SDOTTORATE

Sdottorate: il fallimento di Cairo e Ibra lo sborone

Quindici anni di flop in granata e un grande atleta di 39 anni che non può però essere un Superuomo...

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Venghino siori, venghino alla lotta per lo scudetto: c'è posto solo per i vip. E i vip dell'italico pallone sono le tre Grandi Metropolitane, quelle con le maglie a strisce. In ordine di scudetti Juventus (36), Inter e Milan (18). Se vogliamo invece metterle in ordine di Coppe Campioni/Champions League ecco Milan (7), Inter (3) e Juventus (2). In ordine di punti dopo le prime 13 giornate (dunque a più di un terzo del cammino); Milan (31), Inter (30) e Juventus (27). Lotta tricolore finalmente avvincente, così come entusiasma quella per il trono del gol: comanda con 12 reti Cristiano Ronaldo (che nelle sue due precedenti stagioni non ha peraltro mai vinto la classifica cannonieri: Quagliarella primo nel 2018-19, Immobile dei record nel 2019-20). Seguono il portoghese: Lukaku (11), Ibrahimovic (10), Belotti (9) e Immobile (8). 

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POSTICIPO - Il Napoli perde a Roma e si chiama fuori dalla lotta scudetto. Anche una sentenza che ribalti il 3-0 Juve a tavolino della partita mai giocata non darebbe grandi chances tricolore per una squadra comunque costruita per centrare la qualificazione Champions. Il 2-0 Lazio rilancia le ambizioni europee dei biancocelesti. Curiosità (da consegnare eventualmente a un bel chissenefrega): la sfida tra i due portieri Reina e Ospina, entrambi con il numero 25 sulle spalle. Milan-Lazio e Napoli-Torino gli esami di fine anno per Simone Inzaghi e Rino Gattuso.

SBORONE - Nella prova d'applausi del Milan corsaro a Reggio Emilia la copertina se la prende con il suo gol-lampo-da-record il portoghese Leao: riserva della riserva, si può dire, visto che in casa del Sassuolo parte titolare da centravanti dopo il forfait di Ibrahimovic e quello del vice-Ibra Rebic. A proposito di Ibra. Ci stupiamo di chi... si stupisce. Ha 39 anni, in questa stagione è stato fermato a fine settembre dal coronavirus (4 partite saltate), a fine novembre dallo stiramento alla coscia sinistra (sette partite saltate) e adesso da un problema muscolare al polpaccio sinistro (out con il Sassuolo e presumibilmente per altre 5 partite di campionato e una di Coppa Italia). Ibra è un super cannoniere e un super atleta ma non un Superuomo. E, anzi, fare lo "sborone" (sbruffone, in slang bolognese) non gli ha portato granché bene. Dopo l'infortunio alla coscia dello scorso 22 novembre e una prognosi che prevedeva per lui uno stop di almeno tre settimane aveva infatti dichiarato in una intervista: "Macchè tre settimane... Tra una o al massimo due sarò di nuovo in campo." Mal gliene incolse... Del resto Ibra è uno che quando sta bene vuole giocare sempre senza riposare mai. In campionato prima dello stop del San Paolo non aveva saltato neppure un minuto. Al massimo esce dopo un'oretta nelle più insulse partite di Europa League (tipo contro il Lille) e si arrabbia pure... Ecco, se imparasse a gestirsi un po' meglio magari avrebbe qualche infortunio in meno.

SBADIGLI - Alzi la mano chi è riuscito a non abbioccarsi (orario post prandiale, peraltro...) nel primo tempo di Inter-Spezia. Poi, nella ripresa, i "numeri" dei singoli regalano ai nerazzurri la risicata vittoria e tre punti d'oro. Ma se i punti stanno arrivando finalmente con grande continuità (leggi striscia di vittorie consecutive arrivata a quota sei), lo spettacolo della banda Conte continua a essere modesto anzichenò. Eppure molti vedono proprio nell'Inter la grande favorita per lo scudetto. Anche perchè baciata dalla fortuna: contro il Napoli, per esempio, meritava di perdere, poteva già essere felice di pareggiare e si è ritrovata invece vittoriosa. Della serie, quando le ciambelle riescono con il buco.

