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Non annaspa solo l'Italia: Germania, è crisi profonda per la Mannschaft

Per uno Spalletti che arriva, un Hansi Flick che va via: l'allenatore tedesco è a un passo dall'esonero

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Non annaspa solo l'Italia: Germania, è crisi profonda per la Mannschaft - foto 1
© Getty Images

Era il 13 luglio 2014, al 113' minuto della finale del Mondiale brasiliano Mario Götze realizzava la rete che regalava il quarto mondiale alla Germania contro l'Argentina. In quel momento il movimento tedesco sembrava lanciatissimo verso anni stellari. I 10 anni successivi, invece, sono stati una doccia gelatissima per la Germania: nessun trofeo, giovani quasi tutti flop, nessun cambio alla generazione d'oro, scontri interni allo spogliatoio e tanti addii prematuri dei leader storici. La sconfitta di ieri 1-4 in casa con il Giappone ha praticamente posto fino al regno di Hansi Flick come ct: sarà probabilmente esonerato in giornata. 

Tutto il movimento si è definitivamente rivoltato contro la nazionale, con alcune colonne storiche che hanno attaccato direttamente il calcio tedesco. Lothar Matthäus, uno che non le manda a dire, ha dichiarato: "So cosa è accaduto negli ultimi mesi all'interno della Dfb. Non molti erano convinti di continuare con Flick. Rudi Völler lo era. Ma dubito che si possa continuare con lui. Sento spesso dire ai giocatori che il tecnico va sostenuto, ma qualcosa non quadra. Ha perso la loro fiducia, ha perso quel credito che si era guadagnato al Bayern. Qualcosa è successo. E penso anche che le parole dei giocatori non siano del tutto veritiere, perché dicono che sono in debito con Flick, ma perché allora da mesi non gli danno nulla? Credo che i rapporti interpersonali non siano come vengono descritti."

Le parole di Matthäus hanno toccato un punto fondamentale: i problemi della Germania nascono dai continui scontri interni alla Federazione. C'è da anni una lotta intestina per la leadership tra numerosi poteri diversi, che influenza anche la gestione di tutto il resto del movimento. Scontri a cui partecipano anche gli stessi giocatori, che rivestono una importanza fondamentale nelle decisioni e nella gestione della Nazionale maggiore. Sarebbe però miope non riconoscere come ci siano evidentissimi errori anche nella gestione delle giovanili e nella cura dei talenti tedeschi da promuovere. L'unico vero fenomeno uscito negli ultimi anni è Jamal Musiala, classe 2003 del Bayern Monaco. Ci sarebbe Florian Wirtz, ma sta cercando di ritrovare sè stesso dopo la rottura del crociato.

Proprio il Bayern Monaco, per molti in Germania, rappresenta un problema: il dominio tirannico sulla Bundesliga dei bavaresi è ritenuto dannosissimo per tutto il calcio nazionale perché rappresenta una sorta di buco nero che risucchia ogni giocatore di qualità prodotto da altre squadre. Basti pensare che al 2013 il Borussia Dortmund finalista di Champions contro lo stesso Bayern aveva sostanzialmente cinque vere stelle: Götze, Reus, Lewandowski, Gundogan e Hummels. Tre di queste, come è noto, sono finite direttamente tra le fila dei biancorossi. Götze, addirittura, giocò la finale 2013 da giocatore dei gialloneri con un contratto già firmato con l'altra finalista. Lewandowski ci andò a parametro zero, Hummels pagato 38 milioni.

C'è inoltre da segnalare una particolare tendenza dei migliori giocatori tedeschi: esordiscono molto presto, anche a 16-17 anni, e concludono la carriera ad alto livello a 32-33 anni lasciando anche la nazionale. Toni Kroos, classe 1990, ha per esempio detto addio alla Mannschaft nel 2021 ad appena 31 anni, così come lo storico capitano Lahm che lasciò a 31 anni dopo la vittoria del Mondiale 2014. Una tendenza che priva la Germania di colonne dello spogliatoio e di leadership mentale e caratteriale: a conti fatti, della Coppa del mondo brasiliana, restano oggi solo Neuer e Muller. Ricambio generazionale positivo si, ma quando a lasciare sono giocatori ancora freschi e con tanti anni davanti il danno può essere gravissimo.

Tornando alla situazione attuale, Hansi Flick non ha comunque intenzione di mollare: "Io resto qui a combattere, siamo qui e dobbiamo continuare a lottare" ha dichiarato. La sua posizione è comunque molto traballante, e potrebbero arrivare decisioni nelle prossime ore. Su di lui aleggia l'ombra di Julian Nagelsmann, ma non ci sono ancora certezze. La Germania comunque non è a rischio qualificazione per gli Europei 2024, perché è paese ospitante: tra le tante notizie negative di un periodo nerissimo, c'è anche quella positiva di un torneo da ospitanti che potrebbe rilanciare uno dei movimenti più prolifici della storia del calcio. I tempi di Lineker e del "si gioca 90 minuti e alla fine vincono i tedeschi" sembrano lontani, ma le radici sono comunque solide benché non ci siano stati frutti dopo la gioia di 9 anni fa. 

 

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