LE PAROLE

Arbitri, Rocchi: "Folle pensare a un rifiuto di andare al Var"

Il designatore dei fischietti di A e B parla anche del mancato rosso a Handanovic: "È un episodio soggettivo, va lasciato all'interpretazione dell'arbitro in campo"

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Gianluca Rocchi interviene in prima persona sulle polemiche arbitrali degli ultimi giorni e sull'utilizzo del Var: "Sarebbe folle solo pensare che un arbitro si rifiuti di andare al Var, se lo scoprissi quell'arbitro non arbitrerebbe più - la netta presa di posizione del designatore dei fischietti di Serie A e Serie B -. È impossibile si rifiuti di andare al monitor, sarebbe scorretto. Essendoci però stati episodi in cui la soggettività era la parte principale, bisogna accettare il fatto che l'arbitro la valuti diversamente rispetto alla maggioranza delle persone". A proposito di questo, Rocchi è anche tornato sul mancato rosso a Handanovic in Sassuolo-Inter: "È soggettivo, va lasciato all'interpretazione dell'arbitro in campo".

Rocchi, intervenuto alla presentazione della nuova Var Room centralizzata, ha anche parlato del metro di giudizio sull'assegnazione dei calci di rigore: "Sui rigori abbiamo chiesto di tenere una soglia molto alta, vogliamo rigori molto molto seri. Se un arbitro che va spesso al Var viene penalizzato da noi? Se ci va e non cambia una decisione che è da correggere viene penalizzato due volte. Certo, se si perde due rigori non avrà il massimo dei voti, ma se ci va e li corregge avrà comunque una buona valutazione. Se di quei due uno decide comunque di non darlo diventa una prestazione molto negativa".

TRENTALANGE: "FAR PARLARE GLI ARBITRI DOPO LE PARTITE È UN OBIETTIVO"

Alla conferenza è intervenuto anche il presidente dell'Aia, Alfredo Trentalange, che è tornato su un tema del quale si discute da tempo: "Far parlare gli arbitri dopo le partite? È uno degli obiettivi, in un clima di serenità e non di polemiche. Ci hanno provato molti paesi, qualche esperimento lo abbiamo fatto. Credo che sia un percorso graduale, ma deve essere un obiettivo per tutti. Siamo bravi ad arbitrare e meno a comunicare, certamente conosciamo i nostri limiti, ma anche l'interlocutore deve essere una persona di un certo tipo". Il capo dei fischietti ha anche parlato del giovane collega aggredito con un pugno al volto durante un match di Prima Categoria in Piemonte, episodio costato 5 anni di squalifica all'ormai ex allenatore del Carpignano, autore del gesto violento: "Se ritengo giusta la sanzione? Non credo sia importante, anche se vorremmo una maggiore rigidità. Quello che vorrei è un salto culturale. Il ragazzo dopo una settimana voleva tornare ad arbitrare, è diventato uno spot positivo".

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