SDOTTORATE

Sarri il piangina e Max il presuntuoso

La rubrica settimanale del nostro Matteo Dotto

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L’uomo della settimana si chiama Andrea Sottil, per lo storico poker rifilato dalla sua Udinese alla Roma di Mourinho. E questa sera potrebbe esserci un uomo solo (meglio, una squadra sola) al comando: l’Atalanta di Gasperini che, battendo il Monza, staccherebbe tutte in vetta alla classifica. Una giornata, la quinta, che ha regalato il più bel derby milanese degli ultimi anni e che ha messo in (cattiva) luce due allenatori di nome e di prestigio: Sarri e Allegri.

Maurizio Sarri è un maestro di calcio. Solitamente le sue squadre riempiono gli occhi e ogni tanto vincono. È successo alla Juventus (scudetto 2020, dove in verità si era visto poco il timbro del suo calcio), è successo al Chelsea (Europa League 2019), non è successo al Napoli (neanche una coppetta ma uno scudetto perso per metà in hotel guardando la Juve in tv battere l’Inter a San Siro con l’aiutino di Orsato e per metà a Firenze sotto i colpi del Cholito Simeone). Sempre più spesso però Sarri fa il polemico nei dopo partita (e anche durante…) attaccandosi a errori arbitrali veri o presunti. Sabato sera la sua Lazio è stata surclassata dal “suo” ex Napoli rimediando una meritata sconfitta nonostante un gol di Zaccagni dopo soli 4 minuti avesse messo in discesa la partita. L’analisi post partita di Sarri è stata tutta o quasi incentrata sull’arbitraggio di Sozza. Soprattutto per un calcio di rigore (contatto Mario Rui vs Lazzari) che rientra nell’ambito dell’opinabile: fifty-fifty, si poteva dare come non dare. A differenza di quello che, appena qualche giorno prima, l’arbitro di Sampdoria-Lazio (Aureliano) aveva clamorosamente negato ai blucerchiati dopo l’evidente (e falloso) contatto tra Marusic e Quagliarella. Ma nelle interviste di Marassi il tecnico della Lazio si è guardato bene dal giudicare l’operato arbitrale…

Massimiliano Allegri è quel che si dice un gran gestore: le sue squadre raramente giocano bene ma spesso vincono (meglio, vincevano…). Al netto di coppe e supercoppe tricolori, con la Juventus nella sua prima vita bianconera 5 scudetti in fila e due finali Champions (nel 2015 persa contro il Barcellona di Messi e Neymar dopo aver eliminato il galattico Real di Cristiano Ronaldo e Benzema e nel 2017 persa contro il galattico Real di Cristiano Ronaldo e Benzema dopo aver eliminato il Barcellona di Messi e Neymar). L’Allegri-2 è stato invece finora a dir poco deludente. Nel gioco e nei risultati (lo scorso anno manco lo straccio di una coppetta…). Quest’anno poi la società ha finalmente lavorato bene sul mercato cedendo i pesi morti e mettendo a disposizione di Allegri due centrocampisti del valore mondiale come Pogba (convalescente dall’infortunio) e Paredes, il miglior difensore dello scorso campionato (Bremer) e il migliore della B (Gatti), il miglior esterno della Bundesliga (Kostic), un fuoriclasse sia pur stagionato come Di Maria e un centravanti di rincalzo come Milik destinato a fare la riserva di Vlahovic, comprato a gennaio a peso d’oro. Ecco, con un organico del genere l’allenatore di siffatta squadra non può nelle dichiarazioni della vigilia temere la trasferta di Marassi per questioni “ambientali” o in quelle post essere soddisfatto… per non aver preso gol. Perché di questa Juve imbattuta nessun tifoso bianconero può ragionevolmente essere entusiasta.
 

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