA né la UEFA. Ma noi siamo persone che rispettano le regole e riteniamo di avere il diritto di farlo. E quindi è molto difficile per queste istituzioni trovare un'argomentazione tecnica per dire di no. Se analizzate il caso spagnolo, l'argomentazione non è tecnica. Lì si è usata una tecnica dilatoria: far perdere tempo fino ad arrivare così a ridosso dell'evento da non renderlo più attuabile. E questo è uno dei rischi che abbiamo. Ma quello che noi dobbiamo fare è avere chiaro l'obiettivo strategico. Oggi parliamo di una cosa piccola come la partita Milan-Como, in realtà gli scenari e le sfide internazionali sono molto più variegati e complessi, ma oggi siamo qua per quello. Su quello dobbiamo cercare di insistere in maniera corretta, seguendo le procedure. Riteniamo che possa essere detto di sì e che questa cosa possa portare un vantaggio, è un'opportunità per la Lega Serie A. Un'opportunità per tutto il sistema italiano di aziende che è lì, che usa questo come soft power del Paese. Questo al tifoso può interessare meno, ma il fatto di essere orgogliosamente italiani e legati al nostro calcio… A tutti noi quando viaggiamo viene chiesto del nostro calcio e quanto soffriamo oggi il fatto che siamo fuori dai Mondiali da tanti anni. Ma siamo agganciati ai risultati delle squadre italiane. Il fatto che siano conosciute, il fatto che ci siano campioni internazionali del calibro di Pulisic è un elemento fondamentale. Per esempio, quello degli USA è un altro mercato strategico potenziale. Se noi ragioniamo sempre sull'oggi, semplicemente sul piccolo problema che può generare con tutto rispetto ad Allegri o a Rabiot prendere un volo, questo è un peccato, è un peccato mortale”.

"L'AVEVAMO CHIESTO ANCHE ALL'INTER"
“Noi non vogliamo stravolgere l'equilibrio del calcio, siamo tutti come voi, appassionati di questo sport, ma non si deve confondere il romanticismo come un blocco rispetto a quello che è lo sviluppo del mondo. Il calcio, e lo dimostra perfettamente quello che sta succedendo con la Lega francese, se non è capace di innovarsi e conquistare dei pubblici, perde determinate risorse e quindi muore. Nessuno fa mente locale sul fatto che non esiste più il calcio in cui i soldi piovono dall'alto o su come non esista una persona generosa che investe centinaia di milioni, senza in realtà avere un riscontro. Abbiamo il calcio che ci meritiamo, che siamo capaci di mantenere e di sostenere. Noi non andiamo in Australia per soldi, non è questo il punto, è sbagliato. Chiaro che servano anche quelli per pagare i costi incrementati, per sopperire alla mancanza di incassi in quel giorno dello stadio di San Siro, ma non è quella la motivazione, questo è un errore, guardare il dito e non la luna. Noi cercheremo di andare in Australia, ripeto se ci sarà concesso, solo perché lì esiste una comunità di persone che non ha meno dignità dei tifosi della Curva Sud di vedere il Milan, anzi più la relazione è a distanza e più deve essere coltivata, e quindi il Milan, che peraltro è una squadra che ha giocato già due volte a Perth - sia nell'estate appena conclusa che in quella precedente ed è da lì che è nata questa opportunità - e che ci ha condotto in West Australia con questa chance. Tra l'altro, questa forse è una notizia che può interessare, l'offerta arriva non soltanto per il Milan, ma anche per l'Inter, cogliendo quello che per loro poteva essere un'opportunità, ovvero la chiusura di San Siro, e hanno pensato di ospitare entrambe le squadre meneghine. Ma l'Inter, per motivi organizzativi, questa opportunità l’ha declinata mentre il Milan l'ha accolta con entusiasmo, invitandoci ad approfondirla”.