ABBRACCIO - Significativo l'abbraccio a fine partita di Ilicic con Gasperini. Lo sloveno aveva cominciato dalla panchina la sfida contro la Roma. Il Gasp butta dentro il 72 all'inizio della ripresa sullo 0-1 al posto di Pessina e Ilicic ripaga la scelta del tecnico: assist, a Zapata per il pareggio, assist a Gosens per il sorpasso, perla per il definitivo 4-1. Anche Ilicic era stato trascinato dalle voci di spogliatoio nella fronda anti-Gasperini. Evidentemente il suo comportamento è stato diverso rispetto a quello del Papu Gomez e si è meritato un reintegro a pieno titolo. Il Papu invece pensa alla sua dance, ad attaccare Gasperini sui social, a cantare l'inno della Juve e a scambiarsi maglietta ed effusioni con Federico Chiesa (uno dei grandi "nemici" del tecnico atalantino, che lo ha spesso accusato di essere un cascatore antisportivo). Difficile, con comportamenti del genere, riuscire a ricucire lo strappo. Con l'allenatore e, più in generale, con l'ambiente.

FALLIMENTO - Il 2020 del Torino (sportivamente orribile) si chiuderà mercoledì al Diego Armando Maradona, a casa Napoli. Sarà la 35esima partita di un anno solare dai numeri granata imbarazzanti: solo 6 vittorie su 34 gare, una sulle 13 disputate in questo torneo. Colpevoli? Tanti, ma soprattutto uno. Che di nome fa Urbano e di cognome Cairo. Il presidente che in estate ha avuto la (bella) idea di scegliere in panchina Marco Giampaolo, vero maestro di calcio che però per insegnare il suo "verbo pallonaro" ha bisogno soprattutto di due elementi: un regista "basso" (tipo Torreira nella sua prima Samp) e un trequartista (tipo Ramirez nella sua ultima Samp). Ebbene, Cairo e il suo braccio destro dirigenziale Davide Vagnati non gli hanno preso nè l'uno nè l'altro. E così il Toro arranca, ha anche una bella dose di sfortuna e si ritrova in piena zona retrocessione. Chissà se a gennaio il duo Cairo-Vagnati saprà (vorrà?) correre ai ripari. Intanto, facciamo un breve ripassino dei 15 e passa anni di gestione cairota. Tre parole per la sintesi della sintesi: mai una gioia. Risultato top in campionato: settimo posto, conquistato nel 2013-14 e nel 2018-19. Con qualificazione ai Preliminari di Europa League solo grazie alle disavventure finanziarie rispettivamente di Parma e Milan. E così risulta anche "drogato" il risultato in Europa League del 2014-15 (eliminazione agli ottavi contro lo Zenit dopo aver vinto in casa dell'Athletic Bilbao). Ci si consola con il derby, l'arma vincente del Toro anni Settanta e Ottanta? Ecco i numeri: partite giocate 23, vittorie... una. Non male per uno che il Torino nel settembre 2005 lo aveva rilevato dai "lodisti" (lasciandolo quindi fallire...) pagandolo suppergiù 300mila euro. Il prezzo di un bilocale semicentrale ristrutturato, magari con un bel mutuo a tasso quasi zero.

VIOLA APPASSITA - Sta un po' meglio (giusto un po'...) la Fiorentina, squadra gemellata del Toro. Anche se da quando è arrivato Cesare Prandelli in panchina la situazione se possibile è peggiorata rispetto alla gestione Iachini. Con il tecnico marchigiano, 8 punti in 7 partite. Con l'ex ct azzurro 3 punti in 6 gare. E la cosa più inquietante riguarda l'attacco: in sei incontri di campionato la Fiorentina targata Prandelli ha segnato la miseria di tre gol, di cui due su rigore (entrambi con Vlahovic) e uno al minuto 98 con Milenkovic, un difensore. Quasi incredibile per una squadra che negli ultimi 25 anni ha visto transitare bomber di razza del calibro di Batistuta, Chiesa, Toni, Mutu e Gilardino. E per un allenatore che ai tempi degli Europei 2012 aveva fatto ricredere il mondo sull'assioma Italia-catenaccio.     

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